World Economic Outlook 2024
Ombre sulla crescita, il monito dell'Fmi. Che lima al ribasso le stime del governo
"Inflazione in calo, ma rischi in aumento", dice il capo economista Gourinchas. L'eurozona cresce, ma a rilento. Volano Usa, India e Brasile. Per l’Italia pil in salita dello 0,7 per cento quest’anno e dello 0,8 il prossimo, ma il governo stimava raggiungibile l'1 e l'1,2
Il Fondo monetario internazionale conferma al 3,2 per cento le stime di crescita per l’economia mondiale nel 2024 e 2025. Ma è una crescita bassa, che resterà debole nel medio termine a causa delle tensioni internazionali, dei dazi e dell’alto livello del debito pubblico. "L’inflazione è in calo e l’atterraggio morbido è alla portata, ma i rischi sono in aumento", sottolinea il capo economista Pierre-Olivier Gourinchas. In questo contesto di "alta incertezza", il rapporto annuale dell’Fmi, il World Economic Outlook, appena pubblicato, alza ancora una volta le previsioni per gli Stati Uniti, scommette sulla possibilità che la Germania sfugga alla contrazione del pil quest’anno e indica allo 0,7 per cento la crescita italiana nel 2024 (0,8 per cento nel 2025).
Nell'Eurozona il pil, un po' più debole rispetto alle proiezioni di aprile e luglio 2024, dovrebbe crescere di un modesto 0,8 per cento nel 2024, grazie al miglioramento delle esportazioni, in particolare di beni, e nel 2025 dovrebbe salire ulteriormente all'1,2, grazie al rafforzamento della domanda interna. È quanto si legge nell'ultimo aggiornamento del World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale, secondo cui "l'aumento dei salari reali dovrebbe stimolare i consumi e un graduale allentamento della politica monetaria dovrebbe sostenere gli investimenti".
L'eurozona cresce, ma a rilento
Nell’area dell’euro, sostiene l’Fmi, la crescita sembra aver toccato il punto più basso nel 2023 (0,4 per cento). Per quest’anno si prevede, però, solo un aumento del pil dello 0,8 per cento (meno 0,1 rispetto a luglio), seguito dall’1,2 nel 2025, grazie al rafforzamento della domanda interna. L’aumento dei salari reali dovrebbe incentivare i consumi e il taglio dei tassi dovrebbe sostenere gli investimenti.
I tecnici di Washington sottolineano anche che "la persistente debolezza del settore manifatturiero pesa sulla crescita di paesi come la Germania e l'Italia", nonostante la crescita del prodotto nel nostro paese resti sostanzialmente invariata rispetto alle stime di aprile, con un più 0,7 per cento nel 2024 e un più 0,8 per cento nel 2025. Nel suo aggiornamento, il Fmi conferma così l’asticella per il 2024 e lima al ribasso dello 0,1 quella per il 2025, rispetto alle previsioni di luglio. Il governo giudica invece raggiungibile l'1 per cento in più per quest’anno e una ulteriore spinta al più 1,2 per cento. E non è una consolazione sapere che nel 2024 la Germania farà anche peggio di noi, con una crescita stimata (di poco) sotto lo zero: meno 0,2 punti percentuali rispetto a luglio. Per il 2025 il Fondo stima una crescita tedesca allo 0,8 per cento rispetto all'Outlook di aprile (meno 0,5 punti percentuali). La domanda interna dell'Italia, secondo l'Fmi, dovrebbe infatti beneficiare del Pnrr, mentre la Germania "è messa a dura prova dal consolidamento fiscale e dal forte calo dei prezzi degli immobili"
Stati Uniti, Cina, India e Brasile
Negli Stati Uniti, la crescita prevista per il 2024 è stata corretta ancora al rialzo e sale al 2,8 per cento, lo 0,2 per cento in più rispetto alle previsioni di luglio e lo 0,7 per cento rispetto a gennaio. A ottobre del 2023, la stima era ferma all’1,5 per cento. Investimenti non residenziali e consumi e sono più forti del previsto. L’Fmi prevede che la crescita rallenterà al 2,2 per cento nel 2025, in presenza di un (supposto) inasprimento della politica fiscale e del raffreddamento del mercato del lavoro.
I mali della Cina sono noti: bassa fiducia dei consumatori, invecchiamento della popolazione e soprattutto crisi immobiliare, un fattore di rischio globale. Un ulteriore calo dei prezzi è "plausibile" e potrebbe ridurre ancora fiducia e consumi. Il pil del Dragone crescerà del 4,8 per cento nel 2024 (-0,2% rispetto a luglio), grazie soprattutto a esportazioni più forti del previsto, ma la proiezione sui mercati esteri, se continuerà a essere sostenuta da massicci sussidi, porta con sé il rischio di reazioni più dure da parte di Usa e Ue. Per il 2025, l’Fmi prevede una crescita del 4,5 per cento.
E mentre i Brics si incontrano nel summit di Kazan, in Russia, è interessante constatare come, per il Fondo, l’economia indiana stia tornando verso il suo potenziale di crescita, man mano che si esaurisce la lunga fiammata della domanda post-pandemia. Il pil indiano frena rispetto all’8,2 per cento del 2023, ma resta fuori scala, al 7 per cento nel 2024 e al 6,5 per cento nel 2025. Tra gli altri grandi emergenti, spicca la revisione al rialzo dello 0,9 per cento (rispetto a luglio) per il Brasile nel 2024, con una crescita attesa del 3 per cento (2,2 per cento nel 2025), grazie al rafforzamento di consumi e investimenti privati nella prima metà dell’anno.
Le misure da prendere
Il ritorno dell'inflazione mondiale vicino agli obiettivi delle banche centrali consente di cambiare le politiche per rivitalizzare la crescita dell'economia mondiale. Servono cambiamenti per la politica monetaria, le politiche fiscali e le riforme orientate a stimolare la crescita, dice il capo economista del Fmi. Si tratta di politiche in grado di dare "il tanto necessario respiro macroeconomico, in un momento in cui i rischi e le sfide rimangono elevati".
La prima, la politica monetaria, scrive, è sulla buona strada con le maggiori banche centrali che hanno avviato i tagli dei tassi per muoversi verso una politica monetaria neutrale (è ancora restrittiva) anche se bisognerà restare vigili considerando che l'inflazione nei servizi è ancora alta.
Per le politiche fiscali bisogna stabilizzare il debito e ricostituire i tanto necessari cuscinetti di avanzo primario. Il "sentiero da percorrere è stretto" sostiene l'Outlook: "ritardare il consolidamento aumenta il rischio di aggiustamenti disordinati imposti dal mercato, mentre una svolta eccessivamente brusca verso una stretta fiscale potrebbe essere controproducente e danneggiare l'attività economica".
Il terzo perno delle politiche è rappresentato dalle riforme in grado di stimolare la crescita e alzare la produttività. "Sfortunatamente, le prospettive di crescita per i prossimi cinque anni rimangono poco brillanti, al 3,1 per cento, il tasso più basso degli ultimi decenni". In gran parte riflette le prospettive più deboli della Cina ma anche le prospettive a medio termine di altre regioni, tra cui l'America latina e l'Unione europea, si sono deteriorate.