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Nuovi equilibri

Tra mercato e politica, banche e auto le grandi sfide del 2025

Mariarosaria Marchesano

Mentre il risiko bancario ha numerose opzioni per svilupparsi, l’automotive sta inaspettatamente accelerando la corsa all’elettrico. Fra paradossi e ricerca di equilibrio, ecco gli scenari da cui ripartire per l'anno nuovo

Banche e auto sono le sfide più importanti che il sistema finanziario e industriale italiano dovrà affrontare per il 2025. In entrambi i casi c’è di mezzo la competitività del paese in un contesto europeo che a sua volta si deve misurare con la concorrenza americana e asiatica. E in entrambi i casi c’è un difficile equilibrio da trovare tra mercato e politica. Un anno fa nessuno avrebbe mai immaginato che Unicredit avrebbe tentato il doppio colpo Commerzbank-Bpm mettendo l’Italia al centro del risiko bancario di un’Europa che a parole vuole il mercato unico dei capitali ma nei fatti è frenata da governi sempre più inclini a difendere i confini domestici. Ci voleva Andrea Orcel, ad di Unicredit, per spiegare, come in una recente intervista al Ft, che l’Unione europea rischia di scomparire senza un processo di integrazione bancaria e finanziaria. A Orcel ha fatto eco, sulle colonne dello stesso giornale, Carlo Messina, il ceo di Intesa Sanpaolo e suo diretto concorrente.

 

                 

 

I due banchieri sono d’accordo: alzando muri contro le fusioni bancarie non si va da nessuna parte. A decidere devono essere gli azionisti e non i governi con il loro potere d’influenza se non con strumenti come la golden power. Una posizione netta che prende le distanze da una politica che, sia in Italia che in Germania, sembra ansiosa di ridare potere decisionale allo stato nella definizione degli assetti finanziari di banche che in stragrande maggioranza hanno soci privati. Su una cosa, però, sembrano essere tutti d’accordo. Per recuperare i margini di profitto che il prossimo anno diminuiranno con la riduzione dei tassi d’interesse, gli istituti di credito dovranno puntare su società che fabbricano prodotti di risparmio. E questa è anche l’idea strategica che sta dietro al progetto di terzo polo Banco Bpm-Mps-Anima che il Mef guidato da Giancarlo Giorgetti ha costruito a tavolino prima che arrivasse Orcel con la sua offerta pubblica di scambio sulla banca milanese a scompaginare i piani aprendo altri scenari.

Mentre, comunque, il risiko bancario ha numerose opzioni per svilupparsi nel nuovo anno in un intreccio fitto di interessi privati e pubblici, il settore dell’automotive sta inaspettatamente accelerando la corsa all’elettrico nonostante sul piano politico si sia aperta, anche a livello europeo, una riflessione sugli effetti della transizione energetica sull’occupazione. Il paradosso, infatti, è che le case automobilistiche hanno già realizzato ingenti investimenti per convertire le catene produttive e adesso non sono più disponibili a tornare indietro. Questa posizione è particolarmente sentita in Germania anche se la chiusura delle fabbriche sta creando momenti di tensione sociale.

Così anche Stellantis, che nell’era post Carlo Tavares ha fatto pace con il governo Meloni promettendo maggiore impegno in Italia, sembra non avere molte altre scelte se non diventare sempre più francese fondendosi con Renault, sempre che questa non preferisca fare da sponda europea al colosso giapponese che sta nascendo tra Honda, Nissan e Mitsubishi, società con le quali ha relazioni azionarie e commerciali. Una cosa è certa, sarà il governo francese, che è azionista di Renault e ha ancora una posizione influente in Stellantis, ad avere un ruolo decisivo in questa possibile aggregazione mentre quello italiano non potrà che fare da spettatore.