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i mercati
Il duro colpo dei dazi per le borse asiatiche e l'apertura grigia di Piazza Affari
Hong Kong segna la peggiore performance dal 1997 a oggi, mentre tre quarti dei titoli del listino milanese aprono in ritardo. L'ennesima giornata nera per le borse, mentre il vento di recessione porta la Bce a un bivio sul prossimo taglio dei tassi
A meno di una settimana dal “Liberation day”, le borse continuano a soffrire. La guerra commerciale e l'inflessibilità del presidente Donald Trump sui dazi hanno fatto affondare i mercati dell'area Asia-Pacifico. L'indice Nikkei della Borsa di Tokyo ha chiuso a -7,83 per cento, analogamente al crollo del 7,34 per cento registrato a Shanghai. È andato peggio il Component di Shenzhen, che a fine seduta è arrivato a -9,66 per cento, mentre va ancora peggio per l'Hang Seng di Hong Kong, che ha accusato un ribasso del 13,22 per cento, segnando la peggiore performance dal 1997 a oggi.
L'Asia chiude in rosso, l'Italia apre in grigio. Già subito dopo i primi minuti di contrattazioni, a Piazza Affari tre quarti dei titoli del Ftse Mib non riusciti neppure ad aprire: da Stellantis a Pirelli, fino a quelli bancari (fra i più colpiti dalle vendite post-dazi e dai venti di recessione). Nel corso della mattinata tutti i titoli hanno progressivamente aperto, andando incontro a ribassi piuttosto pesanti. Partita da -8,95, Prysmian ha oltrepassato velocemente il 10 per cento di perdite, mentre sul listino milanese le vendite hanno danneggiato in particolare Unicredit, Mps, la Popolare di Sondrio, Bper e Banco Bpm. Complessivamente Ftse Mib (il più importante indice azionario della borsa Italiana) sta cedendo oltre il 6 per cento, in linea con l'andamento di tutto il settore europeo.
“Oggi è una giornata complicata e tutti abbiamo notato l'andamento della Borsa”, ha detto il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso in un convegno organizzato dal Cnel, sottolineando che “ieri si era già manifestato nell'unica Borsa aperta la domenica, in Arabia Saudita, e che oggi è stato confermato dalle Borse asiatiche e poi dalle Borse americane". Nelle ultime ore, del resto, gli economisti di Goldman Sachs hanno dimezzato le prospettive di crescita tendenziale degli Stati Uniti allo 0,5 per cento dall'1 per cento per il quarto trimestre 2025, e vedono una probabilità di recessione del 45 per cento nel prossimo anno, dal precedente 35 per cento, mentre il mercato considera probabile al 60,5 per cento un taglio dei tassi Fed in maggio. Ma prima del board di Jerome Powell, sarà quello di Christine Lagarde a dover gestire questo spinoso dossier: nel prossimo vertice Bce (in calendario il 16 aprile), “saranno sul tavolo sia un taglio che una pausa, a seconda dei dati in arrivo”, si legge nei verbali della riunione del consiglio direttivo del 5 e 6 marzo.