Redazionale
Eni Award da Mattarella: premiata la ricerca per la transizione energetica
Dopo 11 mila candidature, la nuova edizione del premio targato Eni torna a dare lustro alla comunità scientifica internazionale, riconoscendo il valore di studi e sperimentazioni svolti in tutto il mondo per favorire lo sviluppo sostenibile, oltre al talento dei giovani ricercatori e l'innovatività di tre start up
Progettare e far funzionare edifici con emissioni zero. Stabilire i livelli delle microplastiche per valutare la qualità dell’acqua nei fiumi e nei laghi del Kenya. Sviluppare tecnologie per raffreddare i pannelli fotovoltaici. Sperimentare nuovi modi per trattare le acque reflue separandole da quelle pulite. E’ quello che studiano giovani talenti dell’Africa a cui l’Eni Award dedica una particolare sezione del premio dal 2017. Quest’anno i riconoscimenti sono stati assegnati a Favour Agbajor ed a Nomthandazo Precious Sibiya della Durban University of Technology (Sud Africa), a Petra Kienyiy Chui della Egerton University del Kenya e a Lakhdar Hamidatou della Ecole Nationale Polytechnique de Constantine (Algeria). Tutti e quattro riceveranno una borsa di studio che permetterà loro di frequentare un corso di dottorato presso prestigiosi atenei italiani e di sviluppare le idee innovative elaborate nelle tesi della laurea magistrale conseguita nei paesi di origine. L’istituzione del Premio Eni per giovani ricercatori dall’Africa è la testimonianza delle speranze riposte nel contributo alla transizione energetica che anche da questo continente in grande evoluzione potrà arrivare. Da quando è nato, l’Eni Award ha visto partecipare noti scienziati come Craig Venter, che ha individuato la sequenziazione del genoma umano, Gérard Férey, grande ricercatore francese scomparso al quale si devono i passi in avanti che sono stati fatti nella chimica dei solidi e dei materiali, l’italiano Emiliano Mutti, uno dei padri della geologia moderna. Infine Giorgio Parisi e Klaus Hasselmann, insigniti del Premio Nobel per la Fisica 2021 (Parisi ha fatto anche parte della commissione scientifica dell’Eni Award).
La transizione energetica può diventare un obiettivo raggiungibile grazie soprattutto alla ricerca scientifica e tecnologica. Il lavoro di scienziati e giovani ricercatori sta, infatti, aprendo prospettive inimmaginabili fino a qualche tempo fa per la produzione di energie rinnovabili, la cattura e la trasformazione delle emissioni di anidride carbonica, la riduzione dell’impatto ambientale dei combustibili fossili e il risparmio energetico. Per questo l’Eni Award, premio che vanta oltre 11 mila candidature da quand’è nato, nel 2008, e che ha visto alternarsi sei premi Nobel nella commissione scientifica, è considerato un punto di riferimento nella comunità scientifica internazionale. Anche quest’anno (edizione 2024) sono stati assegnati, durante la cerimonia di martedì scorso al Quirinale a cui hanno partecipato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il presidente e l’amministratore delegato di Eni, rispettivamente Giuseppe Zafarana e Claudio Descalzi, i riconoscimenti per studi e sperimentazioni svolti in tutto il mondo per favorire lo sviluppo sostenibile. Descalzi ha sottolineato l’importanza della ricerca “che però per svilupparsi ha bisogno di continuità” e ha aggiunto che l’industria in Europa si sta riducendo a favore del terziario e anche per questo “bisogna trovare i presupposti per una nuova industria con meno emissioni investendo nei processi e nella ricerca”.
Ma ecco i premiati: Marc Fontecave del College de France, nonché membro dell’Accademia francese delle scienze dal 2005, è risultato vincitore per la sezione Transizione energetica. La sua ricerca punta a sfruttare la C02 catturata da fonti quali centrali elettriche, cementifici e acciaierie oppure dall’atmosfera come fonte alternativa di carbonio per la produzione di composti di elevato interesse industriale. Nam-Gyu Park della Sungkyunkwan University della Corea del Sud (premiato per la sezione Frontiere dell’energia) è il pioniere di studi su nuovi tipi di celle fotovoltaiche (realizzate con perovskite, un materiale con particolari proprietà) che possono determinare una rivoluzione nell’energia solare. Tali celle, infatti, possono aumentare in modo significativo la capacità di conversione dei pannelli e di mantenerne più a lungo l’effetto. Proprio questi studi hanno posizionato il professor Park come scienziato di punta in questo settore e potenziale candidato al Premio Nobel. Ma la transizione passa anche attraverso la riduzione dell’impatto ambientale che può avere lo smaltimento di alcuni tipi di rifiuti. Così, per la sezione Soluzioni ambientali avanzate, il premio è stato assegnato a Holger Braunschweig della Julius-Maximilians-Universitat Wurzburg in Germania, il quale ha trovato il modo per utilizzare alcuni elementi leggeri come il boro al posto di metalli pesanti tossici complessi da gestire nei processi di smaltimento. Questa scoperta permette di evitare costose fasi di purificazione che producono rifiuti e di risparmiare notevoli quantità di energia prevendo anche problemi ambientali e sanitari associati ai metalli tossici.
Quando si parla di ricerca, però, è inevitabile riferirsi alle nuove generazioni che in futuro faranno la differenza nella transizione verso le rinnovabili. E, dunque, per la categoria Giovane ricercatore dell’anno l’Eni Award, che vuole anche valorizzare chi ha studiato in Italia conseguendo i dottorati di ricerca in università italiane, è andato a Elvira Spatolisano del Politecnico di Milano e a Stefano Toso dell’Università Cattolica (in collaborazione con l’Istituto italiano di Tecnologia. Spatolisano ha condotto uno studio per valorizzare un composto come l’idrogeno solforato, presente nel gas naturale, combustibile cruciale nella transizione, trasformandolo da rifiuto tossico in prodotti ad alto valore aggiunto come fertilizzanti o idrogeno. Toso, invece, ha studiato una nuova classe di semiconduttori per sviluppare nanomateriali che possono trovare applicazione in campo fotovoltaico nonché in settori emergenti come l’informatica quantistica. Ricerca, innovazione e promozione di nuova imprenditorialità sono anche tra i pilastri intorno a cui il gruppo Eni sta costruendo la sua strategia di transizione energetica. Per questo l’Eni Award ha selezionato e premiato i progetti più innovativi sviluppati da suoi ricercatori ed esperti, anche in collaborazione con centri di ricerca esterni, per la produzione di bio-olii e di stoccaggio di energia termica. E’ stata, inoltre, assegnata la Menzione speciale “Eni Joule Entrepreneurship” a tre start up che si sono distinte per innovatività e sostenibilità: HBI di Bolzano, Sly di Catanzaro e RarEarth di Milano.