(foto Ansa)

la grana giudiziaria

Perquisiti due dirigenti procuratori di Tim e Ntt Data. L'ipotesi è corruzione aggravata

Mariarosaria Marchesano

La notizia della perquisizione nella sede della società delle telecomunicazioni a Roma ha dato un brusco scossone al titolo che ha perso oltre il 2 per cento. Ma la reazione della compagnia ha contribuito a ridurre il danno in una fase in cui l'umore degli investitori è positivo

Non ci voleva proprio la grana giudiziaria per Tim che, dopo la vendita della rete fissa e la cessione ben avviata dei cavi sottomarini di Sparkle, sta provando a costruirsi un futuro nei servizi di telefonia mobile e come potenziale aggregatore del settore. Oggi, la notizia della perquisizione della sede della società a Roma e dell’esistenza di un’inchiesta giudiziaria a carico dei dirigenti procuratori di Tim e del colosso hi-tech giapponese Ntt Data, sulla base dei rapporti intercorsi tra i due con anche scambi denaro, ha dato un brusco scossone al titolo che ha perso oltre il 2 per cento. Per la verità, la perdita è stata anche contenuta considerando il peso dell’inchiesta, ma la reazione della società guidata da Pietro Labriola, che si è subito dichiarata disponibile per collaborare con gli inquirenti “anche per ricostruire eventuali responsabilità ai danni del gruppo”, ha contribuito a ridurre il danno in una fase in cui l’umore degli investitori su Tim è positivo.

Il fatto che il maxi debito si sia drasticamente ridotto con la vendita della rete fissa e stia diventando via via più sostenibile con la riduzione dei tassi, la prospettiva di incassare le ulteriori somme legate agli “earn out” se si concretizza la fusione tra FiberCo e Open Fiber e la possibilità che si sta aprendo, per volontà del governo Meloni, di contare su un contributo delle tech, sono i principali elementi che inducono il mercato a essere ottimista. Ma è tutto da vedere quali possono essere le conseguenze dell’indagine giudiziaria che ipotizza il reato di corruzione privata, la cui gravità si inasprisce quando dai fatti accertati deriva una distorsione della concorrenza. Si vedrà se per Tim si risolverà tutto in una crisi reputazionale, se ci saranno effetti più pesanti o se riuscirà addirittura a dimostrare di essere parte lesa.

Intanto, l’inchiesta sembra essere collegata all’indagine dei pm capitolini che ha già portato all’arresto dell’ex direttore generale di Sogei, società al 100 per cento del Mef, per corruzione e turbativa d’asta. E quella, sì, che non si sa dove può portare.

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