L’ad di Leonardo Roberto Cingolani (al centro), il presidente di Baykar Selçuk Bayraktar (sx) e l’ad di Baykar Haluk Bayraktar (foto LaPresse)

Tra turchia ed emirati

La Difesa italiana punta sul medio oriente. Due intese cruciali

Mariano Giustino

Dopo la joint venture con l'azienda turca Baykar, Leonardo e Fincantieri rafforzano la loro collaborazione con Edge Group degli Emirati Arabi Uniti: un importante riallineamento nelle relazioni bilaterali, oltre la tradizionale vendita di armi

Ankara. Mentre in Europa va avanti il dibattito sul riarmo e sull’aumento delle spese militari, l’Italia espande la sua presenza nel settore della Difesa in medio oriente. Le partnership con Emirati Arabi Uniti e Turchia rafforzano la posizione dell’Italia in una regione in cui è già la seconda fornitrice di sistemi di difesa dopo gli Stati Uniti. Ma è soprattutto con le due potenze regionali, Emirati Arabi Uniti e Turchia, quest’ultima anche membro Nato, che l’Italia ha recentemente portato a casa importanti intese

Il 24 febbraio scorso, dopo una visita di stato di due giorni del presidente degli Emirati Sheikh Mohammed bin Zayed a Roma, l’Italia e gli Emirati hanno firmato uno storico accordo di partenariato strategico da 40 miliardi di dollari in settori chiave come Difesa, intelligenza artificiale, terre rare e infrastrutture. Due delle più prestigiose aziende aerospaziali europee, Leonardo e Fincantieri, hanno rafforzato la loro collaborazione con Edge Group degli Emirati. Ciò segna un importante riallineamento nelle relazioni bilaterali dopo un periodo di tensioni diplomatiche dovute all’embargo temporaneo sulle armi imposto dall’Italia nel 2021 per il coinvolgimento di Abu Dhabi nella guerra dello Yemen. 

All’inizio di marzo, sempre Leonardo ha firmato con la prestigiosa azienda turca Baykar del genero di Erdoğan uno storico accordo di joint venture per lo sviluppo di veicoli aerei senza pilota (Uav). Questi accordi rappresentano un passo fondamentale per l’espansione dell’industria della Difesa italiana nella regione medio orientale. Secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma, l’Italia ha rappresentato il 13 per cento delle importazioni totali di armi nell’area tra il 2020 e il 2024, superando i principali esportatori di Difesa dell’Ue come Francia (9,8 per cento) e Germania (7,6 per cento). Questa tendenza sottolinea il crescente impegno di Roma nella sicurezza regionale, in particolare mentre gli Stati del Golfo cercano di diversificare le loro strategie di approvvigionamento militare oltre ai fornitori tradizionali come Stati Uniti e Francia, e rimodella di fatto la concorrenza tra europei, americani e attori emergenti della Difesa.

 

          

 

Questi accordi vanno oltre la tradizionale vendita di armi, perché si concentrano sulla produzione congiunta di sistemi di difesa e sul trasferimento di tecnologia. Infatti, l’accordo da 500 milioni di euro, firmato tra la Edge e la JV Maestral di Fincantieri, è focalizzato sui sistemi di difesa sottomarini, sulla protezione delle infrastrutture navali e sulle piattaforme porta-droni, aree in cui l’Italia mantiene un vantaggio competitivo prezioso per Abu Dhabi, che punta a creare un’industria della Difesa autosufficiente e avanzata soprattutto nei sistemi di guerra elettronica, sull’avionica e sui sistemi di sorveglianza. 

Il recente tour nel Golfo della presidente del Consiglio Meloni ha confermato l’interesse particolare di paesi come Emirati Arabi Uniti, l’Arabia Saudita e il Bahrein nell’industria della Difesa italiana e nei sistemi di combattimento aereo, nelle tecnologie degli elicotteri, nella sicurezza informatica e nella costruzione navale militare. Intanto, la Baykar, principale produttrice turca di droni che esporta in 34 paesi, e il colosso italiano Leonardo hanno concordato di sviluppare congiuntamente velivoli senza pilota in entrambi i paesi, una mossa che potrebbe aiutare l’azienda turca ad affermarsi maggiormente in Europa, dove Leonardo prevede che il mercato dei droni raggiungerà i cento miliardi di dollari nel prossimo decennio. La joint venture con sede in Italia lavorerà alla progettazione, alla produzione e alla manutenzione di sistemi aerei senza pilota.

La collaborazione integrerà l’aereo di Baykar con l’esperienza di Leonardo nei sistemi di missione, tra cui hardware, software e comunicazioni dei droni, nonché nella progettazione del carico utile, che comprende le apparecchiature trasportate dai droni, come le telecamere. Il presidente e direttore tecnico di Baykar, Selçuk Bayraktar, ha affermato che le due industrie erano impegnate in “intense trattative da mesi” e avevano già integrato alcuni dei loro sistemi. “Nei prossimi decenni, quando i sistemi senza pilota domineranno l’aviazione, Turchia e Italia lavoreranno insieme sui grandi progetti”, aveva scritto su X il ministro turco dell’Industria e della Tecnologia, Mehmet Fatih Kacir. Non è un caso che diversi analisti turchi si chiedano se la Turchia possa essere la chiave per la sicurezza dell’Europa.