L'analisi
Effetto Trump sulle banche, ma Unicredit si dà un anno per decidere su Commerzbank
Il gruppo bancario di Andrea Orcel sta ancora beneficiando della coda lunga dei tassi Bce oltre che di una gestione operativa orientata all’efficienza. E sembra non essere preoccupato da un possibile peggioramento economico dell’Eurozona
In una giornata molto difficile per le banche europee sulle borse, penalizzate dagli investitori che temono l’effetto Trump su economia e imprese, e di riflesso su tutto il settore del credito, Unicredit ha colto l’occasione dei conti trimestrali per inviare un messaggio su Commerzbank: “Decideremo entro un anno”, ha dichiarato l’amministratore delegato Andrea Orcel nell’incontro con gli analisti. Ora, che per portare a termine la difficile campagna tedesca ci volesse molta pazienza, Orcel lo aveva anticipato fin dal primo giorno. Ma, conoscendo il dinamismo del banchiere d’affari e la sua capacità di agire con rapidità, pochi ci avevano creduto aspettando una mossa in tempi più brevi che mettesse fine al confronto aspro che si è aperto con i vertici di Commerzbank (anche ieri l’ad Bettina Orlopp ha ricordato che l’iniziativa della banca italiana è stata “non amichevole”).
Dentro o fuori. Vendere la quota fino a oggi accumulata in Commerzbank (il 9 per cento comprato in parte sul mercato e in parte dal governo tedesco, che resta secondo azionista, e un altro 11,5 per cento opzionato attraverso strumenti finanziari) oppure andare avanti fino a raggiungere l’obiettivo della fusione paneuropea che tanto consenso ha riscosso ai vertici della Bce e delle istituzioni europee, ma ha indispettito il governo federale di Olaf Scholz. Il problema sta tutto qui per Orcel, il quale, mostrandosi paziente (“Ci vuole tempo per coinvolgere tutti gli stakeholder”), punta a far maturare condizioni di contesto più favorevoli al suo consolidamento sul mercato bancario in Germania, dove Unicredit è già presente attraverso Hypovereinsbank, istituto acquisito qualche anno fa e di cui Orcel oggi rivendica il recupero di redditività ed efficienza, senz’altro maggiore dei risultati raggiunti da Commerzbank.
Quest’ultima, sempre ieri, ha ribadito la sua strategia “stand alone”, molto di moda di questi tempi anche tra le banche che, come quella guidata da Orlopp, fanno meno utili e più crediti deteriorati. Per quanto, infatti, i risultati del terzo trimestre della banca tedesca siano stati superiori alle attese, è evidente che registra un peggioramento della profittabilità che dipende dai maggiori accantonamenti necessari a fronte delle sofferenze aumentate nei bilanci. Ovviamente tutto dipende dal peggioramento delle condizioni dell’economia tedesca, di cui le piccole e medie aziende stanno risentendo. E la situazione potrebbe deteriorarsi se l’impatto delle politiche protezionistiche che Trump metterà in atto colpiranno in modo più acuto la manifattura della locomotiva europea com’è accaduto durante il primo mandato alla Casa Bianca.
Di fronte a questa prospettiva, teorica ma non improbabile, Orcel mantiene la calma sciorinando i suoi risultati record, ancora una volta. Unicredit, infatti, ha chiuso i primi nove mesi del 2024 con utili pari a 7,7 miliardi, in rialzo del 15 per cento su base annua. In più nel terzo trimestre è stata registrata una generazione di capitale pari a 3,5 miliardi che ha ulteriormente rafforzato gli indici patrimoniali nonostante l’impatto degli investimenti strategici, tra i quali anche l’acquisizione della partecipazione in Commerzbank. Insomma Unicredit, come altre banche italiane ed europee, sta ancora beneficiando della coda lunga dei tassi Bce oltre che di una gestione operativa orientata all’efficienza. Certo, il calo dei tassi e un possibile peggioramento economico dell’Eurozona dovuto a restrizioni al commercio potrebbero essere avvertite anche da Unicredit, che però sembra avere messo abbastanza fieno in cascina per prepararsi a tempi più difficili.
Di sicuro, oggi Unicredit è più grande e solida di Commerzbank, di cui Orcel dice di voler “vedere sbloccato il suo potenziale”. Ma alla fine, lancerà o no l’opa per chiudere la partita? Molto dipende da quando arriverà l’ok della Bce alla richiesta di Unicredit di salire al 29,9 per cento, la soglia per lanciare l’offerta pubblica d’acquisto. I canonici 60 giorni si stanno allungando a causa delle svariate richieste di chiarimento pervenute all’Eurotower, come ha chiarito Orcel, deciso ad aspettare questo via libera prima di prendere la decisione definitiva.