editoriali
Il Patto di stabilità secondo Scholz
Nessuna rivoluzione, il candidato dell’Spd si sta solo adattando alla nuova realtà economica
Dopo la crisi provocata dalla pandemia di Covid-19 “non è il momento di grandi programmi di austerità negli stati membri”, ha detto ieri Olaf Scholz, il leader dell’Spd che è sempre più vicino a prendere il posto di Angela Merkel come cancelliere in Germania. Scholz ha ribadito la posizione che aveva adottato in campagna elettorale: il Patto di stabilità e crescita è “un buon sistema di regole” che ha già dato prova della “sua flessibilità”. Ma nella coalizione “semaforo” tra Socialdemocratici, Verdi e Liberali, l’obiettivo principale è quello di “assicurare la crescita”, ha spiegato Scholz in un’intervista alla Zdf. Le sue parole dovrebbero rassicurare tutti quelli che, in Italia e altrove, ancora temono un ritorno a un’applicazione rigida delle regole del Patto di stabilità o l’arrivo al ministero delle Finanze del leader dei liberali della Fdp, Christian Lindner.
Oggi il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, e il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, rilanceranno la consultazione sulla revisione della governance economica. La proposta formale dovrebbe arrivare all’inizio del prossimo anno. Una riforma del Patto di stabilità, così come della legislazione del Six pack e Two pack, appare improbabile, data la decisione dell’Eurogruppo di procedere per consenso. Ma le regole si possono modificare informalmente, con nuove linee guida su come applicarle, com’era già accaduto nel 2015 sulla flessibilità della Commissione Juncker. Nessuno a Bruxelles pensa più che sia possibile ridurre di un ventesimo l’anno la quota di debito sopra il 60 per cento del pil, non solo per l’Italia ma per buona parte della zona euro. La doppia transizione climatica e digitale impone enormi investimenti pubblici. L’idea di una “Golden rule verde” sta facendo strada. Pur mantenendo una certa ambiguità, Scholz si sta solo adattando alla nuova realtà economica.