numeri senza ipocrisia
Il Kenya 100 per cento rinnovabili non è un modello
Il paese produce la maggior parte della sua energia elettrica con fonti rinnovabili, è vero. Ma il suo consumo pro capite è di 170 KWh all’anno contro i 5 mila dell’Italia e gli 11 mila degli Stati Uniti: in pratica, il vostro frigorifero consuma più elettricità di un abitante del Kenya. Una totale e drammatica povertà energetica
Nelle assisi internazionali, quelle con ampia partecipazione di funzionari Onu, Banca mondiale, Ue e agenzie varie, il Kenya viene portato in palmo di mano perché produce la maggior parte della sua energia elettrica con fonti rinnovabili. Vero. Secondo i dati disponibili, nel 2021 più del 90 per cento fra geo, vento idro e sole. Tutto bene quindi? Per niente e questa ipocrita esaltazione è solo la dimostrazione dello strabismo con cui si guardano certe cose. Il Kenya ha un consumo pro capite di 170 KWh all’anno contro i 5 mila dell’Italia e gli 11 mila degli Stati Uniti. La media africana con poche eccezioni è di qualche centinaio di KWh. Una totale e drammatica povertà energetica. Il vostro frigorifero consuma più elettricità di un abitante del Kenya.
Inoltre sono continuamente in funzione migliaia di rumorosi gruppi elettrogeni alimentati a gasolio che suppliscono ai continui blackout che durano ore e ore dovuti al pessimo stato delle reti elettriche, che non reggono la domanda di punta in molte ore della giornata. Quindi va bene che la pochissima energia il Kenya la produca con le rinnovabili, ma sempre pochissima rimane e la domanda che ci si dovrebbe invece fare è: come è possibile portare il Kenya (e molti altri paesi africani) fuori dalla povertà energetica e quindi dalla povertà tout court? La carenza di elettricità affidabile e continua è un ostacolo insuperabile alla crescita economica e all’erogazione di servizi pubblici essenziali a cominciare dall’acqua potabile. Ma se hai scelto di essere strabico per vedere solo quel che ti piace non troverai mai la soluzione.
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