
(Ansa)
Generali conferma Donnet. Ma la partita vera si gioca dopo l'Ops di Mps. Segnali
L’assemblea di Generali rinnova l'incarico al Ceo, ma il futuro della compagnia si gioca sulla possibile scalata di Mps a Mediobanca, sostenuta dal governo. Lo scontro riflette visioni strategiche opposte sul ruolo del gruppo, e nuovi equilibri potrebbero emergere a seconda dell’esito dell’operazione
L’inequivocabile vittoria dell’attuale management di Generali nell’assemblea dei soci di ieri, che ha confermato Philippe Donnet alla carica di amministratore delegato e Andrea Sironi come presidente, non chiude la grande partita della finanza italiana per il controllo della compagnia assicurativa. Il campo di gioco si sposta adesso da Trieste alla milanese Piazzetta Cuccia dove ha sede Mediobanca, che è sotto scalata da parte di Mps con l’appoggio del governo italiano. Se, votando in maggioranza (quasi 53 per cento) la lista proposta da Mediobanca, il mercato ha espresso la volontà di mantenere l’attuale governance di Generali, che finora ha assicurato risultati di gestione positivi e una politica di dividendi generosa, è vero anche che un ribaltone potrebbe ancora avvenire da parte dei grandi soci privati (Caltagirone e Delfin) che hanno una visione diversa del futuro del Leone e giudicano in modo critico l’alleanza nel risparmio gestito con il gruppo francese Natixis. Una cosa che non si racconta a sufficienza di questa vicenda è che non ci sono buoni e cattivi ma il conflitto riflette due approcci strategici opposti e altrettanto legittimi sul ruolo che il più grande gruppo finanziario italiano debba svolgere. Ad ogni modo, sarà l’esito dell’operazione Mps-Mediobanca a orientare il finale di partita. I soci di Generali che ieri sono usciti in minoranza (36,8 per cento dei consensi) potrebbero rafforzarsi grazie alla partecipazione del 13 per cento portata in dote dalla banca d’affari guidata da Alberto Nagel. A quel punto, chiedere la convocazione di una nuova assemblea per rimescolare le carte diventa una strada percorribile, anche se ci vorrà del tempo e diversi passaggi da superare.
Tanto più che Caltagirone-Delfin potranno, teoricamente, contare su un nuovo alleato in Generali che è il gruppo Unicredit guidato da Andrea Orcel. E’ abbastanza diffusa la convinzione che la scelta di Orcel di votare a favore della lista Caltagirone sia stata sì di mercato (ed è un dato che le prime sue grandi banche d’Italia siano favorevoli a una discontinuità in Generali, lo stesso vale per IntesaSanPaolo) ma in una certa misura anche “politica”, cioè dettata dall’esigenza di lanciare un segnale di distensione al governo che con il Golden Power sta di fatto rendendo difficile la conquista di Banco Bpm. Se, infatti, si può individuare una chiave laterale del voto dell’assemblea di ieri è che Orcel è disposto a fare di tutto per prendersi Bpm. Il banchiere aveva sempre detto che Generali è “ben gestita” e che la sua era solo una partecipazione finanziaria (oggi arrivata poco sotto il 7 per cento) ma ha poi scelto di votare contro Donnet. Se lo ha fatto per facilitare il dialogo con palazzo Chigi oppure per avere voce in capitolo in un potenziale tavolo dove un domani si discuterà di bancassicurazioni, proponendo come partner di Generali la società Anima (oggi controllata da Bpm) in alternativa a Natixis, difficile dirlo. Di fatto, la sua scelta, se non ha inciso sul voto di ieri, può contribuire a modificare gli equilibri in futuro.
Tutto questo scenario passa, naturalmente, per la “presa” di Piazzetta Cuccia da parte di Montepaschi, che ha incassato il via libera a larga maggioranza da parte dei soci senesi, compresi i fondi, ma non è scontata. Secondo alcuni, la posizione neutrale assunta dal gruppo Benetton nelle votazioni per Generali andrebbe considerata anche alla luce della presenza nell’azionariato di Mediobanca dove starebbe considerando la possibilità di schierarsi con il progetto di Mps tenuto conto dell’umore positivo dimostrato dal mercato, almeno nel contesto dell’assemblea della banca senese. Se c’è una lezione che si può trarre proprio dai primi due momenti di confronto delle società protagoniste del risiko (Mps e Generali) con la base dei soci, è che il mercato si sta regolando volta per volta a seconda delle circostanze. Se nel caso di Mps ha giudicato positiva l’aggregazione con Mediobanca proposta dai grandi soci, compreso il Mef, nel caso di Generali ha dato fiducia all’attuale gestione (anche con il voto favorevole dei piccolissimi azionisti, in totale 150 mila, di solito poco presenti alle assemblee). Come andrà con Mediobanca? Qui a fare la differenza sarà il mercato, che ragiona in modo opportunistico, ma anche le grandi famiglie che seguono logiche più complesse.