
stati uniti
Il costo delle uova e i limiti del modello Trump
La “eggflation” era il cavallo di battaglia della campagna elettorale di Donald e Vance, ma ora che i prezzi continuano a salire emergono le contraddizioni del trumpismo.
Nei giorni scorsi Donald Trump ha pubblicato sul social Truth un articolo di un attivista di destra dal titolo “Chiudete la bocca sul prezzo delle uova”. I problemi ora riguardano soprattutto i mercati finanziari – ieri un’altra giornata nera con il Dow Jones che ha perso il 2% e il Nasdaq il 4% – ma è sempre centrale quello dei supermercati. L’elevato costo delle uova è stato un tema centrale nella campagna elettorale, come simbolo dell’inflazione causata dalle errate politiche dell’Amministrazione Biden.
Trump aveva promesso di abbassare, già nei primi giorni, i prezzi dei generi alimentari. L’argomento era talmente sentito che anche la sua contendente, la vicepresidente uscente Kamala Harris, aveva imboccato una linea demagogica promettendo il controllo dei prezzi dei beni di prima necessità per fermare l’inflazione. Ma alla fine gli americani, sul terreno populista, hanno preferito il candidato più forte: Trump, appunto.
Le cose, però, non stanno andando come promesso. L’inflazione è salita al 3% a gennaio, soprattutto per effetto di una dinamica sostenuta dei prezzi dei beni alimentari. E la eggflation, ancora una volta dal punto di vista simbolico, è il caso più significativo perché il prezzo delle uova ha rappresentato circa due terzi dell’inflazione dei beni alimentari nel primo mese dell’anno. Il prezzo medio mensile di una dozzina di uova a gennaio ha raggiunto il picco di 4,95 dollari, superando il record di 4,82 dollari raggiunto due anni fa e doppiando i 2,5 dollari toccati a gennaio 2024. Ma i dati settimanali più recenti, quelli pubblicati dal dipartimento dell’Agricoltura (Usda), mostrano una dinamica ascendente che ha superato gli 8 dollari a febbraio per poi attestarsi, nella prima settimana di marzo, a 6,85 dollari. Trattandosi di una media, vuol dire che in molti casi – ad esempio in California – il prezzo supera i 10 dollari per una dozzina di uova.
Chi ha seguito la linea di Trump di “chiudere il becco” sulle uova è sicuramente J.D. Vance. In campagna elettorale il vicepresidente degli Stati Uniti ha parlato continuamente del prezzo delle uova, con incursioni nei supermercati insieme ai figli, grandi consumatori di uova, accusando Biden e Harris per come hanno reso costosa la colazione delle famiglie americane. Adesso che i prezzi sono molto più alti di prima, Vance non parla più di uova strapazzate né di breakfast delle famiglie.
Naturalmente la egglfation non è colpa dell’Amministrazione Trump, come non lo era di Biden, ma è la conseguenza dell’epidemia di influenza aviaria che ha devastato gli allevamenti. Il virus ha una letalità micidiale, prossima al 100%, pertanto secondo la normativa appena viene rilevato un contagio in un’azienda tutti i capi vengono abbattuti per limitare la diffusione della malattia. Dato che gli allevamenti sono intensivi, ogni focolaio porta all’abbattimento di decine o centinaia di migliaia di capi. Secondo i dati dell’Usda, solo nel mese di gennaio sono stati abbattuti 23 milioni di “uccelli” e altri 18 milioni a dicembre. Sono 166 milioni i capi uccisi dall’inizio dell’epidemia nel 2022. Nella categoria rientrano tacchini, polli allevati per la carne e anatre, ma la stragrande maggioranza degli abbattimenti riguarda le galline ovaiole. La conseguenza è una forte riduzione dell’offerta di uova che fa salire i prezzi, anche perché per ricostruire un allevamento servono mesi per svolgere tutte le operazioni di smaltimento delle carcasse, disinfezione delle strutture e allevamento dei nuovi capi finché non diventano abbastanza grandi per iniziare a produrre uova.
Il dipartimento di Giustizia ha aperto un’indagine per verificare se ci sia “speculazione”, ovvero se i grandi produttori di uova abbiano fatto cartello per ridurre artificialmente l’offerta e incrementare a dismisura i prezzi per fare “extra-profitti”. E’ un po’ la tesi della greedflation, a lungo diffusa a sinistra negli scorsi anni per scagionare l’Amministrazione Biden dalle sue responsabilità fiscali sull’inflazione, secondo cui l’aumento dei prezzi è il frutto dell’avidità e dell’aumento dei profitti delle imprese. Sarà difficile trovare qualche evidenza sostanziale, perché l’incremento dei prezzi il prodotto di un fenomeno molto reale come l’influenza aviaria. Non a caso i vari consiglieri di Trump hanno scaricato le colpe sulla precedente amministrazione, sostenendo che l’unica strategia di Biden era “ammazzare le galline”.
Così ora l’Amministrazione Trump ha lanciato un piano da 1 miliardo di dollari per abbassare il prezzo delle uova. La strategia, presentata sul Wall Street Journal dalla segretaria all’Agricoltura Brooke Rollins, si articola in cinque punti: 500 milioni di dollari per aiutare i produttori di pollame a implementare misure di biosicurezza; 400 milioni di dollari di aiuti finanziari aggiuntivi per gli allevatori i cui allevamenti sono stati colpiti dall'influenza aviaria; 100 milioni di dollari per la ricerca su vaccini e terapie, oltre a una valutazione sull’uso dei vaccini disponibili; rimozione delle regole che aumentano i costi sui produttori (ad esempio requisiti minimi di spazio) e semplificazione per le famiglie per allevare polli e galline da cortile; infine, incremento temporaneo delle importazioni di uova per ridurre i prezzi nel breve termine.
Alcune proposte sono poco sensate, come incentivare l’allevamento di polli in casa: è molto rischioso non solo perché così è più difficile monitorare i focolai e controllare l’epidemia, ma anche perché diversi rari casi di infezione umana da H5N1, tra cui l’unico decesso registrato in Louisiana, riguardavano persone esposte ad allevamento di pollame da cortile per uso domestico e non commerciale. Ma l’aspetto interessante è che le azioni che possono essere più efficaci sono in netta contraddizione con tutta la retorica e l’agenda trumpiana.
Un esempio è quello dei vaccini, contro cui da sempre fa campagna il segretario alla Salute Robert Kennedy Jr.: a metà febbraio l’Usda ha concesso una licenza condizionale alla società farmaceutica veterinaria Zoetis per un vaccino contro l’aviaria per il pollame (anche se pochi giorni dopo, l’Amministrazione Trump ha deciso di rivedere un contratto da 590 milioni di dollari che Biden aveva siglato con Moderna per un vaccino a mRna per uso umano contro l’aviaria). L’altro è l’incremento delle importazioni di uova per ridurre i prezzi: è l’ammissione implicita che la politica dei dazi, pervicacemente perseguita in questi mesi dalla Casa Bianca, provocherà un aumento generalizzato dei prezzi. Trump e Vance possono anche non parlare di uova, ma presto potrebbero trovarsi a dover parlare di inflazione.