![](https://img-prod.ilfoglio.it/2025/02/10/192737705-52a76ae7-2852-45e9-a1dc-1e904bef2ffd.jpg)
La sede della banca Monte dei Paschi di Siena a Siena (foto Getty)
la scheda
Da Unicredit a Mps: la mappa del risiko bancario italiano
Cinque offerte pubbliche su banche quotate italiane presentate in tre mesi, che coinvolgono i gruppi più consolidati e anche quelli da cui non ci si aspettava simili ambizioni. Ecco una mappa con tutte le operazioni
In soli tre mesi sono arrivate a Piazza Affari cinque offerte pubbliche sulle banche quotate italiane. Tutte quante ostili, cioè non concordate, con un premio inferiore al 10 per cento e attualmente a sconto. Da foresta pietrificata quale è stata per anni, questo mercato si è trasformato velocemente in una gara alla scalata più ambiziosa, coinvolgendo sostanzialmente tutti i principali attori del mondo bancario italiano: dai più solidi (come Unicredit) a quelli che in molti davano ormai per spacciati (Mps).
Unicredit su Banco Bpm
Il gruppo di Andrea Orcel è stato il primo a mettere in pratica la linea dettata da Mario Draghi nel suo piano per la competitività in Ue, improntato alla ricerca di nuovi campioni europei. Dopo aver avviato un'offerta per il controllo della tedesca Commerzbank, a novembre 2024 UniCredit ha lanciato un'offerta pubblica di scambio volontaria su Banco Bpm. Valore dell’operazione: 10,1 miliardi di euro.
Il consiglio di amministrazione di Piazza Meda ha bocciato l’offerta, ritenendola non all’altezza del valore e del potenziale della banca. Nel frattempo, lo stesso consiglio si è affrettato a depositare presso Consob i documenti di offerta per mandare avanti la sua opa su Anima, leader del settore del risparmio gestito.
Banco Bpm su Anima
Il via libera “incondizionato” dell’Antitrust è arrivato a dicembre, l’operazione era stata lanciata a novembre. La banca di Giuseppe Castagna detiene già il 22,4 per cento dell’istituto, ma punta ad acquisirne la totalità delle azioni pagando complessivamente 1,6 miliardi di euro. A fare compagnia a Banco Bpm nell’azionariato di Anima ci sono Poste Italiane (11,95 per cento), Fsi (9,77 per cento) e Francesco Gaetano Caltagirone, che il 29 novembre ha aumentato la sua partecipazione portandola al 5,3 per cento.
Banca Ifis su Illimity
L’8 gennaio, il gruppo bancario genovese guidato da Frederik Geertman ha messo le mani sulla milanese Illimity Bank, istituto co-fondato nel 2018 dall’ex ministro Corrado Passera e con una vocazione fortemente digitale e innovativa. L’operazione (un’opas) in questo caso è sia di acquisto che di scambio, e ha un valore complessivo di 298,5 milioni di euro.
Mps su Mediobanca
A pochi giorni dalla fine di gennaio, Monte dei Paschi di Siena ha lanciato un’ops (offerta pubblica di scambio) su Mediobanca, del valore di 13,3 miliardi di euro. È un altro scossone per il mercato, rimasto sorpreso dalla ritrovata vivacità del gruppo senese, dopo anni di crisi, inchieste giudiziarie e iniezioni di denaro pubblico. Il governo ha manifestato più volte l’intenzione di rimettere Mps sulle proprie gambe, e oggi si ritrova a benedire la scalata su Piazzetta Cuccia con una partecipazione dell’11,7 per cento (e una plusvalenza da 1,2 miliardi di euro).
Dal canto suo, Mediobanca ha sin da subito respinto l’offerta, ritenendola contraria ai propri interessi e mancante di un razionale industriale. “Siamo due animali molto diversi, noi non abbiamo una rete bancaria tradizionale e abbiamo un modello di business che ha anche sistemi diversi,” ha dichiarato il ceo Alberto Nagel in una conference call con le agenzie di stampa. Quelle della banca milanese (specializzata in wealth management e investment banking) “non sono attività che oggi l'offerente ha sviluppato, né che l'offerente conosce come cultura aziendale”. Con l'ops di Mps, ha aggiunto “metteremmo insieme due cose senza avere i vantaggi né dell'una, né dell'altra banca”.
Bper su Banca Popolare di Sondrio
È l’ultima lanciata sul mercato. La notizia dell’ops della Banca Popolare dell'Emilia Romagna è arrivata di colpo nella serata del 6 febbraio, con un valore complessivo di 4,3 miliardi di euro. A legare i due istituti ben prima dell’operazione c’è la compagnia assicurativa bolognese Unipol, che spunta come primo azionista di entrambi.
Banca del Fucino e Cassa di Risparmio di Orvieto
Un piccolo fuori programma, ma non meno degno di nota. Il 28 gennaio Banca del Fucino ha acquisito la Cassa di Risparmio di Orvieto grazie all’accordo siglato con Mediocredito Centrale, che ha ceduto l’85,3 per cento dell’istituto di credito per un valore di 90,4 milioni. L’operazione promette la nascita di un nuovo polo bancario dedicato al centro sud Italia, e si perfezionerà entro il primo semestre del 2025.