Foto ANSA

troppo debito?

Perché ritardare i debiti via Pnrr non è solo un errore, ma un rischio contabile

Marco Leonardi

A un anno e mezzo dal termine, è chiaro quali investimenti si potranno portare a termine utilmente e quali no. Bisogna trovare il coraggio di accettare il taglio delle ultime tranche, e quindi non indebitarci ulteriormente

Si avvicina l’ultima revisione del Pnrr e si riaffaccia un problema che fu posto fin dall’inizio: abbiamo preso troppi soldi, abbiamo fatto troppo debito per il Pnrr? Gran parte del Pnrr è infatti debito pubblico italiano (circa 140 miliardi compreso il RePowerEu), certo a tassi un poco più vantaggiosi, ma sempre meno visto che lo spread è ai minimi. A ogni modo è un debito, perché dovremmo indebitarci se lo facciamo per finanziare cose inutili? Autorevoli commentatori, in particolare Boeri e Perotti, hanno sostenuto che fin dall’inizio il Pnrr avrebbe fatto troppo debito.

A parere di chi scrive, questa critica non aveva ragione di essere dall’inizio, in quanto nel 2020 si poteva pensare di “buttare il cuore oltre l’ostacolo” e, utilizzando questa occasione unica di debito comune europeo, finanziare tutti gli investimenti e le riforme che non eravamo mai riusciti a fare. Tuttavia, adesso, a un anno e mezzo dal termine, è chiaro quali investimenti si potranno portare a termine utilmente e quali no. Adesso, per tutti quegli investimenti che non si possono portare a termine utilmente, bisogna trovare il coraggio di accettare il taglio delle ultime tranche e quindi non indebitarci ulteriormente. Se risparmiamo una o qualche decina di miliardi di debito non è una brutta idea, invece di spenderli tutti per forza per cose che sappiamo essere inutili. Il rischio è che i ministeri facciano di tutto, anche quello che non si dovrebbe fare, per rispettare i target, pur di non sopportare il costo politico di rinunciare a parte dei finanziamenti.

 

        

 

I politici hanno una unica preoccupazione: non devono in nessun modo mai accettare un taglio che equivarrebbe all’ammissione di una sconfitta, ma la conseguenza di questo comportamento è debito pubblico inutile. Il Pnrr è finanziato da sovvenzioni a fondo perduto per circa 70 miliardi e per 140/150 miliardi a debito ma queste ultime 4 rate, per circa 40 miliardi, sono soprattutto a debito, per cui se le prendi poi questi soldi li dovrai restituire dal 2027 in poi. Le rate già incassate sono state in gran parte finanziate da sovvenzioni a fondo perduto, tuttavia, se con quei soldi abbiamo finanziato delle opere che non saranno terminate, in teoria bisognerà restituirli. Per evitarlo, presumibilmente si farà un trucco contabile e si sposteranno tutti i rimanenti finanziamenti a fondo perduto sulle opere già terminate.

E fin qui tutto bene. Tutto bene anche quando si cerca di costituire fondi ad hoc per accantonare i soldi che serviranno per terminare delle opere infrastrutturali già iniziate. Ma di progetti che non sono mai partiti o che non arriveranno mai alla fine è pieno. Bisogna solo riconoscerli e tagliarli. Diversi progetti per diversi miliardi per il supporto alla transizione ecologica e lo sviluppo dell’idrogeno e per il credito al turismo non sono partiti. I fondi per gli studentati universitari. I fondi che incautamente sono stati sottratti ai comuni e messi su una nuova misura industry 5.0 per 6,3 miliardi: poiché sono stati spesi solo poche centinaia di milioni si pensa di dirottare il resto dei fondi su altre misure. Ma non si devono spendere i soldi in misure affrettate tanto per spenderli! Certo che si possono fare molti trucchi per spendere forzatamente quei soldi ma plausibilmente si spende male. Prendiamo il progetto GOL del ministero del lavoro. Siccome il target sulla formazione sta a metà dell’obiettivo (400 mila su 800 mila persone) si pensa bene di spostare tutta la formazione online pur di raggiungere il target e ottenere i soldi dalla commissione.

Già nella scorsa revisione di luglio 2024, che ha preso un anno intero di tempo e comportato molti ritardi, si sono già rinviati tutti i target possibili. Ora si spera in una proroga e la Commissione, comprensibilmente visto i tempi che corrono, si è sempre mostrata molto accondiscendente. Ciò non toglie che tutto il debito aggiuntivo che faremo sul Pnrr dovrebbe essere speso bene e non inutilmente. Almeno questo, da un governo che si è trovato da gestire la spesa di più 200 miliardi senza i quali l’Italia sarebbe probabilmente già in recessione. Il conto approssimativo si fa facilmente: benché la spesa Pnrr del 2024 sia ferma alla metà dei 44 miliardi previsti, comunque si tratta di circa un punto di pil e, anche tenendo conto che non tutti questi 22 miliardi spesi sono investimenti aggiuntivi rispetto a quelli già previsti prima del Pnrr, comunque 1 punto di pil è ben di più della magra crescita di 0.7 per cento registrata nel 2024.
 

Di più su questi argomenti: