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L'intervista
Alleanze cercansi sull'alta velocità. Cosa vuol dire difendere i cantieri dall'estremismo
“Nell’ultimo periodo si sono verificati in valle di Susa diversi attacchi ai danni di imprese impegnate sulla Torino-Lione: oltre un evento al mese, almeno un milione di danni in totale”. Ma per costruire al meglio le grandi opere serve mettere insieme aziende, stato e cittadini. Colloquio con Maurizio Bufalini, direttore della Telt
“Io sono un ingegnere, mi piace l’idea di costruire cose che rimangono nel tempo”. Dice così Maurizio Bufalini, direttore della società Telt (acronimo di Tunnel Euralpin Lyon Turin), brillante esempio di collaborazione Italo/Francese (proprietà al 50 per cento francese e al 50 per cento italiano, personale e dirigenza idem). La Telt si occupa del famoso tunnel, la doppia galleria dove secondo i progetti passeranno i treni fra Torino e Lione. Una grande opera, appunto, fondata sul principio: ci si impiega molto a costruirla perché poi deve durare nel tempo: “Il tempo di realizzazione di 20-30 anni può sembrare lunghissimo – spiega Bufalini- ma opere come queste sono epocali, vengono realizzate e durano in esercizio 100/200 anni cambiando completamente il modo di vivere e gli spostamenti. Sono opere che hanno dei processi molto lunghi e mi sono convinto che sia giusto così: perché devono essere digerite bene”. Sul fatto che le opere debbano essere digerite bene dal territorio che le ospita bisogna tornarci, ma, in generale, è interessante notare come in Italia la cultura tecnica ingegneristica, abbia poco spazio: è un tipo di conoscenza spesso mortificata.
Difficile immaginare un intellettuale che ci parli della difficoltà di realizzare un tunnel sotto chilometri di montagna. Preferiamo sempre parlare di un endecasillabo che di un tunnel. Peccato, perché questo sapere tecnico ingegneristico è capace di trovare soluzioni dagli scontri e offrire collaborazioni innovative. Vediamone qualche esempio: “Essendo binazionali, dobbiamo fare i conti con normative che sono simili ma non perfettamente sovrapponibili. Prendiamo l’antimafia: l’Italia ha una normativa alla lotta contro la criminalità organizzata che non esiste in Francia, dove invece si parla genericamente di anticorruzione. Quindi è stato fatto un lavoro per armonizzare le due normative, arrivando a scrivere una normativa antimafia binazionale applicata al cantiere unico della Torino-Lione. Sui due lati delle Alpi: ci sono due prefetture, Torino e Lione, che lavorano insieme sui controlli sulle imprese con una lista bianca unica”. Oppure, per quanto riguarda il materiale di scavo: “La normativa è diversa tra i due paesi e non potevamo spostare il materiale oltre confine: è stato fatto un accordo binazionale e nel progetto unico della Torino-Lione il materiale può circolare liberamente portando la possibilità di riutilizzo fino al 60 per cento”.
Sono solo esempi di risoluzione dei problemi e di collaborazione, giuridico, legislativa, fra le parti. Ma le contestazioni non sono diminuite. Forse perché: “Il primo progetto della Torino-Lione in Italia era probabilmente tecnicamente e finanziariamente ineccepibile ma non lo era per il territorio”. Nel senso che è stato calato dall’alto. Un tipico errore che affiora pericolosamente ogni volta che si realizza una grande opera: “Quando, come nel 2005, hai una Valle di 20.000 persone in cui manifestano in 40.000 inclusi i sindaci con il tricolore, capisci che qualcosa nel processo non ha funzionato. Per questo il governo di allora decise di adottare un nuovo approccio e a inizio 2006 istituì l’Osservatorio. Quell’esperienza portò ad analizzare 11 alternative di tracciato. Quello che ne uscì è un nuovo progetto, completamente diverso da quello del 2005. Fu il primo e forse il più palese esempio di progettazione partecipata”. Però, nel 2011 quando iniziò il cantiere in Val di Susa, ci furono degli scontri violentissimi, e di conseguenza anche una spaccatura nel movimento.
Da una parte l’opposizione più violenta – violenza che ha costretto anche a recintare le aree interessate con dispositivi di protezione, costati 230 milioni di euro e vari problemi per tutti: Bufalini è sotto scorta. Dall’altra quella che protestava con regole democratiche. Infine, dice Bufalini: “Nell’ultimo periodo si sono verificati in valle di Susa diversi attacchi ai danni di imprese impegnate sulla Torino-Lione: oltre un evento al mese, almeno un milione di danni in totale. Ne deriva una crescente difficoltà di molte imprese, alcune di queste pensato di abbandonare la collaborazione con noi. Un peccato: la presenza dei cantieri genera importanti ricadute sulla Valle. Si stima che 1 euro di investimento ne generi 3 di pil”. Non è solo una questione di pil – direte voi. Giusto, è questione di conoscenza e collaborazione, infatti: “Potremo costruire nel migliore dei modi questa grande opera solo se riusciremo a creare una grande alleanza tra noi, lo stato e i cittadini”.