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colti in castagna

Perché la mossa di Banco Bpm su Anima complica i piani di Orcel e apre un nuovo fronte su Mps-Mediobanca

Mariarosaria Marchesano

Gli ultimi sviluppi nel risiko bancario. Con l’opa su Anima in dirittura d’arrivo, l’ad di Bpm Giuseppe Castagna si prepara a giocare un ruolo chiave nell’assemblea di Montepaschi. Il sostegno di Crédit Agricole

Se Andrea Orcel ambisce a essere l’ago della bilancia della partita su Generali, Giuseppe Castagna vorrebbe diventarlo nell’assemblea di Mps che dovrà votare l’ops su Mediobanca. Castagna ha ottenuto ieri una maggioranza bulgara (97,7 per cento) dall’assemblea dei soci di Banco Bpm per aumentare il prezzo dell’offerta su Anima (da 6,2 a 7 euro per azioni) e per poter acquistare la società del risparmio gestito anche senza l’aiuto europeo del “compromesso danese”.

      
Nonostante i dubbi sollevati da Unicredit nei giorni scorsi su questo punto, la base degli azionisti della banca milanese ha dato carta bianca a Castagna, spingendo il gruppo guidato da Andrea Orcel a ribadire in serata di avere facoltà di ritirare la sua offerta su Bpm. In questo momento, la posizione di Castagna, per quanto messa a rischio dalla prospettiva di un’aggregazione con Unicredit, è supportata dal dinamismo di Crédit Agricole nel capitale: gli ultimi rumors di mercato, infatti, fanno risalire proprio al gruppo francese l’acquisto di una ulteriore quota del 5,1 per cento tramite Deutsche Bank. Anche se non fosse così, è noto che il Credit punti a conquistare il 20 per cento di Bpm, contrapponendosi alla scalata di Unicredit, e che nel farlo non perda occasione per offrire sostegno all’attuale amministratore delegato, come si vede anche dalla nota di ieri in cui la banca francese si definisce “principale azionista e partner chiave di Bpm”.

 

Castagna ha sempre coltivato un buon rapporto con l’attuale governo, in particolare con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, al quale si rivolse qualche anno fa quando intercettò le prime mire di conquista da parte di Unicredit. Tutelare l’indipendenza di un istituto con una forte identità milanese e lombarda è sempre sembrato a Giorgetti, e in generale alla Lega, un obiettivo condivisibile. E l’acquisto da parte di Banco Bpm del 5 per cento di Mps, durante il collocamento dell’ultima tranche del Mef, sembrava aver rafforzato quest’asse anche nell’ottica della creazione del terzo polo. Ma poi le cose hanno preso un’altra piega: la pressione subìta dalla banca milanese presieduta da Massimo Tononi con l’ops di Unicredit, arrivata proprio in concomitanza con l’opa che era stata lanciata su Anima, ha spinto i vertici ad adottare una strategia difensiva e a cercare altre alleanze. Così oggi sembra che Piazza Meda dialoghi in modo più fluido con Parigi che con Roma. D’altro canto, sarebbe imbarazzante per Castagna esprimere una posizione in aperto contrasto con quella di Palazzo Chigi che sta offrendo pieno appoggio all’offerta di Mps su Mediobanca. 

 
Ma veniamo ai fatti. Secondo quanto hanno riferito i vertici di Bpm, l’iter burocratico per far partire l’Opa su Anima potrebbe concludersi entro la terza decade di marzo. Ipotizzando una ventina di giorni per le adesioni, non si può del tutto escludere che quando si terrà l’assemblea dei soci di Mps, il 17 aprile, Banco Bpm e Anima saranno già, almeno nella sostanza, un unico soggetto. Separatamente, detengono la prima il 5 per cento e la seconda circa il 4 per cento del Montepaschi, per un totale del 9 per cento, pacchetto che in termini di diritti di voto per approvare l’operazione su Mediobanca ha un peso non trascurabile. Anche se Bpm e Anima voteranno separatamente, come è probabile, sarebbe curioso che assumessero una posizione non univoca. In teoria ci sarebbe da aspettarsi che votino entrambi a favore, ma rispondendo alle domande dei giornalisti, Castagna ha detto di non sapere ancora come si regolerà su Mps-Mediobanca. “In base all’evoluzione delle cose decideremo cosa fare e come fare”, ha affermato, precisando di non vedere “una preclusione assoluta” su un’operazione che, tra l’altro, “è ancora in fase di definizione”. 

 
L’assemblea di Mps è un passaggio cruciale per lanciare l’offerta su Piazzetta Cuccia, non è un caso che il gruppo Caltagirone abbia rafforzato la sua partecipazione portandola dal 5 all’8 per cento, che, unita alle quote di Delfin e del Mef, porta il blocco dei soci promotori dell’iniziativa a quasi il 30 per cento, che può arrivare al 39-40 circa contando, però, anche Anima, Bpm e alcuni investitori istituzionali italiani. L’esito positivo dipenderà dal voto favorevole di una maggioranza qualificata (due terzi del capitale presente all’assemblea) visto che si tratta di deliberare un aumento di capitale del Monte con l’emissione di nuove azioni. Al momento, tale esito non è del tutto scontato a causa dello scarso entusiasmo mostrato dai fondi di investimento internazionali che hanno una presenza molto diffusa nell’azionariato di Siena e che per prassi tendono a far sentire la propria voce nelle assemblee. Si vedrà se l’ad di Mps, Luigi Lovaglio, è riuscito a convincerne almeno una parte nel suo road show all’estero di questi giorni. Insomma, il quadro è fluido e Castagna sembra voler contribuire a creare una certa suspence.