Nebulosa nello SpaceX
Su Starlink il dubbio è solo uno e riguarda chi controlla i dati. Il piano di Meloni
La sicurezza dei dati e il rischio boomerang per Leonardo: i nodi da sciogliere nell’affare con Musk, monopolista unico e ormai buttatosi in politica
Il mondo delle telecomunicazioni è in subbuglio. Intendiamoci, l’ingresso di Starlink in Italia non è una novità, tanto che ieri in Lombardia è partito il bando per un progetto pilota il cui obiettivo è collegare via satellite le aree più remote. Risponderà solo l’unico operatore attuale, cioè la compagnia di Elon Musk, ma comunque si tratta di un servizio che dovrebbe interessare poche migliaia di clienti in una regione già molto cablata. Si discuterà ancora a lungo sulle dimensioni squisitamente tecniche: se ne vale la pena, se davvero il satellite offre una connessione più veloce, più affidabile e meno cara – così non pare, la fibra ottica, per ora non ha rivali – però là dove non arriva Open Fiber, non è affatto male che intervenga il satellite. Quel che davvero preoccupa non è nemmeno l’ingresso di un monopolista, come temuto da Vittorio Colao nell’intervista pubblicata ieri da Repubblica.
Certo, non sarà contenta Telsy, la società di Tim che offre la crittografia soprattutto per i servizi della Pubblica amministrazione e delle istituzioni governative. Ma una volta tanto potremmo dire: evviva chi ha saputo conquistare il suo vantaggio sul mercato. La questione controversa, più che la tecnologia, riguarda la sicurezza nazionale. Un tema sollevato già a proposito di Huawei per la rete 5G, per la Pirelli i cui pneumatici high tech fornirebbero dati esclusivi al proprietario cinese o in tutti quei casi in cui la questione della sicurezza nazionale ha imposto l’intervento del governo. Per cercare di fare chiarezza, precisiamo che non sono in ballo solo “servizi complementari” come sostiene Andrea Stroppa emissario italiano di Musk.
Infatti ci sono due accordi diversi. Uno è quello sulle aree remote, la cui cavia è la Lombardia, l’altro invece, molto più sulfureo, s’annida nel disegno di legge in discussione in Parlamento dedicato alle attività spaziali. Di che si tratta? L’idea che circola da un po’ riguarda la possibilità di creare con Starlink una connessione specifica per il governo, o meglio per gli Affari esteri, la Difesa e naturalmente Palazzo Chigi, attraverso la quale far passare le informazioni riservate, una rete segreta, chiusa a tutti oltre che ai diretti interessati, tra i quali naturalmente c’è Elon Musk proprietario, anzi azionista unico di SpaceX e depositario dei crittogrammi, il linguaggio che consente di comunicare dai satelliti ai cellulari. La questione chiave, dunque, riguarda la crittografia: solo il governo ne avrà la chiave o verrà condivisa con Musk?
Il problema esiste in generale, soprattutto quando si tratta di un monopolista unico, figuriamoci quando il patron s’è buttato in politica e persegue un obiettivo esplicito. Musk lo ha dimostrato con l’utilizzo che sta facendo di X, il social media ex Twitter riplasmato per diventare il suo megafono. Se si fosse collocato a sinistra, magari progettando la dittatura mondiale del proletariato, non sarebbe cambiata la sostanza: altro che neutralità tecnologica, siamo ormai nell’universo della tecno-politica.
Colao trova “curioso” che quando furono stabiliti tre livelli di sicurezza per i dati all’interno della politica nazionale per il cloud “le grandi domande che ci arrivavano dal Parlamento erano principalmente su chi controllava i dati, mentre oggi non sembra così importante porsi queste stesse domande”. Quel che valeva per Google o Meta, non vale per SpaceX? Il rischio, conferma l’ex capo di Vodafone, riguarda proprio la crittografia: “Quando abbiamo creato il polo strategico nazionale, uno dei prerequisiti era che le aziende di fiducia dei governi europei, nel nostro caso Leonardo, controllassero i sistemi di crittografia”. SpaceX adesso è l’azienda di fiducia del governo italiano?
Non sono esercizi per la anime belle, illuse che non esistano nel mondo reale conflitti d’interesse. E’ che nelle condizioni attuali questi conflitti possono diventare irrimediabili. Musk ha acquisito un vantaggio che resterà a lungo incolmabile. Nella corsa dei privati alla conquista dello spazio sono in molti ai blocchi di partenza. Entro l’anno partirà Amazon e Jeff Bezos è un concorrente formidabile. Tuttavia, oggi SpaceX è il solo a offrire servizi sia civili (Starlink) sia militari (Starshield), quelli che interessano in particolare alla Difesa. Bisognerà capire quanto potrà risultare danneggiata Leonardo che con Telespazio ha un ruolo importante nel progetto europeo Iris2 (che però come tutti i progetti europei è partito in ritardo). L’onere di rispondere spetta a Giorgia Meloni e ad Alfredo Mantovano, gli unici, così sembra, a sapere che cosa si sta architettando in queste settimane.
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Editoriali