tassi per il futuro

"L'Ue deve guardare avanti, ora basta politica monetaria restrittiva", dice Panetta

Mariarosaria Marchesano

Il governatore della Banca d'Italia: "E’ ora che la Bce torni a una politica monetaria tradizionale portando i tassi su un terreno neutrale o addirittura espansivo". Al governo Meloni: "Modernizzare l'economia per produrre tecnologia e promuovere la concorrenza"

“E’ ora che la Bce torni a una politica monetaria tradizionale portando i tassi su un terreno neutrale o addirittura espansivo, se necessario. E’ ora che  l’Eurozona guardi al futuro”. E’ il messaggio del governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, che nella trasferta milanese di oggi ha tenuto un doppio intervento, all’Università Bocconi e alla Fondazione Pinardi, dove ha parlato anche della mutata percezione nei confronti dell’Italia: “Dieci anni fa l’Italia era l’uomo malato d’Europa – ha osservato rispondendo alla domanda di uno studente – Oggi, se dovessimo definire quale economia vi farebbe pensare al malato d’Europa, probabilmente indicheremmo quella tedesca. Ma non durerà per sempre, le cose cambiano”. Un monito rivolto implicitamente anche al governo Meloni: “Dovremmo davvero impegnarci a modernizzare la nostra economia per produrre tecnologia e promuovere la concorrenza. Dobbiamo completare la lunga lista di riforme”, ha aggiunto Panetta. 

 

In Europa, intanto, bisogna abbandonare la politica monetaria restrittiva: vero è che la vittoria di Trump aggiunge incertezza alle prospettive di inflazione, ma oggi si sa troppo poco su quello che potrebbe essere l’impatto. Si tratta di una riflessione significativa a poche settimane dalla prossima riunione della Banca centrale europea fissata per il 12 dicembre. Uno dei timori che sta aleggiando tra i banchieri centrali di Francoforte, infatti, è che i dazi minacciati dalla nuova amministrazione americana possano generare nuove pressioni inflazionistiche e un deprezzamento dell’euro. Ma siamo proprio sicuri che le cose andranno così? Panetta fa notare che proprio le pressioni inflazionistiche “potrebbero essere compensate dagli effetti recessivi di un calo dei flussi commerciali, da una maggiore incertezza economica e da prezzi delle materie prime più bassi dovuti alla minore attività globale. In questo caso, l’impatto complessivo sull’inflazione nell’area euro potrebbe persino essere negativo a causa di un aumento generalizzato delle tariffe e di un deprezzamento”. Dunque, sembra voler dire il governatore, non è il caso di fasciarsi la testa prima ancora che Trump metta in atto le sue politiche mentre sarebbe doveroso prendere atto che con un’inflazione vicina al target e una domanda interna stagnante, le condizioni monetarie restrittive non sono più necessarie. Anzi, un eventuale taglio dei tassi sotto il livello neutrale del 2 per cento, laddove si presentasse la necessità, non sarebbe per Panetta “una blasfemia”. 

 

Quello su cui bisognerebbe concentrarsi è la lentezza dell’economia reale, come dimostra il fatto che la produzione industriale in tutta l’area euro è ancora sotto i livelli pre pandemia.  “Senza una ripresa sostenuta, l’inflazione rischia di essere spinta ben al di sotto del target – ha sottolineato il numero uno di Palazzo Koch – aprendo uno scenario che per la politica monetaria sarebbe poi difficile da contrastare e che quindi deve essere evitato ”. 

 

E qui, sulla capacità dell’eurosistema di infondere fiducia, si inserisce un’altra considerazione che riguarda il tipo di comunicazione adottato dalla Bce. “Le circostanze eccezionali degli ultimi due anni hanno costretto le banche centrali a dare meno peso alle previsioni e a vivere giorno per giorno (o riunione per riunione). Ora che la situazione sul fronte dell’inflazione si sta normalizzando, la Bce dovrebbe anche normalizzare il modo in cui calibra la sua posizione di politica monetaria, tornando alla tradizione e riconcentrandosi sulla sua funzione di reazione a medio termine”. 

 

In pratica, Panetta suggerisce di ritornare alla cosiddetta “forward guidance”, che vuol dire orientare le aspettative degli investitori su tassi d’interesse e inflazione in modo che possano pianificare le proprie scelte nel lungo periodo. Un approccio abbandonato dalla presidente Christine Lagarde dopo alcuni incidenti di comunicazione che avevano scosso i mercati.  Panetta ammette di avere criticato Lagarde anche apertamente, ma ricorda che la presidente della Bce “ha fatto molte cose buone”. Oltre che riportare l’inflazione al 2 per cento, Lagarde è intervenuta per coordinare la politica monetaria con quella di vigilanza, evitando l’errore commesso nella grande crisi finanziaria quando da una parte si stimolava l’economia con i tassi d’interesse e dall’altra la neo-formata vigilanza europea determinava un aumento dei coefficienti patrimoniali delle banche senza rendersi conto che con quel meccanismo di trasmissione frenava l’economia. 
 

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