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Investire in Italia: la transizione industriale non può più aspettare

Stefano Cingolani

E' l’emergenza principale, ma è stata trascurata o rimossa troppo a lungo. Un rapporto sull'economia italiana e le cinque sfide per le aziende e il per governo

L’economia italiana resta aperta e non è affatto scontato quando viene considerata straniera anche una banca che ha fatto la storia d’Italia come la Unicredit nata Credito italiano. Economia aperta vuol dire che continuano ad arrivare investimenti dall’estero: EY stima che il numero di operazioni di M&A con target in Italia si attesterà per il 2024 intorno a 1.300, in crescita di circa il 7 per cento rispetto al 2023. L’anno si chiude con un totale investito di circa 60-65 miliardi di euro, una crescita di circa il 5 per cento. Le imprese italiane a loro volta vanno all’estero non più solo per esportare merci, ma per insediarsi nei mercati strategici. E’ una tendenza sempre più rilevante: quest’anno ci sono state oltre 270 operazioni con un investimento di circa 15 miliardi di euro.

Dal rapporto presentato da EY “Investire in Italia. Ma come? Previsioni sul 2025”, con i contributi di Oxford Economics e di rappresentanti del mondo delle imprese, emerge un quadro che si riempie di ombre e anche di opportunità. La società di consulenza sintetizza cinque sfide per le aziende e cinque per governo e istituzioni. Ma cominciamo dagli scenari.  “Il 2024 è andato tutto sommato bene, con una crescita moderata, ma un mercato di fusioni e acquisizioni vivace”, spiega Marco Daviddi, managing partner strategy and transaction in Italia. Il vero punto debole è negli investimenti privati che si riducono del 3,7 per cento quest’anno e scenderanno ancora nel 2025 (meno 1,2 per cento). Il pil crescerà grazie ai consumi dello 0,5 per cento (nella zona euro sarà 0,8 per cento), il prossimo anno sarà 0,8 per cento. Le stime del governo, insomma, sono esagerate. Daviddi sottolinea “il ruolo molto rilevante degli investitori finanziari, in particolare i fondi di private equity”, messo in risalto dal rapporto: le operazioni sono aumentate di circa il 20 per cento, anche se il volume investito risulta ridotto del 25 per cento, per effetto della loro minor dimensione. I fondi d’investimento, ancor oggi considerati a destra come a sinistra “avvoltoi”, “locuste”, “predatori”, hanno fatto da volano alla crescita e alla modernizzazione.

 

Sugli investimenti pesano le tensioni internazionali. Emilio Rossi, Senior Economic Advisor, Oxford Economics, si aspetta che l’economia globale continui a crescere, sebbene a un ritmo più lento (sotto il 3 per cento di qui a fine decennio). “Negli Stati Uniti, le politiche economiche espansive di Trump dovrebbero sostenere l’economia. Tuttavia, l’aumento del debito e dell’inflazione potrebbero influire negativamente. La crescita dell’Eurozona rimarrà modesta”. Quindi chi vuole e ha la possibilità di investire si astiene in attesa di capire. Anche per questo è necessario sostenere gli investimenti, non solo i consumi. E al primo posto nella cinquina di EY rivolta a governo e istituzioni, c’è proprio l’incentivazione degli investimenti privati insieme a una migliore capacità di attrazione di investimenti diretti esteri; segue la riduzione dei costi energetici per famiglie e imprese; il sostegno alla transizione tecnologica delle aziende e della pubblica amministrazione; il supporto in sede Ue alla ridefinizione della politica industriale nell’automotive; ultimo, ma certo non per importanza, il Pnrr come volano di crescita e strumento per colmare gap esistenti, soprattutto nelle infrastrutture, compensando il calo degli investimenti privati.

Le cinque sfide per le aziende sono: l’evoluzione tecnologica, specie per l’impatto dell’Intelligenza artificiale; la riorganizzazione dei mercati target tenendo conto del quadro geopolitico in evoluzione; i cambiamenti dei comportamenti di consumo che richiedono di costruire un nuovo modello integrando tecnologie, esperienze e canali di vendita; la progressiva riduzione della forza lavoro disponibile; l’incremento del volume di investimenti in ricerca e sviluppo, impianti, macchinari, formazione del personale. Mentre agricoltura e servizi sono stabili, l’industria mostra le maggiori difficoltà, sottolinea Mario Rocco modelling and economics leader di EY in Italia. “L’allentamento della politica monetaria da parte della Bce dovrebbe stimolare investimenti e consumi, fornendo sollievo all’economia. Tuttavia, le incertezze legate al commercio estero con partner chiave come Germania e Stati Uniti richiedono politiche strategiche”. 

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