
(foto Ansa)
il personaggio
Le scommesse di Orcel, il banchiere che non molla mai
Che vuol fare con Banco Bpm? E in Generali? Ritratto dell’ad di Unicredit, sempre in rotta con governi e Bce
Va avanti su Banco Bpm o no? Se si ritira è perché sale in Generali? Con quale cordata si schiererà? Con Commerzbank che fa? Sono le domande che quotidianamente assillano il mondo della finanza (e non solo) e hanno un unico protagonista: Andrea Orcel, l’amministratore delegato di Unicredit, il banchiere-stratega, il “deal maker”, l’uomo che sin da bambino sognava di diventare banchiere e che si è laureato con una tesi, neanche a dirlo, sulle scalate ostili. Quando in tanti cominciano a pensare che si possa ritirare dall’offerta sulla banca milanese lui che fa? Anticipa l’assemblea di Unicredit che deve dare il via libera all’ops al 27 marzo (dal 10 aprile) poiché, spiegano fonti vicine al gruppo, c’è una certa confidenza che per quella data arrivi l’autorizzazione della Bce. Allora, meglio giocare d’anticipo sorprendendo, ancora una volta, l’avversario. Si deciderà poi se andare avanti o meno, dipende da come Bpm si muoverà a sua volta su Anima, se con o senza lo “sconto” del Danish Compromise, perché è questo, nella visione di Orcel, che farà la differenza. Intanto, il banchiere, che sembra più seduto a un tavolo di poker che di risiko bancario, sceglie le carte da dare in questa e nelle altre due prtite di cui è regista e advisor di se stesso: Commerzbank e Generali. Mentre sul fronte tedesco è inevitabile dover attendere i risultati delle elezioni, su Generali i giochi si stanno decidendo adesso in vista dell’assemblea di maggio. Secondo il quotidiano Les Echos, per quanto Orcel continui a ripetere che l’investimento nel Leone sia di tipo finanziario, di fatto “è l’arbitro del destino di Philippe Donnet”, come dimostra la visita dei scorsi del ceo di Generali ai piani alti di Unicredit.
Di cosa abbiano parlato i due non si sa, ma è evidente che la posizione che assumerà Orcel con il suo 5,2 per cento potrebbe rivelarsi decisiva per rafforzare o detronizzare il manager francese. Giocare su più tavoli tenendo aperte varie opzioni fino alla fine fa parte del suo modo di lavorare, assicura chi ha avuto modo di conoscerlo. Il rischio paventato dal ministro Giancarlo Giorgetti, citando il generale prussiano von Clausewitz, che il modo migliore per perdere una guerra è impegnarsi su due fronti, per Orcel proprio non esiste anche se i fronti aperti sono tre, come adesso. Ha sempre fatto così, glielo hanno insegnato i decenni trascorsi dentro le banche d’affari, compresa Merril Lynch di cui è stato capo della divisione global markets and investment banking della sede londinese quando, in seguito allo spezzatino dell’olandese Abn Amro, l’indebitata banca Antonveneta fu venduta al Banco Santander e dopo poco a Montepaschi. A fare da regista c’era sempre lui mentre a guidare la Banca d’Italia era Mario Draghi. Ma è stato il rapporto con la Spagna lo spartiacque della sua carriera: qui si è scontrato con la famiglia di Emilio Botin, il patriarca del Santander, uscendone con un risarcimento di quasi 50 milioni di euro per la mancata nomina a ceo dell’istituto, nonostante un impegno formale all’assunzione che lo aveva indotto a dimettersi da Ubs. Da quando nel 2021 è tornato in Italia come ad di Unicredit, Orcel ha puntato alla crescita dimensionale della banca accettando anche di sedersi al tavolo col governo Draghi per Montepaschi ma dettando condizioni ritenute inaccettabili. L’esperienza del merchant banker si sposa con un profilo caratteriale dalle mille sfaccettature. Orcel, per esempio, non ha mai dimenticato lo “sgarbo” subito in Spagna al punto, fa notare qualcuno, che non può essere una coincidenza il fatto che di recente Unicredit sia diventato il nuovo sponsor della Formula uno di Ferrari al posto proprio del Banco Santander. Una rivalsa? Non lo sapremo mai, ma un po’ il banchiere si muove con uno stile che ricorda il Conte di Montecristo, il celebre personaggio di Alessandro Dumas e della recente serie Rai che il gruppo Unicredit ha scelto di sostenere finanziariamente, come alcune produzioni cinematografiche, tra le quali il film Comandante, con Pierfrancesco Favino. Storie di uomini forti e combattuti. Ma se Edmond Dantes è motivato dalla vendetta quando trova il tesoro che gli ha indicato l’abate Faria, Orcel, che pure è stato segnato dalla disavventura spagnola vissuta come un tradimento, è spinto da ambizione personale e da un solo credo: il mercato. Il suo punto di forza è godere di credibilità presso gli investitori, istituzionali ma anche più speculativi, tipo gli hedge fund. Si racconta che alcuni di quelli presenti in Italia nelle diverse partite bancarie sul tavolo – da Mps a Mediobanca a Generali - siano pronti a seguirlo nelle scelte che farà. Il punto debole è che non esita a entrare in rotta di collisione con la politica e con i governi, ma anche con la Bce con la quale ha ingaggiato un braccio di ferro sia sulla distribuzione di dividendi (quelle di Unicredit sono molto generosi) sia per la presenza della banca in Russia nonostante le sanzioni europee per l’invasione dell’Ucraina. “Se la politica cambia, potremmo accelerare la nostra uscita dalla Russia”, ha detto di recente al Ft ribaltando completamente l’ottica. Pur essendo romano, i suoi rapporti con l’esecutivo di Giorgia Meloni sono stati finora di scarso feeling, anche se, si racconta che, memore delle tensioni in occasione del lancio dell’ops su Bpm, abbia “avvisato” Palazzo Chigi prima dell’entrata in Generali. Col governo federale tedesco sono state scintille e difficilmente il quadro potrà cambiare. Ma non si può mai dire. Il banchiere è dell’idea che prima di mollare bisogna tentare il tutto per tutto.
Per esempio, tra il 2021 e il 2023 Unicredit aveva provato per ben due volte a fare un’offerta su Bpm e ci è riuscito solo al terzo tentativo. Nello stesso periodo provò anche un affondo sulla Banca popolare di Sondrio, mossa che sarebbe stata sventata all’ultimo momento dalla decisione di Unipol di raddoppiare la sua quota. Erano, però, anni in cui Orcel aveva idee e progetti ma non tante risorse a disposizione come oggi dopo due anni di profitti straordinari (quasi 20 miliardi tra 2023 e 2024). Ora che ha un “tesoro” da investire prova muoversi a tutto campo: vuole sfidare la leadership di Intesa Sanpaolo (parole sue), conquistare la terza banca tedesca, diventare più forte nell’Italia del nord e rappresentare un grande investitore di Generali. Tante opzioni prima di scegliere quella finale. Sarà il Leone?