Quanto vale per l'Italia il dopo Tavares
Il calo delle vendite, il conflitto al vertice del gruppo sulla strategia del manager, la scelta dell’elettrico
Non si può dire che non fosse nell’aria nonostante le smentite di circostanza. Ma le dimissioni di Carlo Tavares comunicate ieri sera sono comunque una svolta che ha del drammatico. Forse dovevano avvenire prima, cioè prima che la produzione, il valore di borsa, gli utili insomma tutti gli indicatori fondamentali del quarto produttore mondiale di auto scendessero tanto in basso. La notizia (un vero scoop) l’ha data Bloomeberg, l’agenzia racconta che il consiglio di amministrazione si è riunito d’urgenza e ha “accettato le dimissioni” dell’amministratore delegato. Gli azionisti (i primi tre sono la Exor di John Elkann, la famiglia Peugeot e il governo francese attraverso la banca di stato) in realtà avevano già avviato da un paio di mesi la ricerca del successore, anche se lasciavano dire che il manager portoghese sarebbe rimasto fino alla scadenza del suo mandato nel 2026. Ieri a tarda serata non si sapeva se il successore sia già in pista. Sembra di no perché in una nota Stellantis informa che “il processo per la nomina di un nuovo capo azienda è in corso”.
Un processo che è “gestito da un comitato speciale del consiglio e si concluderà entro la prima metà del 2025”. Nel frattempo, sarà istituito un nuovo comitato esecutivo presieduto da John Elkann che assumerà le funzioni prima in capo a Tavares.
Tavares, secondo le indiscrezioni, se ne va perché si è creato un conflitto aperto al vertice del gruppo sulla strategia del manager, in sostanza la scelta di puntare sull’auto elettrica fino in fondo, rinunciando anche a chiedere alla Unione europea un prolungamento della vita delle auto a motore endotermico oltre la deadline del 2035, come invece stanno facendo altri grandi produttori travolti dalla crisi, a cominciare dalla Volkswagen bloccata da quello che i sindacati definiscono il più duro conflitto sociale che mai il colosso di Wolfsburg abbia affrontato. Forse anche questo può aver spinto gli azionisti ad accelerare una svolta ormai matura, e sulla quale molti osservatori stavano già ragionando.
Nel terzo trimestre 2024 Stellantis ha visto calare del 27 per cento i ricavi, a 33 miliardi di euro, a causa di un calo delle consegne e di un mix sfavorevole, nonché dell’impatto dei prezzi e dei cambi. Le consegne consolidate, come era stato anticipato, sono state pari a un milione e 148 mila unità, in calo di 279 mila, pari al 20 per cento rispetto all’anno precedente. La caduta è del 17 per cento in Europa e addirittura del 36 per cento in Nord America. In concreto, 496.000 veicoli immatricolati in Europa da luglio a settembre nel 2024 rispetto ai 599.000 del 2023 (-103.000) e 299.000 venduti negli Usa confrontate con le 470.000 di 12 mesi fa (-171.000). Da giugno ad oggi, il titolo è sceso da 20 a 12 euro.
Vedremo chi sarà il successore, per ora tutto è in mano a John Elkann e anche questa è una decisione nient’affatto usuale che dà il senso del momento drammatico che il gruppo sta attraversando. “Siamo grati a Carlos per il suo impegno costante in questi anni e per il ruolo che ha svolto nella creazione di Stellantis, in aggiunta ai precedenti rilanci di PSA e di Opel, dando avvio al nostro percorso per diventare un leader globale nel settore - afferma il presidente Elkann -. Intendo mettermi subito al lavoro con il nostro nuovo comitato esecutivo ad interim, con il supporto di tutti i nostri colleghi di Stellantis, mentre completiamo il processo di nomina del nuovo ceo. Insieme garantiremo la puntuale attuazione della strategia della Società nell’interesse di lungo termine di Stellantis e di tutti i suoi stakeholders”. Henri de Castries, già gran capo del colosso assicurativo Axa e ora membro indipendente del consiglio di Stellantis ha spiegato che “il successo di Stellantis sin dalla sua creazione si è basato su un perfetto allineamento tra gli azionisti di riferimento, il Consiglio e il ceo. Tuttavia, nelle ultime settimane sono emerse vedute differenti che hanno portato il Consiglio e il ceo alla decisione di oggi”.
Molti si chiedono quanto abbia influito il cambio generazione al vertice della famiglia Peugeot: il quarantenne Edouard è diventato presidente della holding Peugeot Invest che detiene il 7,6 per cento di Stellantis (Exor ha il 14,7 per cento). Sembra che sia proprio lui ad aver puntato i piedi e chiesto una svolta immediata. I suoi rapporti con John Elkann si dice siano molto buoni ed entrambi condividono l’idea di puntare su high tech e su settori diversi dall’auto (Exor è diventato il primo azionista della Philips che, abbandonate le lampadine, punta sulle tecnologie medicali). Ma prima di pensare al futuro si tratta di mettere una pezza ai pasticci presenti.
Ci si attende anche un cambiamento strategico, non l’abbandono dell’elettrico, ma un suo ridimensionamento in attesa che cambi il mercato. In Italia stappano prosecco tutti i nemici di Tavares che per supponenza o insipienza il manager ha moltiplicato, sia nel governo sia tra i sindacati. Ma saranno contenti anche il sindacato della Chrysler, proprio dagli Stati Uniti sono venuti i colpi più duri contro una gestione lontana dalla cultura, dagli interessi, dal modo di fare americano. Tavares non aveva grande esperienza negli Usa e fondamentalmente, a differenza da Sergio Marchionne non conosceva riti e miti di Detroit, anche se da lì arriva circa la metà del giro d’affari di Stellantis. Anche chi canta vittoria, a Roma come a Auburn Hills dovrà fare comunque i conti fino in fondo con una crisi che Tavares non ha saputo affrontare, ma che certo non è stato lui a provocare.