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Difesa, industria e innovazione
Lo spazio che ha l'Italia per non giocare di rimessa sull'IA
Trattare l’intelligenza artificiale come un asset della difesa e la scommessa possibile sulle nostre eccellenze sulla robotica
Un esercito europeo dovrà nascere, e sarà costituito principalmente da droni terrestri, aerei e navali guidati dall’intelligenza artificiale, con tecnologie trasversali che servano anche a usi civili. Non è un’utopia federalista, è l’implicito invito del vicepresidente Usa, JD Vance, che al summit di Parigi ha incluso l’AI tra i sistemi di difesa, sia in ambito di cybersecurity sia nel campo più propriamente militare. Se ne deduce che i 200 miliardi che l’Europa (ahimé, senza l’Italia) ha annunciato di voler investire in AI possano e debbano contribuire a raggiungere e superare l’obiettivo del 2 per cento sul pil che costituisce l’impegno a livello Nato.
La realizzazione di un sistema europeo di deterrenza e difesa basato su AI, robot e droni non può prescindere da una piattaforma tecnologica che vada oltre le capacità della cosiddetta Generative AI. Il vero valore risiede nelle tecnologie applicate alla computer vision, alla video analytics, alla robotica e ai sistemi di sorveglianza, elementi fondamentali per operazioni di ricognizione e targeting, ma anche per attività di prevenzione dell’immigrazione clandestina e di protezione civile. Questi sistemi consentono di elaborare in tempo reale enormi quantità di dati visivi, garantendo precisione, rapidità e affidabilità nelle decisioni operative. La piattaforma di AI, dunque, diventa il motore condiviso che coordina e ottimizza l’azione di robot e droni, permettendo di instaurare una logica “dual use”. In questo modo, le tecnologie sviluppate per scopi militari possono essere adattate e applicate all’industria civile, utilizzando le ricadute degli stessi investimenti per trasformare il comparto manifatturiero europeo in un laboratorio di innovazione tecnologica.
L’adozione di un modello “dual use” per le tecnologie della difesa, a partire proprio dall’AI, rappresenta infatti anche un’opportunità strategica per rilanciare i processi industriali e manifatturieri in Europa. L’integrazione di robotica e intelligenza artificiale non solo serve a ottimizzare la produttività delle operazioni di deterrenza e difesa, ma inaugura un nuovo ciclo industriale dove sia il prodotto finale sia il processo produttivo diventano intelligenti e robotizzati. Questo approccio permette di riconfigurare l’intero ecosistema produttivo, con benefici che spaziano dalla riduzione dei costi operativi all’incremento della competitività sui mercati internazionali. La sinergia tra difesa e industria, infatti, stimola investimenti in ricerca e sviluppo, favorendo l’emergere di nuove tecnologie e soluzioni innovative che possono trovare impiego in molteplici settori, dalla logistica alla sicurezza urbana. La logica dual use serve anche per indirizzare la crisi strutturale di reclutamento e remunerazione competitiva del personale impiegato nella difesa: più alte sono le probabilità di utilizzo trasversale delle competenze maturate in ambito militare, maggiore diventa l’attrattività dei percorsi professionali nelle forze armate.
Per trasformare in realtà questa visione innovativa, è dunque cruciale che l’AI, la robotica e le tecnologie collegate vengano riconosciute ufficialmente come parte delle “spese militari”. La dichiarazione del ministro Crosetto pubblicata su Il Foglio conferma che anche il governo italiano intende andare in quella direzione. Solo in questo modo tali investimenti potranno concorrere al rispetto degli impegni assunti in sede Nato. Questo approccio non solo garantisce un adeguato finanziamento, ma offre anche una soluzione trasparente e coerente con le esigenze difensive dell’Europa, evitando il ricorso a manovre contabili volte a sottrarre queste spese ai vincoli del patto di stabilità dell’Ue: non è quella la strada più efficace per investimenti che puntano a far convergere la deterrenza militare con gli utilizzi civili e industriali.
In questo scenario, l’Italia può assumere un ruolo di primo piano, candidandosi come laboratorio di ricerca e sviluppo per droni aereo-spaziali e navali. L’ecosistema tecnologico di Torino, grazie al Politecnico e a una rete consolidata di imprese, oltre al ruolo strategico storicamente svolto da Leonardo Spa, offre un terreno fertile per lo sviluppo di soluzioni avanzate nel campo dei droni aerei militari e civili. Parallelamente, Fincantieri, capofila nel settore navale, è pronta a guidare la realizzazione di droni marini capaci di operare in ambienti complessi e critici. La sinergia tra queste eccellenze industriali e accademiche permetterà di consolidare un modello “dual use” che non solo rafforza la difesa, ma promuove anche l’innovazione tecnologica e la leadership europea sul mercato globale.
L’integrazione di sistemi autonomi dotati di AI nell’esercito europeo non sarebbe dunque una scelta fine a se stessa, ma rappresenterebbe una strategia complessiva per unire difesa, innovazione industriale e sviluppo economico, contribuendo a rafforzare il consenso dell’opinione pubblica rispetto agli investimenti necessari. La classificazione di queste tecnologie come spese per la deterrenza e la difesa permetterà di destinare risorse adeguate alla realizzazione di una forza armata moderna e reattiva, capace di sfruttare al massimo le potenzialità dell’AI e della robotica. Allo stesso tempo, il modello dual use favorisce il trasferimento tecnologico e il consolidamento di un ecosistema industriale integrato, in cui i processi produttivi diventano più efficienti e sostenibili.
Il progetto di un esercito comune europeo che parta proprio dalla costituzione di una piattaforma tecnologica condivisa di droni e robot “dual use” dotati di AI rappresenta un punto di svolta per la strategia difensiva e industriale dell’Europa. Una forza armata comune, basata su una piattaforma tecnologica avanzata, non solo garantirebbe la sicurezza del continente, ma fungerebbe da catalizzatore per una rivoluzione industriale che potrebbe rilanciare la competitività europea su scala globale. L’Italia, con la sua eccellenza nel settore aerospaziale e navale, è chiamata a giocare un ruolo cruciale, dimostrando come la convergenza tra difesa e innovazione possa tradursi in leadership tecnologica e crescita economica. Investire in questa visione significa prepararsi a un futuro in cui l’intelligenza artificiale e la robotica sono al centro della strategia europea, garantendo sicurezza, sviluppo e un vantaggio competitivo duraturo.