
(foto Ansa)
l'intervista
Amalberto (Confindustria Piemonte): “Preoccupati dai dazi. Meloni lavori con l'Ue"
Il presidente degli industriali piemontesi: "La politica eviti certi slogan. Qui da noi i dazi farebbero malissimo all'agroalimentare. Chiediamo serietà. La premier? Può svolgere un ruolo di mediazione, ma ha bisogno di un mandato europeo"
“Siamo preoccupati e spaventati per l’imposizione di dazi. Spero che almeno adesso ci possa essere un moto d’orgoglio e di compattezza da parte dell’Europa. Che deve svegliarsi e rispondere con una strategia condivisa alle minacce di Trump”. E’ quel che dice al Foglio Andrea Amalberto, presidente di Confindustria Piemonte, quasi 6 mila aziende associate e una vocazione naturale votata all’export. “Siamo più direttamente collegati ai mercati di Francia e Germania, ma è ovvio che siamo globalmente interconnessi ed eventuali dazi avrebbero delle ricadute indirette anche su di noi”, spiega Amalberto. Non ci sono solo effetti indiretti, per il territorio piemontese, però. “Perché, ad esempio, per quel che riguarda il settore agroalimentare i dazi farebbero malissimo alle nostre aziende, soprattutto vinicole. C’è chi dice che tanto il Barolo se lo pagavi 100 sarai disposto a pagarlo anche 200 ma il problema vero è che i dazi innescano un effetto di moltiplicazione. Al punto tale che poi quel Barolo magari, come prezzo finale di vendita, te lo ritrovi a 400. Vorrà dire che i problemi si riverseranno per la gran parte sui consumatori”.
Anche il settore dell’automotive (su cui ieri Trump ha annunciato altri dazi) potrebbe risentirne, perché “alcune nostre aziende hanno investimenti in Brasile, Messico, ma anche negli Usa”. Vittima di questa dinamica, ragione Amalberto, sarà “il ceto medio, perché l’imposizione dei dazi altro non è, alla fine, che un aumento dei prezzi. Per questo dico che abbiamo bisogno di risposte rapide. Studiando meccanismi che possano servire a recuperare risorse dall’imposizione di dazi all’import da destinare al recupero del potere d’acquisto. La penso come la mia collega Annalisa Sassi di Confindustria Emilia-Romagna, prima dei cazzotti c’è bisogno di dialogo. Ma se poi il margine per il dialogo si esaurisce bisogna decidere. Perché restare fermi non vuol dire congelare la situazione, ma fare passi indietro, perdere tempo”.
Secondo il presidente degli industriali piemontesi, che è fondatore e alla guida dell’azienda Ela (Ecologia lavoro ambiente), operativa nell’astigiano, quel che ci vorrebbe, nel solco delle parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è grande senso di responsabilità. Non le da fastidio chi, continuando a tifare per Trump, anche alle nostre latitudini, minimizza i rischi di questa guerra commerciale? “Già solo il termine guerra commerciale dovrebbe farci capire la gravità della situazione”, risponde allora Amalberto. “Io credo che le misure di Trump ci faranno del male. E che però, al contempo, faranno del male anche alle stesse aziende americane, a partire da Tesla di Musk. Ci andremo tutti a perdere. Perché s’innescherà una sorta di cataclisma a livello globale, con i dazi che colpiranno anche la Cina e le aziende cinesi che tenteranno di entrare nel mercato europeo. Per questo servirebbe una maggiore accortezza. Evitando quel che sempre più spesso fa la politica di questi tempi: usare slogan. Noi imprenditori ci svegliamo presto ogni mattina e andiamo a letto molto tardi per cercare di tenere la barra dritta insieme ai nostri collaboratori. Chiediamo rispetto e serietà, perché una guerra commerciale chiaramente sconvolge tutto”. Ma in questo contesto così complicato, che ruolo può svolgere il governo e la premier Meloni? “E’ una donna intelligente, sa come muoversi e lo sta dimostrando. Credo possa mettere una buona parola, ma la vedo molto difficile che da sola riesca a trattare con l’America. L’importante è essere uniti a livello europeo. E se svolgerà un ruolo di mediazione è importante che abbia un mandato pieno dai vertici dell’Ue”. Sapendo pure che, forse, un po’ di ascolto alle aziende bisognerebbe darlo. “Spesso si sottolinea come Trump e Musk siano imprenditori. Ecco, forse a questi tavoli, oltre ai leader europei, è giusto che ci vada pure qualche grande imprenditore del continente. Per rappresentare meglio gli interessi delle imprese, che sono quelle più direttamente colpite dalle tensioni in atto”. Insomma apprensione sì ma senza rinunciare a vedere il lato positivo della vicenda. “Le dichiarazioni di Trump e Vance almeno ci costringono a non dare più nulla per scontato, a restare sul divano sperando che qualcuno ci difenda al posto nostro”, conclude Amalberto. “E’ il momento per l’Ue di mostrarsi unita, non divisa in singoli staterelli. Altrimenti che Unione è?”.