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Bersani e le tante falsità sul mercato del lavoro dette a DiMartedì

Luciano Capone

Intervistato da un perfido Floris. l’ex segretario del Pd parla dei due anni del governo Meloni e infila una serie di inesattezze. E nessuno lo contraddice

Pier Luigi Bersani è caduto nella trappola di Giovanni Floris. Il conduttore di DiMartedì lo invita e lo fa parlare a briglia sciolta, senza  contraddittorio e senza fact checking, così anche un politico di razza e profondo conoscitore dell’economia italiana come l’ex ministro dell’Industria finisce per dire un mare di sciocchezze. L’ex segretario del Pd è chiamato a fare un bilancio dei due anni di governo Meloni ma quando si trova ad affrontare il mercato del lavoro sembra, con rispetto parlando, Maurizio Landini: infila una serie di affermazioni completamente false, proprio come fa da anni il segretario della Cgil. 

Il perfido Floris non lo corregge e così induce in errore il povero Bersani e con egli i poveri spettatori. “C’è un record del numero di occupati – dice Bersani – è vero, ma abbiamo una riduzione delle ore lavorate. E’ un mercato del lavoro fatto di precarietà”. Non è vero: è falso. I dati dell’Istat mostrano chiaramente che le ore lavorate negli ultimi anni sono aumentate: fatto 100 il valore del 2021, erano a 108 nel 2022 e sono a 116 ora. Bersani poi dice che aumentano sì i lavoratori dipendenti, ma solo perché “l’Istat certifica come occupato uno se ha lavorato un’ora la settimana prima”. A parte che questo metodo è costante negli anni e quindi non spiega una variazione positiva, ma anche questa affermazione conduce a un’implicazione falsa: ovvero che i nuovi occupati siano precari e lavorino poco.  I dati dell’ultimo rapporto dell’Inps dicono il contrario: l’incidenza dei contratti temporanei è scesa dal 16,7 per cento alla vigilia del Covid al 15,3 per cento di maggio 2024. Per giunta sono diminuiti gli assicurati con due o più posizioni e sono aumentati quelli con una sola posizione (quindi con contratti più stabili e a tempo pieno): meno precarietà, quindi.  Inoltre, è aumentata l’intensità occupazionale: nel 2023 ogni assicurato ha lavorato in media 43,1 settimane, in  aumento negli ultimi anni e sopra il dato pre Covid (42,9 nel 2019). Ciò vuol dire che non solo è aumentato il monte ore lavorate per effetto dell’incremento occupazionale (l’opposto di ciò che dice Bersani), ma che sono aumentate anche le ore lavorate pro capite (il contrario di ciò che dice Bersani).

L’ex segretario del Pd, poi, sostiene che è vero che sono aumentati i dipendenti a permanenti ma “aumentano nella fascia prossima alla pensione, essendo diminuito accesso alla pensione” mentre  se si guarda la “fascia giovane” allora si vede che “stiamo bruciando una generazione”. Anche queste considerazioni sono  false. Gli occupati aumentano in tutte le fasce d’età, non solo quelle prossime alla pensione, e – come mostrano i dati dell’Istat – l’incremento è analogo per tutte le generazioni e al netto della componente demografica (quindi anche senza considerare l’invecchiamento della popolazione). Il recente XXIII rapporto  dell’Inps dedica molta attenzione a ciò che è accaduto al mercato del lavoro dei giovani: gli assicurati under 34 sono aumentati, dal 2019 al 2023, di 557 mila unità e “la crescita si è avuta in particolare tra i 18 e i 28 anni”, e ciò nonostante il declino demografico che ha ridotto la popolazione 15-34 anni di 300 mila unità nell’ultimo quinquennio. I giovani se la passano  peggio del resto della popolazione, ma l’Inps segnala che le loro posizioni relative non si sono affatto deteriorate, anzi: “Variazioni maggiori rispetto alle altre classi di età si registrano sia sul numero assoluto, sia sulle retribuzioni”. L’esatto contrario di ciò che afferma  il padre nobile del campo largo, peraltro mentre Giuseppe Conte annuisce in studio.

Secondo Bersani, negli ultimi anni in Italia l’incremento dell’occupazione ci sarebbe stato tra le persone vicine alla pensione e che lavorano un’oretta a settimana. Ma questa, più che la descrizione del mercato del lavoro italiano, è la descrizione occupazionale degli ospiti fissi di DiMartedì. Si spera, per i telespettatori e per correggere Bersani, che Floris ne assuma un altro in grado di contraddire la propaganda con i dati reali.
 

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali