I meriti e i bisogni, i diritti e i doveri. Il senso della frase sulla società di Thatcher
Di fronte all’insostenibilità finanziaria dello stato sociale, Thatcher ricorda che esistono i diritti e i doveri. Che è poi la versione liberal-conservatrice dell’alleanza fra meriti e bisogni elaborata, nella stessa fase storica, da Martelli sul fronte liberal-socialista
In un’interessante intervista al Corriere della sera, Claudio Martelli torna sull’“alleanza riformista fra il merito e il bisogno”, come il fortunato e celebre titolo dell’intervento che tenne nella conferenza programmatica del Psi a Rimini nel 1982 . Quel discorso indicava la necessità per la sinistra di superare il “dibattito ideologico” e di non “restare fermi nel classismo” unendo “sviluppo ed equità”. E quindi: “Meriti e bisogni”. Martelli e il Psi di Craxi avevano capito che la società stava cambiando profondamente (“negli anni Ottanta si afferma un nuovo individualismo”) e che la socialdemocrazia era in crisi ideale e di sostenibilità finanziaria: lo stato sociale era “troppo costoso” mandando la sinistra occidentale “a sbattere contro i limiti fiscali e monetari”. Così i debiti pubblici e “il gravame degli interessi” hanno reso impossibile “investire nell’innovazione”. Il welfare state ha schiacciato la crescita, e la stagnazione ha prodotto la reazione (o rivoluzione) della destra liberista: “La Thatcher e Reagan, la deregulation e lo stato minimo”. Ricostruzione perfetta.
A un certo punto, però, Martelli affronta i limiti del modello liberista partendo da una celebre frase della Lady di Ferro: “La signora Thatcher diceva: ‘Io non vedo la società, vedo solo gli individui’. Ti sbagli cara, vedi male. La famiglia, come del resto dice la Costituzione, è la società naturale. Natura e società esistono prima degli individui”.
Ecco, verrebbe da dire a Martelli: Ti sbagli, caro. Non per le sue convinzioni, ma sulla celebre citazione della premier britannica che viene ripetuta come un mantra da decenni. Perché la frase della Thatcher, rilasciata in un’intervista del 1987, era molto più lunga e aveva un significato ben diverso da quello comunemente attribuito. Di questo se n’è più volte rammaricata la stessa Thatcher, anche nella sua autobiografia, non riconoscendosi in quella frase mozzata. “Non citano mai il resto”. E il resto diceva: “Ci sono uomini e donne singoli, e ci sono le famiglie. Nessun governo può fare nulla se non attraverso le persone, e le persone devono guardare prima a se stesse. E’ nostro dovere prenderci cura di noi stessi e poi, anche di prenderci cura del nostro prossimo. Le persone hanno troppo in mente i diritti, senza i doveri”. Quando afferma che “non esiste una cosa come la Società”, Thatcher intende dire che la società non è un’astrazione, separata dagli uomini e dalle donne che la compongono, dalle famiglie che sono appunto – come recita la Costituzione e ricorda Martelli – una società naturale. D’altronde Thatcher, da profonda ammiratrice di Friedrich von Hayek, credeva molto nelle istituzioni sociali e “naturali” più che nell’apparato statale.
Il significato della citazione tagliata, che le è stata appiccicata addosso come un’etichetta, ha assunto un significato completamente diverso – “distorto fino a diventare irriconoscibile”, ha detto successivamente la premier britannica – dalla risposta estesa. E c’è anche una dimostrazione empirica. Nel 2013, la società demoscopica Ipsos fece un sondaggio sottoponendo a due campioni rappresentativi della società britannica le due versioni della famosa frase della Thatcher. E la differenza delle risposte risultò impressionante. Il 74 per cento degli intervistati si disse in disaccordo con la versione breve (“Non esiste una cosa come la società”), mentre il 63 per cento si disse d’accordo con la versione integrale della stessa intervista.
Alla fine, se si esce dalla caricatura del personaggio, l’affermazione della Thatcher diceva semplicemente che la società non coincide con lo stato e che dalla società e dallo stato non si può solo chiedere: “Per me la società non era una scusa, era una fonte di obbligo”, ha scritto nell’autobiografia.
Insomma, di fronte all’insostenibilità finanziaria dello stato sociale, Thatcher ricorda che esistono i diritti e i doveri. Che è poi la versione liberal-conservatrice dell’alleanza fra meriti e bisogni elaborata, nella stessa fase storica, da Martelli sul fronte liberal-socialista. Due visioni certamente diverse, ma non così tanto.
Sovranismi all'angolo