editoriali
Ue e America si preparano all'ipotesi che Putin chiuda i rubinetti. Tre scenari
Il gas naturale è usato come arma di ricatto dalla Russia nei confronti dell'occidente: l'Europa guarda al Qatar per trovare una fonte alternativa
Gli Stati Uniti e l’Unione europea stanno prendendo in seria considerazione l’ipotesi che Vladimir Putin chiuda il rubinetto del gas come rappresaglia nel contesto delle minacce russe a Kiev. Il presidente americano, Joe Biden, e la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, hanno pubblicato una dichiarazione congiunta sulla cooperazione sulla sicurezza energetica. Stati Uniti e Ue stanno lavorando insieme “per far fronte a uno choc di forniture di gas, incluse quelle che potrebbero risultare da un’ulteriore invasione russa dell’Ucraina”. L’Amministrazione Biden ha avviato contatti diplomatici con produttori di Gnl (gas naturale liquefatto) per verificare se possono rifornire l’Ue. Von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, hanno parlato con l’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani.
Obiettivo: “Accelerare la partnership Ue-Qatar, inclusa l’energia”. Sono tre gli scenari su cui sta lavorando l’Ue: interruzione parziale delle forniture di gas, interruzione grave e interruzione totale. Per il momento non c’è una crisi del gas, ma “la situazione è difficile per la situazione geopolitica e la crisi globale del mercato”, ha spiegato al Foglio un funzionario della Commissione. Putin ha già iniziato a ridurre le forniture, con Gazprom che onora i contratti di lungo periodo, ma ha smesso di rifornire lo “spot market” (gli acquisti immediati) europeo. L’Ue ha già aumentato le forniture di Gnl e gli Stati Uniti sono già il principale fornitore. Nella dichiarazione, Biden promette “forniture energetiche abbordabili”. Ma sono “prezzi di mercato”, spiega al Foglio un’altra fonte della Commissione e la capacità del Gnl non basterebbe a compensare le forniture russe.
La Commissione non vuole svelare quali sono i piani in caso di interruzione totale. Ma entreranno in gioco le riserve con fornitori aggiuntivi, i gasdotti interconnessi, il nucleare, le rinnovabili, forse anche le vecchie centrali a carbone. Inoltre sarebbe necessario “controllare la domanda”, ha detto un terzo funzionario.