Foto LaPresse

il colloquio

Le quotazioni del caffè sempre più su: la tazzina potrebbe arrivare a 2 euro

Mariarosaria Marchesano

Fra crisi in medio oriente e piogge torrenziali alternate a siccità, il settore pensa a come rigenerare le proprie risorse anche grazie all'economia circolare. Parla Scocchia (illycaffè)

Cristina Scocchia, ad di illycaffé, gruppo da oltre 600 milioni di fatturato, vive praticamente attaccata al monitor che in tempo reale da New York la aggiorna sulle quotazioni del caffè verde, la materia prima usata da tutti i produttori. Sa a quanto è arrivato oggi? A 257 centesimi per libbra, quasi il 90 per cento in più rispetto al 2023 e due volte e mezzo il prezzo del 2020. E’ in atto un aumento senza precedenti causato da piogge torrenziali alternate a periodi di siccità che stanno distruggendo le piantagioni in Brasile e Vietnam: stiamo toccando con mano gli effetti del cambiamento climatico”. 


Ogni azienda oggi si misura con tensioni belliche, protezionismi commerciali, interruzioni delle catene di approvvigionamento, volatilità dei mercati delle materie prime. Ma per il caffè è diverso. Quello che sta succedendo in alcuni paesi del Sudamerica, in cui è concentrata la maggior parte delle coltivazioni del “verde”, rischia non solo di far aumentare il prezzo della tazzina al bar, che potrebbe salire a 2 euro nel giro di breve tempo, ma di avere un forte impatto a livello demografico. “Se non si agisce subito per rallentare il ritmo del cambiamento climatico – dice l’ad di illy – da qui al 2050 la metà dei terreni dove si coltiva il caffè verde non sarà più utilizzabile e questo spingerà milioni di contadini a cercare altri sbocchi. Può voler dire un aumento imprevedibile e ingestibile di flussi migratori verso Europa e Stati Uniti. Ma anche nel più vicino continente africano la situazione non è rosea. “I contadini in Etiopia che lavorano nelle piantagioni sono stimati tra 2 e 5 milioni. Se metà dei terreni non sarà più coltivabile per condizioni atmosferiche avverse, dovremmo prevedere 1-2 milioni di migranti”. In effetti, su un terreno inaridito oppure reso fangoso da continue piogge la pianta del caffè – ma non solo quella – non cresce e così la quantità prodotta si riduce, il prezzo aumenta e la manodopera resta disoccupata. 


Scocchia osserva che chi fa impresa è stanco di sentir parlare del climate change come di un argomento da salotto: “La discussione è diventata troppo filosofica e anche un po’ politicizzata, mentre il problema andrebbe affrontato in termini pratici”. Che cosa vuol dire? “Ad esempio, si può provare a rigenerare le risorse che ancora abbiamo a disposizione, cioè i terreni, con tecniche di economia circolare che possono essere insegnate agli agricoltori. Non si può più aspettare di arrivare a ‘Hiroshima’ parafrasando un motto diffuso nel settore dell’intelligenza artificiale e del machine learning per spiegarne le potenzialità distruttive”. Insomma, prima di arrivare sul bancone del bar, la tazzina di caffè fa il giro del mondo diventando il termometro dei mutamenti in atto. La crisi in medio oriente è tra questi. “Le nostre navi continuano a non poter passare per il Canale di Suez e a circumnavigare l’Africa per arrivare nei porti occidentali con un netto allungamento del tempo dei viaggi e, anche qui, dei costi di produzione. Poi ci sono nuove emergenze, come il blocco dei portuali negli Stati Uniti che rischia di avere ripercussioni anche in Italia. Insomma, c’è tanta complessità in questo business che richiede capacità di reazione e adeguamento delle strategie, ma anche impegno sul piano sociale per migliorare la sostenibilità”. 


Complessità che finora non ha impedito al gruppo triestino presieduto da Andrea Illy di portare avanti i suoi piani di crescita anche a livello globale. “La nostra priorità è l’Italia dove abbiamo di recente stanziato un investimento di 120 milioni per potenziare gli impianti e la logistica: il nostro paese sta reagendo meglio di altri all’incertezza e questo ci ha incoraggiato. Ma puntiamo anche a raddoppiare la quota di mercato negli Stati Uniti portandola alla pari con quella dell’Italia che oggi è del 33 per cento”. Le ricerche di mercato dicono, infatti, che la miscela italiana è sempre più apprezzata e che l’uso dell’espresso si sta diffondendo oltreoceano dove la gente ama la “tazzona” di caffè solubile. Anche Cina e India rappresentano mercati interessanti perché la crescita economica sta producendo una nuova middle class che apprezza il made in Italy sebbene la bevanda preferita resti il tè. Intanto, le previsioni per fine anno di illycaffè confermano il trend di crescita registrato nel primo semestre: il 2024 si chiuderà con un aumento del fatturato ma soprattutto con un incremento della redditività a doppia cifra. E il progetto di andare in Borsa, lo avete accantonato? “Confermo che resta un’opzione possibile per gli azionisti ma non prima del 2026. Con tutta questa incertezza bisogna scegliere il momento giusto per quotarsi”.
 

Di più su questi argomenti: