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Come una pandemia

La Cina ha mostrato le sue carte contro Trump, fra quasi-embarghi e titoli di stato

Mariarosaria Marchesano

“La situazione è sfuggita di mano anche a chi ha teorizzato e voluto tutto questo. Avere trasformato la guerra tariffaria in guerra finanziaria è un gioco molto pericoloso per entrambe le parti”. Parla Riccardo Trezzi

Il segretario americano al Tesoro, Scott Bessent, ha detto giovedì sera di non vedere “nulla di strano sui mercati” proprio mentre si svolgeva una nuova asta di Treasury decennali che, con rendimenti in salita al 4,56 per cento, dimostrava esattamente il contrario: gli investitori internazionali vendevano in modo massiccio debito statunitense. “E’ quello il vero tallone d’Achille di Trump”, dice al Foglio Riccardo Trezzi, economista con esperienze alla Bce e alla Federal Reserve, e oggi consulente di fondi di investimento internazionali. L’escalation dello scontro fra Stati Uniti e Cina, la guerra commerciale con il resto del mondo nonostante la tregua di 90 giorni, stanno provocando un terremoto sui mercati finanziari che la Casa Bianca può ignorare, o fingere di farlo, “ma la fuga di capitali dagli asset finanziari americani e da tutto ciò che è denominato in dollari è qualcosa che può fare molto male”.

 

Trezzi spiega che in un solo giorno il franco svizzero si è apprezzato del 4 per cento sul dollaro, il che vuol dire che decine di fondi di investimento si sono riposizionati in Europa, comprando asset finanziari della Confederazione elvetica o anche denominati in euro. “La situazione è sfuggita di mano anche a chi ha teorizzato e voluto tutto questo”. Trezzi si riferisce all’entourage di consulenti economici e finanziari di Trump, come Stephen Miran, l’ideologo dei dazi “punitivi”: “Ho avuto modo di conoscerlo di persona, è un repubblicano smart con le sue idee, ma credo che anche lui sia rimasto spiazzato dal modo in cui sono state calcolate le tariffe e dall’impatto che questo ha avuto sui mercati: l’impennata dei rendimenti dei Treasury, in particolar modo quelli dei 30 anni al 5 per cento, è un pessimo segnale per l’America”. Secondo un’analisi di Barclays, l’eccezionalismo degli Stati Uniti “è stato messo in discussione”, riferendosi al ruolo storico di bene rifugio che hanno sempre svolto i titoli di stato americani. E Barclays conferma anche quanto anticipato dal Foglio: molte delle vendite sul mercato dei Treasury negli ultimi giorni si sono verificate durante le sessioni asiatiche e, dunque, c’è preoccupazione che gli investitori stranieri, in particolare i cinesi, possano avere iniziato a liquidare massicciamente i T-Bond come rappresaglia nei confronti degli Stati Uniti

 

Una strategia messa probabilmente in atto da Pechino nel momento in cui la guerra delle tariffe è arrivata a un punto morto: la Cina ha dichiarato che non risponderà ad aggravi applicati dall’America superiori al 145 per cento già raggiunto e al quale ha risposto con il 125 per cento sui beni di importazione americani. “Avere trasformato la guerra tariffaria in guerra finanziaria è un gioco molto pericoloso per entrambe le parti”, prosegue Trezzi. “Vendendo Treasury la Cina provoca un aumento dei rendimenti dei titoli, che vuol dire maggior costo del debito per l’America, ma vuol dire anche una discesa del prezzo di mercato degli stessi titoli che si trasforma in gravi perdite per qualsiasi investitore li abbia in portafoglio. Si sta diffondendo panico e così la fuga dal debito americano è destinata a continuare anche per effetto di una componente speculativa entrata in gioco che è simile a quelle che abbiamo visto durante la crisi dei subprime e la crisi del debito sovrano di Italia e Grecia”. Quale sarà l’effetto del sostanziale congelamento dei dazi fra Stati Uniti e Cina? “E’ come se ci fosse un embargo reciproco sull’importazione di merci il cui effetto sarà molto simile a quello che abbiamo visto durante il Covid e cioè colli di bottiglia, inflazione e sofferenza per tutto l’indotto manifatturiero di entrambi i paesi, ma con una diversa capacità di resistenza”. Il presidente Xi Jinping ha invitato l’Unione europea a “resistere insieme”: La Cina e l’Ue – ha detto a Pechino durante un incontro con il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez – devono assumersi le proprie responsabilità, proteggere congiuntamente la globalizzazione economica, il commercio internazionale e resistere congiuntamente a qualsiasi coercizione unilaterale”. Si può fare? “Hanno in comune l’interesse a cercare nuovi sbocchi e credo che l’Europa esplorerà questa opzione ma facendosi guidare dalla cautela”.

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