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il colloquio

Il problema delle rinnovabili non è il nucleare ma il nuovo Nimby

Maria Carla Sicilia

"Non c'è nessun pregiudizio verso l'atomo ma nel frattempo dobbiamo mettere al centro le rinnovabili", dice il portavoce dell'Alleanza per il fotovoltaico, Filippo Fontana. Dalla Sardegna ai vincoli sui terreni agricoli: "La transizione non si può fare a colpi di Tar: il governo chiarisca la sua visione"

Non c’è un problema di competizione tra le rinnovabili e il nucleare, il problema semmai è quello di mettere i produttori di energia rinnovabile nelle condizioni di poter costruire gli impianti. A sostenerlo sono alcune delle imprese del fotovoltaico impegnate in Italia e raggruppate nell’Alleanza per il fotovoltaico. “Il sistema elettrico va verso una crescita dei consumi guidato da diversi driver, come la mobilità e i data center necessari a sostenere l’uso dell’intelligenza artificiale. In questo scenario – dice al Foglio il portavoce Filippo Fontana – nel lunghissimo periodo le rinnovabili da sole non basteranno e il nucleare ci pare una tecnologia capace di garantire un carico di energia base necessario e fondamentale per non dipendere dalle fonti fossili”. La precisazione ha un suo rilievo, all’interno di un dibattito in cui spesso si sostiene che il rilancio del nucleare da parte del governo vada nella direzione di ridimensionare la crescita delle rinnovabili.

Secondo Fontana non è questo il problema, anche perché l’iniziativa guidata dal ministro Gilberto Pichetto Fratin è ancora in fase preliminare e per l’eventuale entrata in funzione dei piccoli reattori modulari di cui si dibatte occorreranno molti anni. “La tecnologia nucleare di cui parliamo oggi in Italia non è ancora disponibile. Anche il ministero dell’Ambiente dice che ci vorrà almeno il 2033 e questo vuol dire che qualora si decidesse di andare fino in fondo, come noi auspichiamo, la produzione non inizierà prima del 2045. Nel frattempo, se vogliamo seguire la strada della decarbonizzazione, c’è un percorso da affrontare che deve mettere al centro le rinnovabili”. Un percorso a ostacoli se consideriamo i criteri per le aree idonee, il quasi bando della Sardegna e il decreto sul fotovoltaico in agricoltura sostenuto dal ministro Francesco Lollobrigida. “La transizione energetica non può diventare una transizione giuridica a colpi di Tar – dice Fontana – e per evitarlo serve una volontà chiara del governo che si traduca in regole con meno margine di interpretazione. L’applicazione in senso restrittivo del decreto sulle aree idonee in Sardegna dimostra che il provvedimento lascia troppo spazio alle regioni, che così possono approvare divieti tout court attraverso una serie di vincoli burocratici e finanziari, rendendo impossibile lo sviluppo delle rinnovabili”.

La possibilità che altre giunte regionali seguano l’esempio è concreta. “Speriamo che il governo intervenga al più presto. L’aspetto principale è chiarire che i decreti non possono essere retroattivi, così che tutti i progetti presentati prima dell’entrata in vigore delle nuove aree idonee seguano le regole precedenti”. Un tema che oggi è diventato molto attuale sull’isola governata da Alessandra Todde. “Se il decreto sulle aree idonee verrà dichiarato illegittimo, come pare possibile, i titolari degli impianti autorizzati che oggi non possono entrare in produzione andranno risarciti. La Sardegna rischia di pagare caro la politica del no”.
 

  • Maria Carla Sicilia
  • Nata a Cosenza nel 1988, vive a Roma da più di dieci anni. Ogni anno pensa che andrà via dalla città delle buche e del Colosseo, ma finora ha sempre trovato buoni motivi per restare. Uno di questi è il Foglio, dove ha iniziato a lavorare nel 2017. Oggi si occupa del coordinamento del Foglio.it.