La Bce taglia poco. E la crescita? “Seguire le proposte di Draghi”
Lagarde mantiene un approccio prudente e dipendente dai dati. E’ stato, però, eliminato dallo statement, come hanno notato gli analisti, il riferimento al fatto che la politica monetaria debba restare sufficientemente restrittiva per tutto il tempo necessario a raggiungere il target del 2 per cento
Una riduzione di 100 punti base del costo del denaro da giugno a oggi può bastare per la Banca centrale europea, che non intende esagerare troppo con l’allentamento monetario nonostante i segnali di indebolimento economico, che vengono soprattutto da Francia e Germania (ma anche dall’Italia), suggerirebbero un po’ di coraggio in più. Una sforbiciata da 0,50 è stata discussa nel meeting che si è svolto ieri a Francoforte, come ha ammesso la presidente Christine Lagarde in conferenza stampa, ma poi si è deciso, all’unanimità, di procedere con un quarto di punto. Si è trattato del quarto taglio quest’anno (il terzo di seguito) che porta il livello del tasso di deposito nell’Eurozona al 3 per cento, quelli di riferimento al 3,15 per cento e quelli sulle operazioni di rifinanziamento marginale al 3,40 per cento. “Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi durevolmente sul suo obiettivo del 2 per cento a medio termine", ha detto Lagarde. "Per definire l’orientamento di politica monetaria adeguato, seguirà un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione”.
Nessuna sorpresa, dunque, neanche nella comunicazione poiché la Bce mantiene un approccio prudente e dipendente dai dati. E’ stato, però, eliminato dallo statement, come hanno notato gli analisti, il riferimento al fatto che la politica monetaria debba restare sufficientemente restrittiva per tutto il tempo necessario a raggiungere il target del 2 per cento, frase che ha rappresentato il mantra della Bce degli ultimi due anni. Questo vuol dire che l’Eurotower si sente abbastanza sicura di raggiungere l’obiettivo, ma non che sia pronta a parlare già da adesso di tasso neutrale considerando le incognite che potrebbero derivare dallo scenario globale come i dazi di Trump, tema su cui si capirà qualcosa la prossima primavera.
Del resto, a novembre l’inflazione ha rialzato un po’ la testa, portando la stima per il 2024 al 2,4 per cento mentre la curva è vista in discesa solo nel 2025 (2,1 per cento) e nel 2026 (1,9 per cento). Complessivamente, comunque, il livello dei prezzi dell’Eurozona fluttuerà intorno al 2 per cento, salvo sorprese, accompagnato da una crescita economica abbastanza risicata che la Bce ha rivisto lievemente al ribasso per quest’anno (0,7 per cento) mentre stima all’1,1 per cento per il 2025 e all’1,4 per cento per il 2026.
In realtà, Lagarde non nega che serva una scossa all’economia, ma evidentemente non crede che debba arrivare dalla politica monetaria poiché interpellata sul tema ha risposto che è fondamentale dare seguito alle politiche strutturali per la competitività proposte da Mario Draghi e a quelle per il mercato unico indicate da Enrico Letta.