Gioventù malandata e imprese a secco
Perché Bono segnala il guaio della carenza di competenze dei giovani
Giuseppe Bono, ad di Fincantieri, intervenendo alla conferenza organizzativa della Cisl, ha detto che nei prossimi anni “avremo bisogno di 5-6 mila lavoratori, ma non so dove andarli a trovare”. In un paese che ha meno del 10 per cento di disoccupazione, infatti, non si formano professionalità come saldatori e carpentieri. “Sembra che i giovani abbiano perso la voglia di lavorare”, ha detto. “Vogliamo tutto, ma vogliamo che lo facciano gli altri”. Contemporaneamente il gruppo Otb, che controlla marchi di punta dell’abbigliamento come Diesel, Viktor & Rolf, Paula Cademartori e altri, lamenta un terzo di vuoti nelle 48 mila assunzioni in programma entro il 2023, per le quali sono previste retribuzioni dai 1.700 a 3 mila euro netti. Anche Unioncamere diffonde dati sul personale per il quale c’è offerta, mancando la domanda: gli ultimi riguardano 469 mila tecnici, che comprendono non solo lavori “di fatica” ma anche laureati e diplomati in scienza, tecnologia, informatica, matematica.
Sono le evidenze del mismatch del lavoro, l’impossibilità di incrociare domanda e offerta, pure con una disoccupazione giovanile media nazionale al 30 per cento. Le cause sono molte, a cominciare dall’avversione delle famiglie a mandare i figli nelle scuole professionali – nella patria della moda negli istituti tessili si sono registrate per l’anno in corso appena 3 mila iscrizioni – ma ci sono anche le colpe dei sindacati. La guerra dei docenti per difendere cattedre e sedi senza iscritti e in materie obsolete ne è un esempio; le imbarcate di decine di migliaia di precari per colmare i vuoti che si creano ogni anno, la conseguenza. Che cosa insegnano questi nuovi docenti? Nessuno va a sbirciare nelle graduatorie, contano i numeri (elettorali). In aggiunta a questo, come ha detto pochi giorni fa l’economista Veronica De Romanis al convegno del Foglio “Sbloccare l’Italia”, c’è un governo che destina alla formazione e all’educazione 3-4 miliardi a fronte delle decine per le pensioni anticipate e per il reddito di cittadinanza. Non che la situazione in èra Renzi e dintorni fosse molto diversa: ma si era capovolta una tendenza, compresa l’alternanza scuola-lavoro e gli stage presso le aziende.