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Disparità incomprensibili

I rincari energetici penalizzano i più piccoli, dice Confartigianato

Gli aumenti in bolletta minano la competitività di artigiani e piccole imprese italiane, che rischiano di trovarsi in una posizione di svantaggio rispetto ai competitor del vecchio continente. Disparità di trattamento da eliminare, anche puntando al disaccoppiamento tra prezzo del gas e quello delle fonti di energia elettrica

Il 2025 porta con sé aumenti significativi per le bollette degli artigiani e delle piccole imprese italiane, con effetti pesanti sulla loro competitività. A febbraio il prezzo all’ingrosso dell’elettricità è aumentato del 37,5 per cento rispetto al 2024, a cui si aggiunge un incremento del 26 per cento degli oneri per finanziare le energie rinnovabili. Secondo le ultime stime rese disponibili da Arera, gli oneri per le rinnovabili passano dai circa 9 miliardi del 2024 a 11 miliardi del 2025. Più della metà di questo aumento (61 per cento) è dovuto all’introduzione di una nuova misura in bolletta a sostegno della generazione da fonte rinnovabile dedicata a circa 4 mila imprese elettrivore e pagata dalle piccole e medie imprese e dalle famiglie.

“L’impatto dei rincari energetici – sottolinea Marco Granelli, presidente di Confartigianato – mette a rischio le piccole aziende, già alle prese con un contesto economico incerto”. Granelli cita il caso di una piccola azienda del tessile, settore che vive una fase di difficoltà: nel 2024 pagava 163 euro al megawattora, un importo che comprendeva sia il prezzo dell’energia (108,52 euro) che gli oneri per le rinnovabili (54,4 euro). A febbraio 2025, il costo complessivo è salito a 218 euro/megawattora, un aumento che ha un peso enorme sul bilancio di un’azienda che non può facilmente assorbire tali incrementi.

Il presidente di Confartigianato evidenzia che “le piccole imprese italiane pagano il prezzo dell’energia più alto d’Europa, con un maggior costo del 22,5 per cento rispetto alla media Ue. Questo gap penalizza la competitività dei nostri imprenditori che rischiano di trovarsi in una posizione di svantaggio rispetto ai competitor del vecchio continente”.

Uno degli aspetti più critici riguarda il peso degli oneri per finanziare le rinnovabili, che in Italia sono distribuiti in modo sproporzionato tra le imprese. Come spiega Granelli, “in nome dell’assurdo principio ‘meno consumi, più paghi’, le piccole imprese, pur rappresentando solo un terzo dei consumi industriali, sono costrette a pagare la metà del gettito destinato a finanziare gli incentivi alle rinnovabili”. In pratica, finisce che i piccoli pagano per i grandi energivori. Un esempio concreto di questa disparità si trova nel settore della meccanica: mentre un’impresa con elevato consumo di energia paga circa 14-17 euro per megawattora di oneri per le rinnovabili, una piccola impresa dello stesso settore si trova a dover sborsare ben 60 euro per megawattora, con una differenza significativa che grava non poco sulle finanze aziendali.

In attesa delle decisioni del governo per attenuare l’impatto del caro-energia, Granelli suggerisce alcune misure immediate per ridurre il peso dei costi energetici sulle piccole imprese. Una delle proposte è quella di trasferire il finanziamento degli incentivi per le energie rinnovabili dalla bolletta delle imprese ai proventi delle aste Ets (mercato delle emissioni di CO2), una soluzione che già si è rivelata efficace nel 2022, quando il sistema ha permesso di abbattere il peso delle bollette grazie agli introiti derivanti dalle aste della CO2. Il presidente di Confartigianato ha apprezzato le dichiarazioni del ministro Giorgetti in Senato, che suggeriscono un approccio più globale e non solo focalizzato sulle imprese energivore. “Il governo ha compreso la necessità di un intervento che non lasci indietro le piccole e medie imprese, che sono il motore dell’economia italiana”, afferma Granelli.

Uno degli obiettivi proposto da Confartigianato è quello di “puntare al disaccoppiamento tra il prezzo del gas e quello delle fonti di energia elettrica”. Granelli spiega che deve essere un intervento inclusivo, che consenta la partecipazione agli accordi di lungo termine anche delle piccole imprese, tramite lo strumento dell’aggregazione. Per Granelli “la politica energetica deve affrontare sfide che garantiscano un futuro sostenibile per tutte le aziende italiane, eliminando incomprensibili disparità di trattamento tra dimensioni d’impresa e incentivando l’adozione di energie rinnovabili in modo equo”. 

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