Strategia della pensione

La pericolosa virata di Giorgetti verso l'agenda Landini sulle pensioni

Luciano Capone

La polemica pretestuosa della Cgil contro l'Inps funziona. Il ministro dell'Economia dice di volere neutralizzare l'adeguamento dei requisiti all'aspettativa di vita, rinnegando le sue idee sulla demografia

Solo un paio di settimane fa Giancarlo Giorgetti è stato indicato come “ministro delle Finanze dell’anno” da The Banker, la rivista mensile sulle questioni finanziarie del Financial Times, per “il suo impegno nel ridurre il crescente deficit in Italia”. Ora, evidentemente, punta a ottenere lo stesso riconoscimento da parte della Cgil per le scelte sulle pensioni. “Il mio orientamento è di andare verso una sterilizzazione rispetto a queste forme di aumento”, ha detto Giorgetti rispetto all’adeguamento all’aspettativa di vita dei requisiti per andare in pensione.

Una settimana fa il sindacato guidato da Maurizio Landini ha lanciato una polemica contro l’Inps per l’incremento “unilaterale” di tre mesi dei requisiti pensionistici sul suo simulatore. Si trattava di una falso allarme. L’Inps ha smentito di aver introdotto nuovi criteri (d’altronde non ha il potere per farlo): l’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita è previsto dalla legislazione vigente e l’Istituto, dovendo informare i cittadini, quando fa le simulazioni sulle pensioni future non può che attenersi alle leggi in vigore. In ogni caso, la polemica pretestuosa della Cgil è stata mediaticamente efficace e ha fatto breccia nel dibattito politico. L’Inps ha dovuto sospendere la pagina web del suo simulatore, rimuovendo le proiezioni secondo le nuove condizioni, e il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon (Lega) si è affrettato a garantire che “non ci sarà nessun aumento dell’età pensionabile o degli altri requisiti negli anni a venire”.

Ora, sulla stessa linea, si è espresso il ministro dell’Economia: la linea della Cgil è diventata quella del governo. Ma è una posizione sensata? Quello pensionistico è un sistema complesso. Dipende da molte variabili, economiche e demografiche: occupazione, produttività, crescita del pil, nascite, decessi, invecchiamento della popolazione e speranza di vita. Prendiamo quest’ultimo elemento. Se le persone vivono più a lungo, passano più anni in pensione e questo introduce un potenziale elemento di squilibrio nel sistema. Per questa ragione, molto prima della riforma Fornero, il governo Berlusconi nel 2009 aveva introdotto l’adeguamento dell’età pensionabile all’incremento della speranza di vita. Si tratta di un principio efficiente, da un lato perché tutela la sostenibilità del sistema e dall’altro perché sottrae la questione alla polemica politica e agli interessi di breve termine. L’adeguamento, infatti, è semiautomatico: si tratta di una valutazione tecnica affidata all’Istat, che aggiorna la misura della speranza di vita a 65 anni, poi validata da un decreto del Mef che su quei dati elabora le sue valutazioni finanziarie.

Nei giorni scorsi, la Ragioneria dello stato ha pubblicato l’aggiornamento delle tendenze di lungo-medio periodo del sistema pensionistico, con le tabelle che hanno confermato, per il 2027, le valutazioni dell’Istat (che l’Inps aveva incluso nel suo simulatore): il requisito anagrafico aumenta di tre mesi, salendo a 67 anni e tre mesi. L'annuncio di Giorgetti di voler “sterilizzare” questo incremento automatico contraddice le scelte e le posizioni del ministro su tre piani.

Il primo è di tipo ideale. Giorgetti è stato, in questi anni, il politico di centrodestra che più di tutti ha sottolineato l’emergenza demografica dell’Italia, come problema generale ma soprattutto per la previdenza: “Parliamo molto spesso in questa Aula di pensioni, sarebbe il caso di cominciare a parlare di quello che è il trend demografico del paese: nessun sistema pensionistico è sostenibile in un quadro demografico come quello attuale”, dichiarò Giorgetti a luglio alla Camera. Ora il ministro pare intenzionato a ignorare la dinamica demografica, rendendo così il sistema ancora meno sostenibile.

L’altra contraddizione è più strettamente politica. Il governo Conte, insieme con Quota 100, aveva bloccato fino al 2026 l’adeguamento del sistema pensionistico all’aspettativa di vita. È stato proprio il governo Meloni, con il ministro Giorgetti, con la legge di Bilancio del 2024 ad anticipare di due anni la fine del blocco introdotto dal governo Conte. Quella misura ha avuto un importante significato politico, ma un valore solo formale in quanto la speranza di vita non è aumentata (anzi, per via del Covid è leggermente diminuita) e pertanto nel 2025 il Mef non ha dovuto aumentare i requisiti di accesso alla pensione. È però paradossale che lo stesso governo intenda neutralizzare la misura ora: è come dire che il meccanismo funziona solo quando la speranza di vita non aumenta.

La terza contraddizione riguarda la politica economica. Giorgetti è stato finora molto prudente, come gli viene riconosciuto a livello internazionale, anche perché ha preferito mettere le risorse sul lavoro anziché sulle pensioni. La stessa Giorgia Meloni, nell’ultimo Consiglio dei ministri, ha celebrato i risparmi di circa 10 miliardi in due anni sulla spesa per interessi previsti dall’Upb per via della riduzione dello spread: “È un risultato frutto della credibilità del governo, ribadita con la legge di Bilancio che abbiamo varato da poco – ha detto la premier –. I miliardi risparmiati sono miliardi in più da spendere sulla scuola, nel taglio delle tasse, nelle infrastrutture”. Se il governo decide di sterilizzare l’adeguamento dell’età pensionabile alla speranza di vita, questo ha un costo. Vuol dire o più deficit, e quindi meno credibilità sui conti pubblici e perciò più spread, oppure meno risorse su scuola, taglio delle tasse e infrastrutture. Che coperture userà Giorgetti? Davvero si è convinto che seguire l’agenda Landini sia una buona idea?

 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali