Foto LaPresse

Che cosa si chiede dal laboratorio Veneto il nuovo artigianato

Un comparto strategico, in cui l'evoluzione tecnologica ha portato aumenti della produttività senza minare l'abilità manuale. Ma per potenziare il nuovo artigianato occorre agire sull'eccessiva burocrazia, i costi elevati e le numerose complessità legate alla sostenibilità 

Il mondo artigiano, in Veneto ma non solo, sta vivendo una fase di profondo cambiamento determinata da alcuni fattori essenziali: il trend economico, l’innovazione tecnologica e il passaggio generazionale. Una fase, questa, certamente molto delicata che, in molti casi, non viene tenuta in debita considerazione da parte dei soggetti istituzionali competenti al momento dell’assunzione delle decisioni. Sul sistema artigiano, però, poggia, soprattutto nel Veneto, buona parte del sistema economico e occupazionale e, in molti casi, basti pensare al simbolico caso di Venezia, costituisce l’ultimo baluardo a difesa dalla costruzione di una monocultura turistica.


La Cna del Veneto, in questi anni, sta lavorando per sostenere tutta la categoria, ma anche per consentire, tanto agli stakeholder quanto all’opinione pubblica generalista, una lettura corretta del fenomeno artigiano della nostra regione. Un fenomeno evoluto, tecnologicamente avanzato, rispettoso di sicurezza e ambiente, molto distante da quelle forzature caricaturali che, purtroppo, vorrebbero l’imprenditore artigiano come un soggetto, diciamo così, “eccessivamente semplice” o nel migliore dei casi come un Mastro Geppetto di grandissimo talento e operante in una bottega polverosa. In realtà negli ultimi decenni, il Veneto ha vissuto una significativa trasformazione nel mercato del lavoro. Dal punto di vista culturale, si è verificato un distacco dal lavoro manuale a favore di quello intellettuale, riducendo notevolmente l’attrattiva delle imprese artigiane tradizionali per le giovani generazioni. Questo cambiamento è stato ulteriormente accentuato dall’uso crescente della tecnologia, che ha trasformato le competenze richieste e le modalità di lavoro. Mentre un tempo le botteghe artigiane erano il luogo del sapere dove si formava il lavoro ed erano il fulcro dell’economia locale, oggi sono i settori ad alta tecnologia a trainare l’occupazione. Questa evoluzione ha portato a una maggiore richiesta di formazione specialistica e a una diversificazione delle opportunità professionali anche nella nostra regione: il nuovo artigiano.


Un’indagine della Camera di Commercio di Venezia e Rovigo del 2023 rivela che il 70 per cento delle imprese artigiane, infatti, ha introdotto almeno una nuova tecnologia negli ultimi cinque anni. L’uso di macchinari automatizzati e software di gestione della produzione ha permesso di aumentare la produttività del 25 per cento e di ridurre i tempi di lavorazione del 15 per cento. Tuttavia, il valore dell’abilità manuale rimane centrale: la capacità di combinare tradizione e innovazione è ciò che distingue l’artigianato veneto nel mercato globale


Gli indicatori che emergono dall’ultimo report che il Centro Studi Sintesi ha prodotto per Cna Veneto restituisce un panorama socioeconomico certamente non confortante. Il trend dal 2019 indica, infatti – 4 per cento di imprese artigiane, - 8,6 per cento di prestiti alle imprese, + 0,3 per cento di consumi, - 1,1 per cento di occupati, - 3,5 per cento di export e +1,3 per cento di inflazione. Appare evidente come questa tendenza, ormai consolidata in tutte le rilevazioni prodotte, debba essere invertita attraverso un pacchetto di interventi strutturali capaci di impattare, in termini virtuosi, sull’accesso al credito, sull’occupazione, sulla capacità di spesa delle famiglie e su quella di investimento del sistema produttivo.   


Purtroppo molte di queste problematiche, e il ritardo nel produrre le risposte, appaiono determinate, come accennato in premessa, da una mancata comprensione di cosa sia oggi il movimento artigiano italiano e veneto e da una sottovalutazione di quale fase stia attraversando, tra la necessità di cambiamento e lo sfavorevole contesto in cui si opera. Uno degli ostacoli principali è l’eccessiva burocrazia che caratterizza il sistema italiano. Questo rende più difficile per le imprese italiane essere competitive rispetto ai loro omologhi europei, dove spesso i processi sono più snelli e le regolamentazioni meno stringenti. Un esempio emblematico è rappresentato dall’introduzione della patente a crediti per il settore dell’edilizia che non aumenterà certamente la sicurezza ma aggraverà il carico burocratico e quindi i costi aziendali. Altro esempio è rappresentato dai giusti e necessari processi per garantire un approccio produttivo assolutamente sostenibile dal punto di vista ambientale: è evidente a tutti la difficoltà ad adeguarsi a causa della complessità delle procedure e dei costi elevati.   


Convitato di pietra in questo contesto, e in Veneto c’è particolare attesa in questo senso, è l’autonomia differenziata, ma appare necessario compiere una fortissima virata abbandonando il dibattito puramente ideologico per iniziare un confronto tra Regione e mondo produttivo su come questo cambiamento dell’assetto istituzionale possa realmente garantire sviluppo e benessere.

Di più su questi argomenti: