Il mercato del lavoro al contrario di Landini e Bombardieri

Luciano Capone

Due milioni di posti di lavoro in più in quattro anni: un milione sotto Draghi e un milione sotto Meloni. Una crescita costante degli occupati, soprattutto con contratti stabili, contro cui Cgil e Uil hanno risposto con quattro scioperi generali

Prosegue la crescita dell’occupazione. A ottobre 2024, secondo l’ultima rilevazione dell’Istat, ci sono stati 47 mila occupati in più (+0,2%) rispetto al mese precedente, portando il tasso di occupazione al livello record del 62,5%. L’incremento è dovuto principalmente ai nuovi occupati permanenti (+85 mila), a fronte di un calo degli occupati a termine (-60 mila), mentre gli autonomi fanno +21 mila unità. Su base tendenziale, rispetto a ottobre 2023, ci sono +449 mila occupati permanenti e -212 mila a termine, con un saldo di +363 mila occupati (dovuti anche a +127 mila autonomi).

Il quadro del mercato del lavoro mostrato dall’Istat è, quindi, l’opposto di quello dipinto a tinte fosche da Cgil e Uil. Nelle settimane scorse, per giustificare lo sciopero generale e alimentare la “rivolta sociale”, il segretario della Cgil Maurizio Landini ha più volte dichiarato che le cose vanno malissimo: aumenta la precarietà, si riducono le ore lavorate e, basandosi sui dati Istat del solo mese di settembre, l’occupazione è in calo. Tutte affermazioni false e facilmente smentibili.

Sulla cosiddetta “precarietà”, è una tendenza acquisita l’aumento dei posti a tempo indeterminato a fronte di una riduzione dei posti a termine. Sulle ore lavorate, proprio ieri sono usciti i conti economici trimestrali dell’Istat che mostrano per il III trimestre 2024 un aumento delle ore lavorate dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dell’1,5% rispetto allo stesso trimestre del 2023. Sull’occupazione, non solo i dati relativi a ottobre mostrano un incremento che porta gli occupati al livello record di 24,1 milioni, ma l’Istat fa anche una correzione dei dati provvisori di settembre. Lo scorso mese, infatti, era stata registrata una pesante battuta d’arresto: un calo dell’occupazione pari a -63 mila unità a settembre 2024, che aveva riportato l’occupazione sotto la soglia di 24 milioni (23,983 milioni). I dati di ottobre dell’Istat, con la revisione della serie, mostrano ora che a settembre l’occupazione era pari a 24,045 milioni: 62 mila unità in più rispetto alle stime del mese scorso. Praticamente il calo non c’è stato: o meglio, c’è stato in parte solo perché l’Istat ha rivisto al rialzo di circa 40 mila unità anche gli occupati del mese precedente (agosto).

Ma la valutazione sbagliata di Cgil e Uil sui dati sul mercato del lavoro negli ultimi mesi è poca cosa se si allunga lo sguardo agli ultimi anni: l’errore di lettura della fase economica da parte di Landini e Pierpaolo Bombardieri è clamorosa. Da quando si è insediato il governo Meloni (22 ottobre 2022), dopo due anni esatti, in Italia ci sono 850 mila occupati in più, composto da +1 milione permanenti e -250 mila a termine (la differenza è l’aumento di indipendenti). Il celebre “un milione di posti di lavoro” che Silvio Berlusconi prometteva di creare nell’arco di un’intera legislatura, è stato ottenuto negli ultimi due anni ed esclusivamente di contratti stabili. Non è merito solo del governo Meloni.

Questo trend di aumento dell’occupazione prosegue ininterrotto da quattro anni, quando c’era il governo Draghi. Dal gennaio 2021, il punto più basso dopo il Covid con circa 22,1 milioni di occupati, in meno di quattro anni l’occupazione è aumentata di 2 milioni di posti di lavoro. A un ritmo costante di circa 500 mila occupati in più ogni anno. E questo quadriennio, mentre l’occupazione aumentava a colpi di circa 40 mila unità al mese e mezzo milione all’anno, è stato caratterizzato da quattro scioperi generali indetti da Cgil e Uil, prima contro Draghi e poi contro Meloni. La più grande striscia consecutiva di scioperi generali dal Dopoguerra.

Certo, una parte del miglioramento del mercato del lavoro è stato un recupero dopo la profonda recessione causata dalla pandemia, ma oggi ci sono oltre un milione in più di occupati rispetto al 2019. E in ogni caso i sindacati si aspettavano tutt’altro. Quando nel 2021, il governo Draghi annunciò la rimozione del blocco dei licenziamenti che l’Italia – unico paese al mondo – aveva, Landini e Bombardieri annunciarono una catastrofe: da 700 mila a 1 milione di licenziamenti. Non è successo solo il contrario, bensì il doppio del contrario. Non un milione di disoccupati in più, ma due milioni di occupati in più.

Contemporaneamente, prima il governo Draghi e poi soprattutto il governo Meloni hanno fatto un taglio del cuneo fiscale (reso strutturale con questa legge di Bilancio) che è stato superiore alle stesse richieste iniziali dei sindacati: volevano un taglio di 5 punti, la riduzione è stata di 7 punti. La risposta di Landini e Bombardieri è sempre stata: sciopero generale. Per sperare di vedere il mercato crescere ancora così per quattro anni, viene quasi da augurarsi che Cgil e Uil proseguano con la strategia dello sciopero continuo. Non è più una questione di economia, ma di scaramanzia.

 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali