i dati
Scandalo per le frodi sul Rdc, ma il Superbonus è stato molto peggio
La Guardia di Finanza ha accertato milioni di truffe sul Reddito di cittadinanza, il 2% di una spesa totale di 34,5 miliardi. Ma è poco rispetto alle frodi sui bonus edilizi: 15 miliardi su 220 complesivi spesi in tre anni (il 7%)
Le truffe sul Reddito di cittadinanza, che hanno visto oltre 62 mila persone percepire illegittimamente il sussidio, sono costate allo stato circa 665 milioni di euro in poco meno di cinque anni. Lo mostrano i dati consuntivi, dopo l’abolizione del Rdc, diffusi dalla Guardia di Finanza sulla base dell’intesa attività di verifica sui requisiti dei beneficiari che si è focalizzata sui soggetti per i quali emergevano particolari indici di rischio: i controlli mirati sono stati circa 76 mila e in circa l’80% dei casi sono state accertate frodi o erogazioni indebite.
L’aspetto peggiore è che le indagini hanno rivelato non solo numerosi tentativi individuali di ottenere il sussidio, ma anche delle centrali del malaffare rese possibili anche dalla compiacenza di personale sleale nei Caf e nei patronati. In alcuni casi, da Milano a Palermo, le verifiche hanno svelato il coinvolgimento della criminalità organizzata per mettere le mani su ingenti somme di denaro sottratte a chi realmente ne aveva diritto e bisogno. È un bene che queste iniziative siano state individuate, isolate e sgominate, perché proprio l’evidenza delle truffe ha per lungo tempo delegittimato non tanto il Reddito di cittadinanza – uno strumento mal concepito e che ha funzionato male – quanto il principio stesso di costruire meccanismi universali di sostegno alle famiglie in povertà.
La retorica dei “furbetti” è congenita al Rdc, non solo per volontà di chi era ostile alla misura, ma per una precisa narrazione che proveniva dai promotori della misura: sin dall’inizio il M5s ha introdotto nuovi reati contro i “furbetti”, puntando sulla repressione penale, che si è rivelata costosa e del tutto inefficace, invece di migliorare i controlli preventivi e cambiare gli incentivi per evitare comportamenti opportunistici e truffaldini. Al tempo stesso, se distogliamo lo sguardo dai valori assoluti degli importi contestati, pur notevoli, e ci concentriamo sul rapporto fra le truffe e le risorse complessivamente distribuite attraverso il Rdc, questo aspetto sembra ridimensionarsi.
La Gdf ha infatti accertato truffe per circa 665 milioni su 34,5 miliardi di euro di spesa complessiva del Rdc, pari a circa il 2%. Se sia tanto o poco, ciascuno lo può valutare da sé. Ma è istruttivo confrontarlo con un altro macroscopico caso di truffa ai danni dello stato di un’altra misura simbolo della precedente legislatura (e del M5s in particolare): il Superbonus e i bonus edilizi più in generale. L’Agenzia delle entrate ha contestato, secondo l’ultimo dato disponibile diffuso dall’ex direttore Ernesto Maria Ruffini, oltre 15 miliardi di euro di frodi. Non si tratta certamente del problema principale della stagione del Superbonus, ma allo stesso tempo le frodi sui bonus edilizi sono state “le più grandi della storia della Repubblica”, come ebbe a dire in maniera molto chiara l’allora ministro dell’Economia Daniele Franco.
È uno degli effetti collaterali della cedibilità dei crediti fiscali, la novità principale introdotta con il Superbonus ed estesa a tutti i preesistenti incentivi edilizi. Soprattutto questi ultimi – dai vecchi Ecobonus al Bonus facciate – non avevano particolari limitazioni sull’ammontare delle spese ammissibili né sulla congruità dei prezzi, né necessitavano di specifiche asseverazioni. Erano, insomma, una diligenza fatta apposta per essere assaltata. Come ha spiegato la Guardia di Finanza, “sono emersi modelli seriali di evasione e di riciclaggio, talvolta ideati da professionisti che operavano come registi di tali schemi illeciti”. In pratica c’era chi emetteva fatture false per lavori mai effettuati, spesso su immobili inesistenti, attraverso società di comodo, sovente intestate a prestanome o nullatenenti, che effettuavano cessioni di crediti fiscali a catena allo scopo di rendere difficile l’individuazione dell’origine illecita. Una volta ceduti a privati o intermediari finanziari, i crediti falsi venivano monetizzati.
La comparazione fa apparire i truffatori del Rdc come dei semplici ladri di galline: sia per quanto riguarda il valore assoluto del malloppo, sia in termini relativi. Sotto il primo profilo, c’è una differenza di due ordini di grandezza: per ogni euro sottratto illegittimamente al fisco attraverso il Rdc, i bonus edilizi hanno prodotto 23,1 euro di frodi. E, in relazione al totale delle risorse mobilitate, se con il Rdc sono state prodotte truffe per il 2% della spesa totale, sui bonus edilizi la quota sale al 7%. Un’incidenza superiore più del triplo: un euro su cinquanta nel caso del Rdc, uno su quindici nel caso del Superbonus. Vale, in entrambi i casi, un caveat: non conosciamo l’entità reale delle truffe. Possiamo osservare solo i valori contestati e, in futuro, sapremo l’esito degli inevitabili ricorsi (che probabilmente ne ridimensioneranno l’entità in entrambi i casi).
Inoltre, è possibile che l’Agenzia delle entrate sia riuscita a bloccare i crediti fiscali del Superbonus con maggiore efficacia rispetto a quella con cui le somme illegittimamente percepite attraverso il Rdc potranno essere recuperate, per il semplice fatto che una quota più elevata di queste ultime è già stata spesa. Per quanto riguarda i bonus edilizi, invece, sul totale di 15 miliardi di euro di frodi, circa 8,6 miliardi sono stati sequestrati in modo preventivo dall’autorità giudiziaria, mentre 6,3 miliardi sono stati scartati dalla piattaforma dell’Agenzia delle entrate e pertanto solo una quota parte è stata già monetizzata a danno della collettività.
L’altro aspetto singolare, però, è la diversa attenzione mediatica che i due casi hanno ricevuto. Mentre gli abusi del Rdc sono stati praticamente da subito uno degli argomenti retorici utilizzati da chi – tra politici e commentatori – contestava lo strumento, quelli del Superbonus hanno ricevuto visibilità quasi solo in corrispondenza delle dichiarazioni di Mario Draghi e Daniele Franco quando, da premier e ministro dell’Economia, nel corso del 2022 tentarono di arginare le storture più macroscopiche dei bonusedilizi. È curioso che tra due truffe, ugualmente deplorevoli, abbia suscitato più scandalo quella meno frequente e meno rilevante. Come è surreale che tra le due misure, ampiamente imperfette, abbia ricevuto più critiche il Rdc rispetto al Superbonus: quella rivolta ai poveri invece che ai ricchi, quella meno costosa invece di quella che ha aperto una voragine nel bilancio pubblico e quella meno criminogena se si considerano il peso e la quota delle truffe.
criptovalute