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big tech
Musk contro Altman, va in scena lo psicodramma dell'IA
Il patron di Tesla offre 100 miliardi per rilevare Open AI, il suo ex pupillo rispone: per 10 compro io Twitter
Beato il paese che non ha bisogno di eroi. Però l’America ormai cattivizzata come un fumetto della Marvel ha assoluto bisogno di facce nuove almeno presentabili, buonisti o semplicemente buoni in apparenza, e dunque cosa di meglio di Sam Altman, l’eroe senza macchia né paura dell’intelligenza artificiale che osa mandare a quel paese il cattivo per eccellenza, il Trapiantato Spietato, Elon Musk?
Altman come si sa è fondatore e patron di Open Ai, la società che gestisce Chat Gpt, il nuovo Google, il nuovo qualunque cosa, però ne è volto gentile, volto democratico (o forse no, siamo troppo abituati all’equivalenza tecnologici siliconvallici uguale elettori di Obama, e si è capito che questi ce marciano). Però Altman, che sta per compiere 40 anni, occhioni malinconici da Bambi, sposato con un bell’ingegnere, fidanzatino d’America, all’inizio non aveva neanche quote in Chat Gpt, insomma era il nuovo Robin Hood della Valle, e Musk, cattivo Sceriffo di Nottingham, adesso gli ha detto che per cento miliardi si sarebbe comprato lui (lui e un gruppo di cattivoni) la sua ChatGpt. Al che il giovane Altman gli ha risposto: no grazie, semmai per 10 miliardi ci compriamo noi il tuo X cioè Twitter cioè quella Gazzetta di Nottingham un tempo luogo di svago e brontolìo di giornalisti buontemponi e ora invece calderone di svago del cattivismo, di bot russi e mattoncini e svalvolati di varia provenienza. Cioè insomma gli ha detto: mi compro te e tutta la palazzina tua (notare come “dieci miliardi” sia assurta a significare bruscolini, nel dibattito pubblico tra questi potenti).
La guerra tra i due è comunque antica, Musk ha fatto una serie di cause all’ex alleato, perché i due erano alleati, nel lontano 2015 (auguri!) quando misero su Open AI, che doveva essere una società no profit per salvare il pianeta dall’intelligenza artificiale dei cattivi, delle grandi corporation come Google. Poi non è andata così, in Open AI è entrata Microsoft, Musk ha sbattuto la porta e si è fondato la sua di aziendona dell’intelligenza artificiale, con la solita x di mezzo, xAI, eccetera. Ma nel 2015 era tutto un altro mondo, era appunto il mondo del Twitter buono, il figlio di Musk era ancora figlio e non figlia, non avendo ancora cambiato sesso e sconvolgendo il papà che poi si butterà a destra. Altman trentenne era forse il figlio che Musk avrebbe voluto, già presidente di Y Combinator, grande acceleratore di startup, talento purissimo.
Era un mondo che non poteva prevedere ancora un Trump presidente, non diciamo due volte ma manco una, e invece. Era ancora una Silicon Valley a trazione democratica, o almeno ancora faceva finta. Alle elezioni del 2016 solo Peter Thiel gettò la maschera e fu vituperato, oggi è una specie di Gianfranco Fini dei miliardari tecnologici trumpiani, sta in disparte, fa il padre nobile, non conta molto. Oggi invece tutti schierati, e pure Altman che ha sborsato il suo bel milioncino per la inaugurazione della presidenza Trump, insomma anche lui per essere un eroe senza macchia né paura lascia un po’ a desiderare. Democristianamente, ha detto “non appoggio tutto ciò che Trump fa né tutto ciò che Biden fa”. Del resto, adesso che la società non è più no profit, e lui ha le quote, qualcosa cambia.
Di sicuro con l’ex mentore Musk è guerra aperta: ieri da Parigi Altman ha detto a Bloomberg che Musk fa di tutto per "metterci i bastoni tra le ruote", e "mi piacerebbe se Musk fosse solo un concorrente che gareggia con la bontà dei suoi prodotti, ma ci sono stati troppe tatticismi, cause, e adesso questa offerta. Probabilmente è solo una questione di insicurezza, tutta la sua vita lo è, e mi dispiace per lui, che non mi sembra una persona felice”. Insomma, guerra senza esclusione di colpi, e un notevole peggioramento rispetto a un’intervista di un mese fa quando Altman sempre a Bloomberg aveva spiegato che in fondo “Elon fa solo Elon”, cioè “fa, disfa, fa causa e poi la ritira, dice, si contraddice, lotta contro il governo e viene indagato dal governo. Ma se mi chiedete se penso che abuserà del suo potere politico, dell'essere co-presidente, rispondo di no”. Chissà come andrà a finire. Forse si va verso la soluzione che qualcuno prospetta, “si distruggeranno tra di loro”, questi titani. Di sicuro distinguere i buoni dai cattivi risulta sempre più difficile, vabbè.