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L'ecologia che costa

Vogliamo più energia pulita: la pagheremo un botto

Jacopo Giliberto

Eolico e fotovoltaico, che producono quando e dove gli pare, costano. Ecco come ci prepariamo a usarli

Vogliamo più energia pulita, sì, ma basta con le ipocrisie. Non è vero che le fonti rinnovabili d’energia faranno scendere le bollette dei consumatori domestici. Le fonti rinnovabili non programmabili – cioè eolico e fotovoltaico, che producono quando e dove pare a loro e non quando e dove serve a noi – fanno crescere le bollette. L’ecologia costa ed è giusto che, per salvare il pianeta dal riscaldamento globale, dobbiamo pagare una schioppettata in più, sia che si tratti di energia da fonte nucleare – che non emette CO2 – sia che si tratti di energia da fonte rinnovabile non programmabile.

 

       

Il fatto è che le fonti rinnovabili non bruciano combustibile e perciò costano poco alla produzione, pochissimo. E’ vero. Costano poco alla produzione e  poi i chilowattora sono rivenduti alla borsa elettrica dell’ingrosso al prezzo pieno, alla sontuosa quotazione ufficiale. Ma soprattutto le due fonti rinnovabili non programmabili, cioè eolico e fotovoltaico, sono fonti riottose nel darci l’energia elettrica là dove ci serve e nel momento in cui ci serve. Per questo motivo, eolico e fotovoltaico impongono al sistema elettrico nazionale e ai consumatori spese ingentissime per farci arrivare quell’energia quando ci serve, e per non fare impazzire il sistema nervoso della corrente elettrica, cioè la rete di trasporto in alta tensione e la sua distribuzione in media e bassa tensione. 

 

Questi costi, una fucilata per le tasche degli italiani, si vedono non sul prezzo alla borsa dell’elettricità all’ingrosso bensì sugli oneri indiretti che rendono la bolletta elettrica italiana una delle più superbe al mondo. Ci sono i sussidi ai produttori di corrente elettrica rinnovabile. Per avere un’idea della dimensione, nel 2023 sono stati circa 7,4 miliardi e il cumulato va moltiplicato per un ventennio. Ma ci sono anche altre voci. Ecco qualche esempio tratto dalla cronaca economica di queste settimane. 

 

Sincronizzatori. Le grandi turbine termoelettriche e il grande idroelettrico hanno l’inerzia delle grandi masse rotanti, cioè con la loro costanza di rotazione tengono saldo il passo, la tensione e la frequenza a 50 Hertz della rete a corrente alternata. Eolico e fotovoltaico non riescono a fornire questo servizio, anzi con i loro singhiozzi sbilanciano la rete. Per questo motivo Terna (la spa dell’alta tensione) ha appena comprato da Ansaldo Energia altri cinque colossali sincronizzatori rotanti per 300 milioni

 

Pagare per stare spenti /1. Eolico e fotovoltaico producono quando vogliono, senza badare alla quantità di energia che ci serve istante per istante. Spesso riposano quando le fabbriche accendono i compressori e le presse. Per questo motivo è stato creato il mercato della capacità, cioè sulle bollette paghiamo centrali a gas e altri impianti affinché stiano spenti, ma pronti ad accendersi quando le nuvole oscurano il sole e quando cade il vento.

 

Pagare per stare spenti /2. Al tempo stesso, le rinnovabili non programmabili producono tutte insieme quando pare a loro senza badare se ci serve o no; quando brilla alto nel cielo, il sole brilla in modo imparziale su tutti i moduli fotovoltaici, anche quando non ci serve. Bisogna fermare e buttare fuori dal sistema gli impianti rinnovabili che producono in eccesso e squilibrano la rete; e questi impianti in futuro saranno rimborsati per la loro elettricità respinta perché non richiesta.

 

Accumulatori.  Poiché le tecnologie rinnovabili non programmabili producono quando pare a loro e non quando ne abbiamo bisogno noi, sono finanziati dalle nostre bollette i grandi impianti di batterie agli ioni di litio che servono per raccogliere l’energia prodotta quando non ci serve e per restituirla quando ci serve. 

Nelle settimane scorse il ministero dell’Ambiente ha autorizzato un grandissimo impianto di batterie da realizzare a Redipuglia (Gorizia) per 200 megawatt e un’altra mezza dozzina di impianti simili per 551 megawatt in Lombardia (Ostiglia e Chignolo Po), Basilicata (Genzano di Lucania), Fauglia (Pisa) e Cerignola (Foggia), ognuno dei quali con il suo regolamentare comitato nimby che vi si oppone. A titolo di confronto, pochi giorni fa in Germania la Rwe ha avviato uno stoccaggio a batterie per 140 megawatt capace di alimentare per 40 secondi i consumi di un paese come l’Olanda. Ripeto: 40 secondi. Nel frattempo in queste settimane il ministero delle Imprese ha stanziato altri 8 milioni per sperimentare accumulatori di nuova tecnologia, all’idrogeno. Finora il progetto di ricerca ha ricevuto 61 milioni, a spese degli italiani.

  

Elettrodotti. L’altra caratteristica di eolico e fotovoltaico è che producono dove piace a loro, e non dove serve a noi. Per questo motivo tutti i progetti più interessanti si concentrano nelle zone più ventose e più soleggiate. In testa, Sicilia e Sardegna. Ci sono progetti sulle loro colline e sui mari per decine di migliaia di megawatt, la sola Sicilia oltre 40 mila megawatt di progetti rinnovabili, con una produzione di punta decine di volte superiore al loro consumo massimo. Bisogna far defluire altrove l’ingorgo rinnovabile delle due isole e mandare quel surplus là dove c’è bisogno. Ed ecco perché Terna poche settimane fa ha cominciato a posare il primo ramo, spesa 500 milioni di euro, del progetto colossale di cavi sottomarini del Thyrrenian Link necessario a rendere più fluido il sistema elettrico intasato dalla concentrazione di futuri impianti rinnovabili. Costo totale dell’opera colossale, 3,7 miliardi a carico delle bollette dei consumatori

Non basta. Ancora Terna, nei giorni scorsi ha cominciato la posa della terza linea sottomarina di alta tensione da Santa Teresa di Gallura (Sassari) a Suvereto (Livorno) via Corsica, “favorendo l’integrazione delle fonti rinnovabili”, specifica Terna in un comunicato; la linea agli italiani costerà circa altri 1,35 miliardi di euro “con uno schema di ripartizione dei costi tra Italia e Francia in linea con la decisione coordinata dei rispettivi regolatori (delibera Arera 416-2024)”. Tradotto: a carico delle bollette.

Ancora. In questi giorni Terna a Partanna (Trapani) ha cominciato a spostare in altri terreni oltre 1.700 ulivi dall’area che sarà occupata dagli impianti della linea sottomarina di alta tensione Elmed, che porterà in Tunisia il surplus rinnovabile siciliano con un investimento di altri 850 milioni di euro (307 dei quali stanziati dalla Commissione Ue), “uno strumento addizionale per ottimizzare l’uso delle risorse energetiche tra Europa e Nord Africa”, solfeggia un comunicato di Terna.

 

Ipocrisia. Questi i fatti della cronaca economica nelle ultime settimane. Sono tutte spese utili, utilissime, irrinunciabili. Cui dedicarsi con gioia. Il nemico delle fonti rinnovabili d’energia sta nell’ipocrisia di chi asserisce che faranno scendere le bollette e invece il nucleare le farà rincarare. E’ verissimo, riallestire tutta la macchina nucleare costerà un botto. Come costerà ai consumatori vagonate di miliardi la transizione necessaria verso le fonti rinnovabili non programmabili. E’ l’ecologia per salvare il pianeta, bellezza.
 

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