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I taxi vogliono il monopolio e pure il surge pricing. Insaziabili

Carlo Stagnaro

il capo dei tassisti romani, Loreno Bittarelli, suggerisce di rispondere alla scarsità di auto alzando i prezzi, quanto meno nelle fasce orarie di maggiore richiesta, senza però aumentare il numero di licenze

Ci sono due modi per razionare un bene scarso: nei paesi socialisti le code, nei paesi capitalisti il sistema dei prezzi. In Italia: entrambi. Nel caso dei taxi, l’Italia ha non solo tariffe relativamente elevate, ma anche un’offerta insufficiente rispetto alla domanda. Questo causa lunghissimi tempi di attesa e, in molti casi, induce i consumatori a rinunciare  e arrangiarsi. Ora i tassisti vorrebbero spingere ulteriormente sui prezzi, introducendo “elementi di flessibilità”. Lo ha proposto il capo dei tassisti romani, Loreno Bittarelli, in un’intervista al Sole 24 Ore: “Lasciare più libertà ai titolari di licenza nella fissazione delle tariffe, per cercare di far incontrare più facilmente domanda e offerta. Basta un acquazzone, la metro che si ferma e la richiesta taxi va a mille”. “E’ impossibile far fronte a questi picchi – aggiunge Bittarelli – se non si cerca di calmierare in qualche modo la domanda facendo leva sul prezzo, come fanno ormai tutti i servizi, dall’energia al trasporto aereo”. Insomma: il modello di riferimento è quello del surge pricing utilizzato da Uber, non a caso esplicitamente richiamata dal presidente di ItTaxi e dell’Unione radiotaxi d’Italia. 

   

In principio l’utilizzo di tariffe dinamiche rende i mercati più efficienti, anche se non sempre i consumatori accettano il principio sottostante. La stessa Uber è stata fortemente contestata, così come è accaduto per la piattaforma TicketMaster nel caso del concerto degli Oasis. La proposta di Bittarelli è dunque giusta di per sé, ma il contesto in cui si cala è sbagliato ed è molto differente da quello in cui operano Uber e TicketMaster. Per rendere accettabile l’una, bisogna modificare anche l’altro. Intanto perché, nel corso degli anni, pure le tariffe taxi sono state più volte adeguate: le richieste di revisioni tariffarie esaminate dall’Autorità dei trasporti sono “più che quadruplicate”. Secondo il Sole 24 Ore, nelle maggiori città italiane, il solo costo iniziale è aumentato tra il 5 e il 16 per cento, con un picco a Roma dove è stato fissato il valore minimo di 9 euro a prescindere dalla durata della corsa. Inoltre, nonostante i pur modesti incrementi programmati nel numero di licenze, le città italiane hanno poche auto bianche e molto costose: a Roma ci sono 2,79 taxi ogni 1.000 abitanti, a Milano 3,60. A Madrid ce ne sono 4,85, a Barcellona 6,49, a Parigi 10. E in molte di queste città opera anche un maggiore numero di Ncc e app, come Uber, che consentono di ottenere un passaggio anche da driver non professionali.

 

Ora, di fronte a questi dati, Bittarelli non si accontenta di vincere: vuole stravincere. E suggerisce di rispondere alla scarsità alzando i prezzi, quanto meno nelle fasce orarie di maggiore richiesta. Solo che lo fa in modo ben strano: raramente, infatti, accade di osservare un venditore lamentarsi della troppa domanda. Il problema è che la scarsità nell’offerta dei taxi non sta scritta nelle stelle, ma nelle norme e nelle scelte concrete dei sindaci. Ora, delle due l’una: o si ritiene (come presumibilmente pensa Bittarelli) che vi sono ragioni di ordine generale, per esempio la tutela dei consumatori o la qualità del servizio, per cui è necessario mantenere un tetto restrittivo all’offerta; oppure si pensa che tale vincolo possa essere allentato o rimosso. Nel primo caso, è buona norma disporre di un meccanismo per calmierare anche i costi della corsa: si tratta di una pratica standard utilizzata per impedire che i monopolisti estraggano, a proprio vantaggio, la rendita di cui godono. Solo nel secondo caso, se cioè si fanno cadere le barriere all’ingresso, allora il tetto alle tariffe diventa un elemento distorsivo e può, anzi dovrebbe, essere eliminato, consentendo ai tassisti di alzare o abbassare i costi della corsa secondo le condizioni reali di domanda e offerta. 

 

Si tratta di uno scambio socialmente vantaggioso, anche perché c’è ampia evidenza sul fatto che l’elasticità della domanda all’offerta è relativamente elevata e quindi un abbassamento dei prezzi (nelle ore di bassa richiesta) potrebbe attirare nuovi passeggeri. La proposta di Bittarelli di liberalizzare le tariffe merita di essere appoggiata, purché contemporaneamente i tassisti accettino di abbattere le barriere all’ingresso e lasciare che sia il mercato a stabilire non solo i prezzi, ma anche la quantità dell’offerta. Per citare Bittarelli: “Lo fanno ormai tutti i servizi, dall’energia al trasporto aereo”.

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