effetto trump?

Esagerati i timori sui dazi, ma l'Europa ha capacità di negoziare. La visione di Eurizon

Mariarosaria Marchesano

Gli investitori restano cauti, ma il ciclo economico globale prosegue, con un mix di crescita e inflazione. “I mercati sanno fare la tara” dice Tommaso Corcos, già ad di Eurizon e oggi a capo della divisione Wealth Management di Intesa Sanpaolo. Trump non li frenerà e questo sarà un anno di stabilità

All’ultimo piano della Torre Gioia 22, grattacielo nel cuore del financial district milanese, la sera del 14 gennaio si è riunito un centinaio di investitori istituzionali italiani, fondi pensione soprattutto, per ascoltare le previsioni economiche per il 2025 di Eurizon (gruppo Intesa Sanpaolo), una delle più grandi società di gestione patrimoniale in Europa, con 400 miliardi di asset. Convitato di pietra: Donald Trump. A pochi giorni dall’inauguration day, che capita nello stesso giorno dell’inizio del Forum di Davos, a cui il neo presidente degli Stati Uniti si collegherà, chi deve investire capitali vuol sapere a quali rischi andrà incontro. Anche perché sembra che dal 20 gennaio cambierà il mondo e anche il clima che si respira tra le valli svizzere dei Grigioni alla vigilia del forum è a dir poco di pessimismo. 

  
Invece, secondo Eurizon, Trump, anche con le sue minacce sui dazi, non farà tutti questi danni. O meglio, come sintetizza con una battuta al Foglio Tommaso Corcos, oggi a capo della divisione Wealth Management di Intesa Sanpaolo dopo essere stato a lungo ad di Eurizon, “I mercati sanno fare la tara”. Vuole dire che si sono allenati a pesare le variabili che possono avere un impatto sul ciclo economico al netto delle dichiarazioni a effetto dei leader politici. Eppure, proprio tra gli investitori di recente è cresciuto l’allarme per un ritorno dell’inflazione, spinta da politiche commerciali protezionistiche, che potrebbe indurre le banche centrali a rallentare il taglio dei tassi, timore che ha generato turbolenze sui titoli di stato sia europei sia americani. Non è così? Corcos sorride: “I mercati sono anche molto veloci nell’affinare le valutazioni – replica –. C’è una certa fiducia che Trump alla fine saprà bilanciare le sue mosse tenendo presente le conseguenze sul dollaro e sui corsi azionari”.

  
Semmai, parlando di dazi, il problema dell’Europa è un altro, come sintetizza Maria Luisa Gota, ceo di Eurizon: “Oltre che sulla Bce, l’attenzione sarà sulle elezioni anticipate programmate in Germania a febbraio e sulla precaria stabilità del governo in Francia. L’incertezza politica in questi due paesi si può rivelare un elemento di fragilità per l’Eurozona nel momento in cui dovrà dialogare con l’amministrazione Trump in tema di politica commerciale”. In altre parole, il destino dell’Europa dipende dalla capacità negoziale che saprà dimostrare superando gli interessi dei singoli stati. Eurizon ha così sorpreso i suoi investitori con una visione che vede il bicchiere mezzo pieno: non solo l’amministrazione Trump non ha interesse a invertire il buon andamento di Wall Street ma una crescita economica, come quella americana, che ha sfiorato il 3 per cento nel 2024 dovrebbe indurre a ridimensionare anche i timori sul debito pubblico che nelle ultime settimane hanno fatto volare i rendimenti dei treasury decennali al 4,8 per cento (ieri, però, erano già scesi al 4,57 per cento) ampliando il cosiddetto spread transatlantico (ovvero il differenziale tra i rendimenti dei titoli di stato tedeschi e americani). “Certo – aggiunge Gota – se Trump decidesse di intervenire con politiche fiscali particolarmente espansive di cui gli Stati Uniti non hanno certo bisogno, potremmo vedere nuove turbolenze sui titoli del debito americano e non solo, ma questo non è il nostro scenario base”.  

 
Ovviamente, c’è da considerare tutta la dinamica dei rapporti con la Cina. Ma anche qui, Trump vorrà soprattutto affermare il primato tecnologico americano visto che quello monetario non è in discussione (nonostante gli sforzi dei Brics) e la ripresa della crescita economica cinese (più 5 per cento nel 2024) è stata accompagnata da una fuga di capitali che sta indebolendo i mercati finanziari asiatici. Trump potrebbe decidere di adottare una politica tariffaria aggressiva, ma, come osserva l’analisi di Eurizon, bisogna anche vedere quali misure compensative decideranno le autorità cinesi in termini di politica fiscale e di indebolimento del tasso di cambio. Insomma, da lunedì tutto cambia per non cambiare nulla o quasi? Per Eurizon il 2025 somiglierà molto a quello del 2024, un anno di prosecuzione del ciclo economico globale, con un mix di crescita e inflazione. “Le banche centrali – rivela l’outlook della società – avranno spazio per proseguire il ribasso dei tassi, seppure a velocità differenti: mentre la Fed potrebbe rallentare la discesa se non addirittura fermarla di fronte a un’inflazione tornata a dicembre al 2,9 per cento, la Bce porterà il costo del denaro dal 3 al 2 per cento entro la fine dell’estate: 100 punti base di ribasso, 25 punti base ogni riunione”.

 

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