Nuovo equilibrio
Tensioni sul mercato del gas: crisi della Russia e sfide dell'Europa
Il Cremlino pensa a partner commerciali alternativi, a fronte dei mancati acquisti da parte dell'Ue. La quale punta ad azzerare le importazioni russe, ma deve fare i conti con lo sviluppo di una politica energetica sostenibile in termini più di costi che di sicurezza
Il 31 dicembre è giunto a termine il contratto tra Gazprom e Naftogaz Ukrainy per il transito sul territorio ucraino del gas russo destinato all’Europa. Il mancato rinnovo è solo l’ultimo atto del progressivo isolamento di Mosca. La chiusura del passaggio ucraino determinerà per la Russia mancati ricavi per quasi 5 miliardi di euro. Questa perdita si somma a quella già sofferta per la riduzione degli approvvigionamenti europei di gas in risposta all’invasione russa dell’Ucraina. Secondo Eurostat, il valore degli acquisti europei di gas russo è passato da circa 47 miliardi di euro nel 2022 a circa 12 miliardi nei primi dieci mesi del 2024. I volumi importati tramite gasdotti si sono contratti di circa il 49 per cento dal 2022 al 2024 (76 per cento rispetto al 2021) e non sono stati compensati dall’incremento dell’import di Gnl nello stesso periodo (14 per cento).
Il Cremlino è quindi costretto a trovare partner alternativi, considerando anche l’impegno dell’Ue di azzerare le importazioni di gas russo al 2027. Nel 2024, la Russia ha esportato circa 31 miliardi di metri cubi (bcm) di gas verso la Cina tramite il gasdotto Power of Siberia, la cui capacità di trasporto massima è pari a 38 bcm. Mosca e Pechino sono al lavoro per un raddoppio del gasdotto, che dovrebbe però entrare in operatività al 2030 con una capacità di trasporto di circa 50 bcm. La Cina si approvvigiona dalla Russia anche per il Gnl (20 per cento dell’export russo). Dati analoghi per il Giappone, che copre circa il 18 per cento delle vendite russe di Gnl. L’altro grande cliente di Gazprom è la Turchia (di cui soddisfa circa il 43 percento delle importazioni) sebbene, complice la crisi economica, nei primi dieci mesi del 2024 il paese abbia ridotto di circa il 13 per cento gli approvvigionamenti dalla Russia rispetto al 2023.
Erdogan, tuttavia, si dice pronto a rafforzare la partnership con Putin e fare della Turchia l’hub del gas della regione. Nei prossimi anni, in attesa del raddoppio del Power of Siberia e di eventuali rafforzamenti delle partnership, per Mosca non sembrano esserci soluzioni facili per trarre sollievo dal progressivo azzeramento delle importazioni Ue. Ciò anche alla luce della forte concorrenza di Stati Uniti e Medio Oriente (Qatar, Oman ed Emirati arabi) che entro il 2030 avranno nuova capacità per l’esportazione di Gnl per 270 bcm l’anno. Nel mentre, all’Europa spetta fare i conti con lo sviluppo di una politica energetica sostenibile in termini più di costi che di sicurezza energetica.
L’impegno dell’Ue ad azzerare le importazioni da Gazprom è infatti condizionato, si legge nel piano RepowerEu, alla sua effettiva sostenibilità economica. Il termine degli accordi di transito tra Russia e Ucraina rappresenta un ulteriore test. Se è vero che con un livello di riempimento degli stoccaggi più che adeguato, temperature invernali nella norma, calo dei consumi (dovuto anche agli incrementi dei prezzi del gas) e aumento delle rinnovabili, la sicurezza energetica dell’Ue non è a rischio, è altresì vero che questa tranquillità ha un costo. Dall’inizio della guerra a oggi, il prezzo all’ingrosso del gas naturale osservato sul Ttf si è aggirato intorno a un range medio di 40-50 euro/MWh, ben al di sopra dei valori inferiori ai 20 euro/MWh registrati prima della crisi.
Un dato, questo, che segnala inequivocabilmente un mercato con forti tensioni sul lato domanda. Un simile scenario non deve creare allarmismi, ma l’andamento dei prezzi segnala il consolidarsi di un nuovo equilibrio sul mercato del gas dove, peraltro, alle pressioni della domanda si affiancano le tensioni geopolitiche. Di questa consapevolezza la Commissione europea dovrà farne la guida della propria politica energetica, impedendo che a prezzi del gas già elevati non si sommino ulteriori aggravi come i già crescenti e significativi costi della transizione energetica. Costi che si scaricano sulle bollette e, in ultimo, sulla competitività delle imprese europee, in uno scenario geopolitico ed economico che già ci vede inseguire Stati Uniti e paesi asiatici.
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