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i dati di acea

Nel 2024 in Europa si sono vendute meno auto elettriche dell'anno precedente: una grana per Bruxelles

Antonio Sileo

Elettriche e plug-in arretrano nei principali mercati europei, nonostante incentivi e nuovi modelli. Male Germania, Francia, Italia e Polonia. Il 30 gennaio inizia il confronto della Commissione europea con le case automobilistiche

Tempi sempre più duri per le autovetture elettriche e per le politiche europee. I dati di vendita del 2024 nei ventisette paesi dell’Unione delineano un quadro sconfortante e carico di preoccupazioni. Le immatricolazioni delle auto preferite dai regolamenti, le elettriche e ibride plug-in, segnano decise flessioni. Tanto nelle quote di mercato, passate rispettivamente dal 14,6 e dal 7,7 per cento del 2023 al 13,6 e 7,1 per cento del 2024, quanto nei valori assoluti: meno 5,9 per cento per le elettriche e meno 6,8 per le plug-in; a fronte di una crescita del mercato totale dello 0,8 per cento rispetto al 2023.

Numeri che da soli non possono restituire le diverse velocità tra i vari mercati nazionali: sono solo 14 i paesi in cui le immatricolazioni di auto elettriche nel 2024 superano le 10 mila unità e le 7 mila per ibride plug-in. Ovviamente i valori assoluti sono legati alla grandezza dei mercati, ma è un fatto che nei primi 5 mercati nazionali dell’Ue, che da soli rappresentano il 72 per cento delle immatricolazioni totali, le vendite di auto elettriche siano andate variamente male: meno 27,4 per cento in Germania, meno 2,6 in Francia, meno 1 in Italia, meno 3 in Polonia. Unica eccezione la Spagna, quarto mercato europeo, che ha messo a segno una robusta crescita di oltre l’11 per cento trainata all’exploit di dicembre, dovuto al timore della fine del piano di incentivazione MOVES III, prorogato solo a fine anno fino a giugno 2025.

Pare dunque piuttosto evidente che preferenze e abitudini dei consumatori non stiamo cambiando secondo i ritmi dettati dalle norme. C’è anzi il concreto rischio che i consumatori più propensi ad acquistare vetture elettriche l’abbiamo già fatto e gli altri, la stragrande maggioranza, non abbiano intenzione di farlo, nonostante l’offerta sia in continua crescita, con sempre più modelli tra cui scegliere. Lo dimostrano le flessioni registrate in mercati, come la Svezia, dove la quota delle elettriche ha già raggiunto quote significative (il 35 per cento delle vendite totali) ma anche i risultati positivi e comunque insoddisfacenti, come in Belgio, dove all’ottimo risultato delle elettriche fa da contrappasso una riduzione non piccola delle immatricolazioni totali.

Con questi dati, diventa difficile guardare con favore agli obiettivi su cui nei prossimi giorni verrà avviato il dialogo strategico tra la Commissione europea e le case automobilistiche, sempre più in difficoltà.

 

Del resto, non va dimenticato che i volumi di vendita precedenti al dilagare della pandemia di Covid-19 sono lontanissimi. Dal 2024 al 2019 il numero di nuove automobili immatricolate si è ridotto di quasi 2,4 milioni di unità: da oltre 13 milioni di immatricolazioni si è infatti passati a poco più di 10,6 milioni.

Il problema è evidente per le case automobilistiche – il mantra meno volumi più margini, valido fino al 2023 non soddisfa più investitori e portatori di interesse – ma anche per il successo stesso della strategia di decarbonizzazione dell’Ue. L’idea che le nuove auto, meglio se elettriche, possano sostituire in un tempo finito - poche decine di anni - la quasi totalità delle tantissime vetture già in circolazione pare infatti, da un anno all’altro, sempre più velleitaria.  

L’ultimo dato disponibile sul parco circolante nei 27 paesi europei è del 2022 e conta appena l’1,2 per cento delle auto elettriche (1 per cento le plug-in). Con il guaio, anch’esso imprevisto dai regolamenti, del continuo e inesorabile aumento del totale delle auto su strada. 

Il caso italiano è, in questo senso, paradigmatico. Nel 2024 le rottamazioni sono cresciute di ben il 26,3 per cento, grazie anche a uno stanziamento di incentivi con rottamazione obbligatoria senza precedenti, ma questo non è bastato a fermare l’inesorabile crescita dal parco che è stimata dall’Aci nell’1 per cento. Un valore che va ad aggiungersi agli oltre 40 milioni di auto con targa italiana circolanti e che sarebbe interesse anche delle case automobilistiche tirar fuori nel confronto con la Commissione.

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