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Foto ANSA
Microchip in crisi
Cassa integrazione per la Stm di Catania, scricchiola il maggiore produttore europeo di semiconduttori
L'azienda è impegnata in un piano di tagli dei costi per fare fronte alle difficoltà previste per questo primo trimestre dell'anno. Il rallentamento nell'automotive e i problemi nelle scorte si fanno sentire anche in Sicilia
StMicroelectronics chiederà la cassa integrazione guadagni ordinaria per il suo sito di Catania. La decisione della multinazionale italo-francese coinvolgerà un massimo di 2.500 dipendenti su 5.400 totali dell'impianto siciliano, per una settimana di marzo e una a cavallo tra aprile e maggio.
Le tempistiche richieste per la cig non sono enormi, ma si tratta pur sempre di un segnale di preoccupazione. Come si legge in un comunicato stampa del 12 febbraio, il maggiore produttore europeo di semiconduttori intende ridurre “i livelli di attività in tutte le strutture manifatturiere globalmente”. Le misure varate includono riduzioni temporanee dei livelli di produzione, così come chiusure selettive delle fabbriche dai 5 ai 19 giorni, a seconda dei siti, soprattutto nel primo trimestre del 2025. In questo periodo specialmente, l'azienda prevede parecchie difficoltà: “Continuiamo a far fronte a un ritardo nella ripresa e a una correzione delle scorte nel settore industriale dovuto a un rallentamento nell'automotive, entrambi in particolare in Europa”. Gli effetti sono una riduzione del fatturato, previsto in contrazione per il primo trimestre del 28 per cento rispetto all'anno precedente, e degli investimenti, che quest'anno raggiungeranno al massimo i 2,3 miliardi di euro contro i 2,53 miliardi dell'anno scorso e ai 4 miliardi del 2023.
Già a fine gennaio Bloomberg aveva segnalato l'ipotesi della società di ridurre fino al 6 per cento la sua forza lavoro nei suoi stabilimenti francesi e italiani: un taglio da circa 3.000 lavoratori. Intenzioni suffragate anche dalle dichiarazioni dall'amministratore delegato, Jean-Marc Chery, in occasione della presentazione dei risultati del quarto trimestre dell'azienda il 30 gennaio scorso, secondo cui l'azienda avrebbe avviato colloqui con i sindacati sulle riduzioni volontarie del personale, nell'ambito di un programma di tagli dei costi da 300 milioni di dollari. A tutto ciò aggiungerebbe anche un piano di prepensionamento, come riporta Reuters. Proprio durante questo incontro, il responsabile finanziario della società Lorenzo Grandi ha annunciato “un piano per la chiusura temporanea di molti dei nostri stabilimenti durante questo trimestre”.
Il giorno prima dell'annuncio ai dipendenti di Catania, i vertici di StMicroelectronics non si sono presentati all'audizione alla commissione attività produttive dell'Assemblea regionale siciliana per discutere sul futuro del sito. Il giorno dopo il primo cittadino di Catania Enrico Trantino ha raggiunto a Roma il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, per discutere del tema, specialmente riguardo al profilo occupazionale. “Abbiamo concordato sull'assoluta necessità di evitare ogni arretramento sui piani di sviluppo già avviati, nonostante le congiunture internazionali negative sull'automotive e la necessità di mantenere gli impegni degli investimenti aziendali annunciati nei mesi scorsi”, ha dichiarato il sindaco: “Il nostro più che un auspicio, è una ragionevole fiducia di raggiungere l'obiettivo”.
La stessa fiducia veniva riposta da Urso a maggio dell'anno scorso, quando è stata annunciata la costruzione di un nuovo impianto strategico per i wafer in carburo di silicio: “Un esempio e un modello per l’Europa”. Si tratta di un investimento complessivo da 5 miliardi di euro, di cui due provenienti direttamente da Roma come aiuti di stato, autorizzati dalla Commissione europea nell’ambito del Chips Act presentato ormai tre anni fa, con cui vengono mobilitati 45 miliardi di investimenti pubblici e privati a sostegno dell'industria europea dei semiconduttori. Obiettivo: un balzo produttivo dal 9 per centro attuale al 20 per cento entro 2030. Sullo stesso progetto si aggiungono anche altri 292,5 milioni di euro messi a disposizione attraverso il Pnrr e approvati nel 2022 dalla Commissione europea.
La cassa integrazione non dovrebbe avere effetti su questi investimenti. Ma il massiccio impiego di risorse (in parte pubbliche) sembra non reggere all'onda d'urto della crisi di due mercati chiave: automotive ed energetico. Anche sul fronte sindacale cresce la preoccupazione. “Da lavoratore nello stabilimento da 25 anni posso dire che, con i tagli e i volumi produttivi attuali, la cig l'avremmo fatta comunque, ma se in passato l'abbiamo fatta a rotazione, adesso avrà un impatto maggiore” ha spiegato Angelo Mazzeo, vicesegretario nazionale e segretario regionale siciliano Ugl metalmeccanici. “Speriamo di affrontare il tema in sede ministeriale, quando il governo ci convocherà al tavolo che abbiamo chiesto come sindacati” ha aggiunto, annunciando l'impegno del sindacato per “restringere la durata della cig e il numero di dipendenti interessati, magari con un piano di smaltimento ferie su tutto il sito affinché l'onere della cig non ricada sul 50 per cento dei dipendenti".