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la trattativa
Perché comprare più gas naturale liquefatto dagli Usa non è tabù
Tra i temi di cui Giorgia Meloni discuterà oggi con Donald Trump c'è anche l'aumento dell'import di Gnl. L'ex ministro Cingolani: “Nessuna criticità”. Tabarelli (Nomisma): “Ci servono tutti i fornitori possibili”
L’energia come moneta di scambio per trattare sui dazi. Tra i temi di cui la premier Giorgia Meloni parlerà oggi a Washington con il presidente americano Donald Trump c’è anche il gas naturale liquefatto (Gnl). “La possibilità di aumentare l’import di Gnl dagli Stati Uniti mi sembra ragionevole”, dice al Foglio Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo che con Mario Draghi è stato ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica.
Anche da Bruxelles studiano questa possibilità con interesse, in linea con il piano di eliminare definitivamente le importazioni di combustibili fossili dalla Russia che verrà presentato il prossimo 6 maggio con una roadmap. D’altra parte, senza gli Stati Uniti l’Unione europea non sarebbe riuscita a superare la dipendenza da Mosca, che l’anno scorso ha venduto all’Europa ancora 50 miliardi di metri cubi di gas rispetto ai 150 del 2021. Già oggi quasi la metà del Gnl trattato in Europa è americano e le importazioni sono più che raddoppiate dopo l’invasione russa dell’Ucraina, come conseguenza degli impegni assunti dall’Amministrazione Biden con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nel 2022.
In Italia la percentuale è inferiore: su 14,7 miliardi di metri cubi importati dall’estero, l’anno scorso circa 5 erano americani. E’ proprio con Cingolani al governo che l’Italia ha avviato l’aumento della sua capacità di rigassificazione, un’operazione indispensabile per diversificare i fornitori e mettere il sistema in sicurezza. Il risultato è che l’anno scorso il gas naturale liquefatto (Gnl) ha rappresentato il 23,7 per cento della domanda nazionale. Con l’entrata in funzione del rigassificatore di Ravenna, l’ultimo tassello del piano costruito dal governo Draghi, prevista per fine aprile, la capacità di rigassificazione raggiungerà la quota di 28 miliardi di metri cubi. “L’impianto è finalmente pronto a partire ed è una buona notizia”, dice Cingolani. Il primo carico con cui il rigassificatore galleggiante acquistato da Snam ha avviato il suo periodo di prova è americano e arriva dalla Luisiana. “Compriamo Gnl in giro per il mondo, non vedo criticità nel fare più acquisti dagli Stati Uniti, lo farebbe chiunque e lo farei anche io”, è l’opinione dell’ad di Leonardo, che di armi preferisce non parlare e ricorda invece le missioni fatte da ministro in giro per il mondo per cercare nuovi fornitori da sostituire a Mosca.
Uno dei punti cruciali è il prezzo del Gnl, che rispetto ai contratti di lungo termine che vincolano il gas via tubo è soggetto a maggiori fluttuazioni. Secondo il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, non ci sono motivi per dubitare della convenienza del Gnl americano rispetto a quello comprato altrove. “Il prezzo di tutto il gas che arriva in Europa è determinato sulla piazza Ttf di Amsterdam – spiega Tabarelli – e l’unico modo per farlo scendere è aumentare l’offerta. A questo contribuiscono anche gli Stati Uniti, che negli ultimi dieci – quindici anni hanno investito molto nella produzione e hanno aumentato la loro capacità di export”. Secondo le stime preliminari elaborate da Rie e pubblicate da Ispi, l’anno scorso gli Stati Uniti hanno superato per la prima volta Australia e Qatar in termini di produzione e sono diventati il primo esportatore a livello mondiale. Un risultato ottenuto anche grazie all’entrata in funzione di un nuovo importante impianto di Venture Global in Luisiana, che proprio ieri ha comunicato di aver avviato la vendita di Gnl attraverso contratti per svariati miliardi di dollari che “avranno un notevole impatto positivo sulla bilancia commerciale degli Stati Uniti con numerosi alleati europei”. Stipulare contratti di lungo termine può essere una strada per ottenere prezzi migliori. “Anche in questi casi, molto spesso il prezzo che si applica è quello al Ttf nel momento la nave arriva a destinazione”, dice Tabarelli. “Ma con i contratti a lungo termine l’effetto è quello di aumentare l’offerta, perché si fissa un impegno nel tempo che consente di programmare più investimenti, e quindi in questo senso si agisce sul prezzo”. Il problema, nota Tabarelli, è l’Europa, che programma di fare a meno dei combustibili fossili e tende a non impegnarsi negli acquisti.
“Chiedersi se aumentare l’import dagli Stati Uniti sia giusto o sbagliato è una domanda poco intelligente”, conclude il presidente di Nomisma. Che sottolinea un dato: “Nonostante la crisi e gli impegni politici, continuiamo a comprare ancora Gnl dalla Russia e questo dimostra che ci sono ancora delle difficoltà. Da una parte mandiamo armi per combattere la Russia in Ucraina, dall’altra mandiamo ancora soldi nelle casse del Cremlino. E’ evidente che dobbiamo prendere il gas da tutti i fornitori possibili. Soprattutto da una democrazia come gli Stati Uniti”.