Il caso
La battaglia contro le keybox è un autogol del governo contro la proprietà privata
L’obbligo della presenza fisica agevolerà le agenzie che possono permettersi un receptionist, a discapito dei piccoli proprietari. Se mancano alloggi per i residenti la colpa non è degli affitti brevi, ma di uno stato incapace di garantire il rispetto dei contratti di locazione
Mentre Fratelli d’Italia annuncia la presenza del presidente argentino Milei alla festa di Atreju, e Giorgia Meloni ribadisce l’obiettivo di mandato (“Non disturbare chi vuole fare”), il governo impone un’ulteriore misura sugli affitti brevi. Andando a colpire i proprietari e la libera impresa. Attraverso una circolare firmata dal capo della polizia Vittorio Pisani, voluta e rivendicata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e dal ministro del Turismo Daniele Santanchè, in Italia non si potranno più identificare da remoto gli ospiti di una struttura ricettiva. I titolari, o chi per loro, saranno tenuti a identificare di persona gli ospiti, e non più con documenti inviati per via telematica. Di fatto, anche se non vengono nominati nella circolare, vengono vietati keybox e self check-in: quelle cassettine elettroniche che attraverso un codice consentivano da remoto il rilascio della chiave, senza l’incombenza per il gestore di farsi trovare in sede all’ora dell’arrivo dell’ospite.
Un sistema pratico e comodo che favoriva questo tipo di turismo a vantaggio dei piccoli proprietari. Mentre l’obbligo della presenza fisica agevolerà le agenzie che possono permettersi un receptionist. Inoltre, come hanno notato molte associazioni a difesa di proprietari e turisti, non è vietando le keybox che si affronta il tema della sicurezza e dei grandi flussi nelle città turistiche. Inoltre, in molti casi, queste tecnologie sono integrate con sistemi avanzati di riconoscimento biometrico, che garantiscono sicurezza ed efficienza. I primi a impugnare le asce contro le cassette sono i sindaci schierati a favore dei ministri. Anche quelli di sinistra, come a Firenze e Roma. “La circolare ministeriale che chiarisce il divieto dei check-in a distanza, rendendo di fatto inutile il ricorso a lucchetti e cassettine che deturpano le nostre strade e impediscono controlli di sicurezza adeguati, è una buona notizia per tutti”, ha detto Roberto Gualtieri, primo cittadino della Capitale. E ancora: “Ringrazio il ministro Piantedosi e la ministra Santanchè, ed esprimo il mio apprezzamento per una decisione che auspicavo da tempo. Nelle prossime ore sentirò il Prefetto e il Questore per studiare le modalità di intervento più adatte a capire come rimuovere rapidamente tutti questi sistemi”.
Per il sindaco di Roma Capitale sono le cassette degli affitti brevi a deturpare la città, non l’invasione dei dehors, spazzatura e cinghiali, e cantieri interminabili. Dal Pd favorevole anche l’europarlamentare Dario Nardella, secondo cui “l'esplosione delle keybox nelle città d'arte e turistiche snatura il concetto di accoglienza”. Siamo in pieno luddismo contro la gentrificazione. In mano a chi, a partire dal ministro Santanchè, crede che difendere il turismo significhi difendere la lobby degli albergatori anziché i turisti e i flussi. Del resto imporre vincoli agli alloggi in Italia crea uno svantaggio competitivo a favore dei tanti paesi che non prevedono l’obbligo di riconoscimento de visu. A rompere la trasversalità contro gli affitti brevi è intervenuta la Lega: “La questione della sicurezza non è l’unico tassello di questa complessa problematica. È in gioco anche il diritto alla proprietà e alla gestione autonoma di essa. Chiediamo maggiore attenzione su una misura che rischia di alimentare il nero e di penalizzare ulteriormente il diritto di proprietà di 600.000 piccoli proprietari e l’attività imprenditoriale di 30.000 gestori”.
D’altronde, in Italia ci sono 9,6 milioni di case sfitte, e appena 600 mila adibite ad affitti brevi. Nel 2023, tramite Airbnb hanno generato 7,9 miliardi di euro in termini di valore di produzione e 3,3 miliardi di euro di valore aggiunto. Se mancano alloggi per i residenti la colpa non è degli affitti brevi, ma di uno stato incapace di garantire il rispetto dei contratti di locazione. Le keybox sono l’emblema di flessibilità e autonomia. Piuttosto che imporre burocrazia e limitazioni, si dovrebbe incentivare un sistema che rispetti il diritto di proprietà e valorizzi il turismo. Il futuro richiede soluzioni innovative, non un ritorno alla moquette.