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Foto LaPresse
Il meeting
Byd cerca fornitori italiani per le sue automobili. L'alternativa a Stellantis parla cinese?
Il colosso dell'automotive di Shenzhen ha incontrato a Torino 380 aziende della componentistica italiana. L'apertura dello stabilimento cinese in Ungheria si avvicina e intanto la filiera cerca nuovi committenti per smarcarsi dalla crisi industriale del gruppo di Elkann
Non c'era un posto libero ieri al Museo nazionale dell'automobile di Torino. L'occasione era il Byd Supplier Meeting, evento organizzato dal produttore cinese di automobili Byd con il supporto dell'Associazione nazionale filiera industria automobilistica (Anfia) per illustrare la strategia industriale della società e il suo approccio verso gli operatori della filiera automotive europei e italiani.
Il meeting ha radunato nel capoluogo piemontese 380 aziende della filiera italiana della componentistica. Un fiore all'occhiello dell'automotive nostrano, che si scontra da anni con un cliente tanto fondamentale quanto fragile come Stellantis. Il gruppo di John Elkann, infatti, sconta una quota sempre più sottile sul mercato europeo (scesa all’15,2 per cento nel 2024) e livelli produttivi in Italia sostanzialmente paragonabili a quelli del 1956 (con 475.090 vetture uscite dagli stabilimenti italiani nell'ultimo anno, il 36,8 per cento in meno sul 2023).
Una simile debolezza si riverbera sulla stabilità dei contratti di fornitura che Stellantis ha verso le numerose società del suo indotto. Nell'ultimo anno sono stati annunciati licenziamenti, scioperi, vertenze sindacali e aperti tavoli al Mimit per garantire la stabilità dei livelli occupazionali. In uno di questi, tenutosi il 10 dicembre scorso, la società specializzata in attività di logistica Transnova ha garantito l'impegno nella ricerca di altri possibili business di sviluppo, “lavorando in ottica di superamento del regime di monocommittenza”.
Una possibilità sembra arrivare da Shenzhen. O almeno è ciò che sperano le aziende che a Torino hanno incontrato Zhiqi He, vicepresidente di Byd, e Alfredo Altavilla, ex manager di Fca e ora Europe special advisor del colosso cinese. “L’Italia è il primo paese coinvolto in questa attività e credo sia fondamentale offrire alle nostre aziende l’opportunità di essere protagoniste nella transizione tecnologica della mobilità”, ha detto il manager, sottolineando che “la qualità e il know-how della componentistica italiana sono riconosciuti a livello globale e possono giocare un ruolo chiave nel successo della strategia industriale di Byd in Europa”.
Conclusa la sessione plenaria sono cominciati 176 incontri individuali, durante i quali i vertici della società cinese hanno illustrato a ciascuna azienda le possibili opportunità industriali all'orizzonte. Si tasta il terreno, ci si fiuta a vicenda, si possono fare anche test drive su sette modelli della gamma di Byd, tra cui le nuove Atto 2 e Sealion 7. D'altra parte, è lo stesso gruppo ad aver bisogno di fornitori adeguati ora che si prepara ad avviare le sue attività in Europa. Al momento è prevista l'apertura di un impianto in Ungheria nell'ultimo trimestre del 2025, con cui Byd punta a raggiungere volumi di produzione stimati in circa 300mila unità all’anno.
Sulla testa di Byd, e altre case automobilistiche cinesi, pendono i dazi europei che vanno dal 17 al 35,3 per cento, sommati a quelli preesistenti del 10 per cento. La Commissione europea li ha imposti dopo la conclusione di un'indagine avviata nell’ottobre 2023, secondo cui i sussidi forniti da Pechino alle aziende produttrici cinesi avrebbero permesso di abbassare i costi delle auto a danno delle imprese e della competitività europea.
Dopo il ricorso dei produttori cinesi, l'entrata in vigore dei dazi è nelle mani del Tribunale Generale di Lussemburgo. Nel frattempo l'unico modo per evitare barriere all'ingresso è penetrare il mercato europeo, producendo direttamente nel continente. Ecco perché Byd si è affrettata ad avviare colloqui e potenziali rapporti anche con i marchi di componentistica italiana. “Speriamo di trovare tutto quello che ci serve qui in Italia, almeno avremo dato lavoro alle aziende italiane”, ha detto Altavilla in un'intervista concessa al Sole 24 ore, da cui emerge anche il suo ruolo in tutta l'operazione.
I pezzi del puzzle sembrano incastrarsi bene. L'evento ha incassato un elevatissimo riscontro da parte delle aziende della componentistica italiana, con un livello di adesioni talmente elevato da portare Byd a prendere in considerazione un'ulteriore possibile secondo incontro. L'intero comparto incrocia le dita.