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il caso
In Friuli Fedriga dimostra che sul “caro voli” Urso aveva torto
Nel 2024 il gettito dell’addizionale comunale ha toccato il massimo, ma la sua crescente incidenza sul prezzo dei biglietti sta mettendo a rischio la competitività del settore aereo italiano. Dove la tassa è stata eliminata, gli effetti sono evidenti. L'esperienza di Ryanair a Trieste
L’addizionale comunale per l’imbarco dei passeggeri ha segnato il massimo del gettito nel 2024 grazie a una continua crescita dei viaggiatori aerei in Italia. Questa tassazione, la cui gran parte del gettito non va ai comuni, ma alle casse dell’Inps, per la gestione assistenziale (Gias) e in parte minore per il cosiddetto “fondo volo”, è cresciuta nel corso degli anni anche perché diversi governi l’hanno incrementata fino ad arrivare in alcuni casi a quasi il 15 per cento del prezzo medio del biglietto di alcune compagnie. Eppure, il sistema aereo italiano rimane competitivo grazie anche all’ottimo sistema aeroportuale, che però fa sempre più fatica a reggere la crescita di traffico senza che gli investimenti vengano sbloccati.
C’è da dire però che nell’ultimo anno, alcune regioni hanno cominciato a eliminare questa tassa pagata dai viaggiatori. Un’addizionale che ha un impatto sulla perdita di competitività proprio per il settore aereo italiano nei confronti di altri paesi. L’addizionale comunale, come si diceva, è stata eliminata in questo momento in tre regioni: Friuli-Venezia Giulia, Abruzzo e Calabria. Nella regione governata da Massimiliano Fedriga si sono visti immediatamente gli effetti: lo scorso anno il numero di passeggeri aerei è cresciuto di oltre il 40 per cento e, sicuramente, questa scelta ha portato a incrementare l’offerta di voli sullo scalo di Trieste da parte del primo operatore aereo in Italia, Ryanair.
Il modo migliore per spingere il traffico, e in parte per mantenere bassi i prezzi dei biglietti, è la scelta di abbassare questa tipologia di tassazione, piuttosto che combattere il “caro prezzi” per decreto come aveva tentato il ministro delle Imprese Adolfo Urso.
Chiaramente non tutte le regioni hanno la possibilità economica di eliminare l’addizionale, anche perché con grandi volumi di traffico, l’impatto sulle casse regionali sarebbe molto elevato.Cosa potrebbe essere fatto?
In realtà è possibile pensare di abbassare gradualmente l’importo pagato da ogni passeggero proprio sfruttando la buona dinamicità del trasporto aereo italiano. Se il governo decidesse di mettere un “cap” al gettito dell’addizionale ai livelli attuali, vale a dire oltre 700 milioni di euro, si potrebbe abbassare l’importo per ogni singolo passeggero solo sfruttando l’incremento di traffico.
Se tale scelta fosse stata fatta lo scorso anno, vista la crescita di circa il 12 per cento del numero dei passeggeri aerei, l’importo dell’addizionale sarebbe sceso in maniera significativa.
Dato che le stime di crescita evidenziano la buona attrattività dell’Italia come destinazione aerea, ci sarebbe dunque la possibilità di abbassare sostanzialmente la tassazione per ogni passeggero aereo senza andare a intaccare il bilancio dello stato nel corso degli anni.
Una scelta del genere, inoltre, metterebbe d’accordo tutti gli stakeholder del settore, dagli aeroporti fino alle compagnie aeree e permetterebbe di andare verso una direzione di abbassamento dei prezzi dei biglietti aerei. La soluzione è sempre quella: meno tasse, più offerta e più concorrenza.