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L'analisi

Perché i risultati del codice appalti sono un buon punto per Salvini

Giorgio Santilli

Il mercato degli appalti sorprende, i dati incoraggiano e per il segretario della Lega è un risultato. Ci sono alcune migliorie possibili, fra cui trovare un meccanismo automatico di revisione prezzi che copra gli aumenti delle materie prime

Ha ragione Matteo Salvini, contro tutte le cassandre che hanno continuato a ripetere per mesi che nel mercato degli appalti c’era un crollo del 30-40 per cento. Il crollo non c’è, perché confrontare il 2024 (che non ha più la spinta Pnrr) con il 2023 (in piena esplosione dei bandi Pnrr) è ridicolo: il mercato degli appalti continua invece a livelli molto alti, vicini al biennio 2022-2023 e molto al di sopra del livello 2021 pre Pnrr. Ergo: il codice degli appalti firmato dal ministro delle Infrastrutture (anche se scritto dal Consiglio di Stato) funziona. Tutto bene, dunque? Non proprio, perché il mercato ordinario funziona ma è meno trasparente e concorrenziale di prima. E qualche correzione forte nel decreto “correttivo” andato ieri al Consiglio dei ministri c’è, attenuando un po’ la linea “minimalista” che Salvini aveva tenuto finora sulle modifiche al codice.

Ma partiamo dai numeri, ricordando che il codice salviniano è applicato da luglio 2023. Dobbiamo quindi orientare il nostro riflettore sugli ultimi quindici mesi. Nei primi nove mesi del 2024 – i numeri sono tratti dall’ultimo Osservatorio appalti del Cresme – sono andate in gara o appalto diretto opere per 41,6 miliardi contro i 67,3 miliardi dello stesso periodo del 2023 e i 51,6 miliardi del 2022. Nel corso dell’intero anno, però, il 2022 ha avuto un’iniezione di bandi Pnrr per 44 miliardi e il 2023 per 35 miliardi (nei primi sei mesi erano stati 22 miliardi contro i 3,7 miliardi del 2024). Siccome il Pnrr è un fatto straordinario, su cui per altro il nuovo codice non è stato applicato, dobbiamo sottrarre questi numeri delle opere Pnrr (non ancora realizzate ma già appaltate per il 90 per cento) dall’andamento generale per avere una misura del mercato ordinario. Le differenze tra 2024 e biennio precedente si riducono molto, fino quasi ad azzerarsi.

Il Pnrr, inoltre, è stato un traino per tutto il mercato dei lavori pubblici, anche grazie a semplificazioni che hanno agevolato il settore. Per avere un confronto onesto fra il funzionamento del nuovo codice e la disciplina precedente occorre confrontare il 2024, quindi, con l’ultimo anno precedente allo tsunami Pnrr, il 2021. Qui i dati sono clamorosi: in nove mesi il 2024 ha fatto meglio dell’intero 2021 (38,3 miliardi). Se confrontiamo periodi omogenei, gennaio-settembre, il 2024 fa +68 per cento rispetto al 2021 (27,9 miliardi).

Di quale calo parlano Autorità e giornali economici? Il mercato va a gonfie vele e l’avvio del nuovo codice non ha paralizzato il mercato come avevano fatto le precedenti modifiche alla legislazione. Nel giugno 2016, quando entrò in vigore il precedente codice, i bandi pubblicati furono per poche decine di milioni di euro. Gelata totale. Ma, come detto, non tutto va bene. E il ministro Salvini dovrebbe prestare più attenzione al tema della concorrenza. I dati Cresme e Ance concordano nel quantificare intorno al 90 per cento il numero di appalti  affidati senza un bando di gara, con affidamento diretto o procedura negoziata.

Il vero problema del codice Salvini non è quindi la frenata del mercato, che non c’è, ma il fatto che le imprese siano escluse dalla possibilità di concorrere per conquistare gli appalti. Troppe assegnazioni avvengono nel buio delle stanze delle amministrazioni pubbliche (e magari della politica locale). Senza parlare dei grandi player dei settori speciali (energia, acqua, trasporti) che possono affidare gli appalti senza alcuna informazione.

Già la Ue, nella trattativa “preventiva” sulla richiesta di pagamento della quarta rata del Pnrr, ci tenne bloccati tre mesi in attesa che ripristinassimo condizioni di concorrenza adeguate. Poi si accontentò, nel settembre 2023, della soluzione offerta da Salvini con circolare anziché con modifica legislativa. Ieri si è tornati sul tema e Salvini ha confermato la contrarietà a modificare le soglie di legge, ma qualche barlume si è visto con la previsione, sopra una certa soglia, di pubblicare un avviso al mercato. Vedremo nei giorni prossimi che tipo di correzione sia, se destinata a incidere o meno.

Il codice ha poi altri problemi da risolvere, fra cui trovare un meccanismo automatico di revisione prezzi che copra gli aumenti dei prezzi delle materie prime. Un meccanismo del genere è garanzia che l’opera non si fermi o non rallenti in attesa di nuovi accordi fra stazione appaltante e appaltatore. E’ un sistema applicato in tutti paesi europei e, con il nuovo codice, reintrodotto anche in Italia. Ma ora bisogna trovare regole di funzionamento adatte. Il correttivo Salvini è una buona occasione per dimostrare che siamo usciti dalla fase delle ideologie e possiamo valutare esclusivamente regole attuative che garantiscano efficienza al mercato.

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