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Foto Ansa
scambi commerciali
Trump annuncia dazi reciproci: auto, bevande e farmaci i settori più colpiti in Italia
Gli Stati Uniti si preparano a definire nuove barriere commerciali con gli altri paesi. "L'export italiano è più esposto della media Ue al mercato Usa: 22,2% delle vendite italiane extra-Ue, rispetto al 19,7% di quelle Ue", dice il centro studi di Confindustria
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump tira dritto sulla strada delle misure protezionistiche annuncia l'introduzione di dazi reciproci che dovrebbero entrare in vigore da aprile. Howard Lutnick, scelto da Trump come prossimo segretario del Commercio, ha affermato che l'indagine potrebbe essere completata entro il primo aprile. Spetterà poi a Trump decidere quando promulgare una qualsiasi delle nuove tasse raccomandate. "Nessuno sa a quanto potrebbero ammontare" i nuovi dazi, ha detto Trump annunciando le misure, che saranno calcolate paese per paese tenendo conto anche delle nazioni con imposta sul valore aggiunto, che Trump ha definito "molto più punitiva di una tariffa". In tal senso, alcuni paesi dell'Unione europea come l'Italia, la Germania e l'Irlanda, tra i maggiori partner commerciali degli Stati Uniti, vedono prospettarsi un futuro di tasse più elevate su una grande varietà di prodotti. "Gli Stati Uniti sono una delle economie più aperte al mondo, eppure i nostri partner commerciali tengono i loro mercati chiusi alle nostre esportazioni", si legge in una nota di presentazione del piano redatta dalla Casa Bianca. "Questa mancanza di reciprocità è ingiusta e contribuisce al nostro ampio e persistente deficit commerciale annuale".
Per l'Italia gli Stati Uniti rappresentano circa il 10 per cento delle esportazioni nel 2024, con un saldo commerciale positivo che ha raggiunto i 39 miliardi di euro. I dazi potrebbero alterare questo equilibrio, mettendo sotto pressione settori chiave dell'economia italiana. In particolare, come rileva il centro studi di Confindustria in una nota pubblicata ieri, gli Stati Uniti sono la prima destinazione extra-Ue dei flussi italiani di beni, di servizi e di investimenti diretti all’estero. L'Italia ha un surplus commerciale con gli Usa che, nel 2024, si è attestato a 39 miliardi di euro, con una netta predominanza delle esportazioni italiane nei settori della meccanica, farmaceutica e alimentare.
I settori più vulnerabili a queste misure protezionistiche sono l'automotive, i prodotti chimici e le bevande, tutti con una forte esposizione al mercato statunitense. L'esposizione alle politiche tariffarie americane non riguarda solo il lato delle esportazioni, ma anche quello delle importazioni. Il settore farmaceutico italiano, che rappresenta il 38,6 per cento degli acquisti totali degli Usa, è uno degli ambiti più esposti. L'esposizione italiana agli Usa aumenta se si considerano anche le connessioni produttive indirette, cioè le vendite di semilavorati che sono incorporati in prodotti per il mercato Usa. In base a stime del Centro studi Confindustria, è attivata direttamente e indirettamente dal mercato Usa una quota significativa delle vendite totali (estere e domestiche) del farmaceutico (17,4%) e degli altri mezzi di trasporto (16,5%). Seguono gli autoveicoli, i macchinari e impianti, gli altri manifatturieri, pelli e calzature. Per il totale manifatturiero, il peso degli Usa come mercato di destinazione è pari a circa il 7% delle vendite (5% da flussi diretti e il restante da connessioni indirette).
Nel contesto europeo, la Germania e la Francia sono altri paesi fortemente influenzati dalle politiche protezionistiche di Trump, ma l'Italia ha una posizione più delicata, soprattutto considerando "che l’esportazione italiana è più esposta della media Ue al mercato americano: 22,2 per cento rispetto al 19,7 per cento delle vendite extra-Ue." La vulnerabilità italiana non si limita agli scambi diretti, ma interessa anche le "connessioni indirette" tra i settori produttivi italiani e le catene globali di approvvigionamento, che vedono gli Stati Uniti come un partner cruciale per molte industrie.
Un altro aspetto importante riguarda l'influenza delle politiche di Trump sugli investimenti. Gli Stati Uniti rappresentano il 27 per cento degli investimenti italiani all’estero, con quasi 5 miliardi di euro di capitali diretti all'economia americana. Le aziende italiane sono infatti particolarmente dinamiche in settori strategici come l’automotive, l’elettronica e la tecnologia, dove la presenza di multinazionali americane sul territorio nazionale è significativa. L’impatto di un possibile aumento dei dazi potrebbe indebolire anche questo flusso di investimenti, limitando l'espansione delle aziende italiane negli Stati Uniti.