Barack Obama e Matteo Renzi (foto LaPresse)

Obama? Chiederà a Renzi di spiegargli la "doppia elica" sino-russa

Gianni Castellaneta
La visita di Matteo Renzi a Barack Obama tra due settimane è destinata a suscitare reazioni forti su entrambe le sponde dell’Atlantico. La ragione principale è la peculiare fase storica che l’intero ordine globale sta attraversando, e la nuova posizione che potrebbero assumervi Cina, Russia, Medio Oriente ed Europa.

La visita di Matteo Renzi a Barack Obama tra due settimane è destinata a suscitare reazioni forti su entrambe le sponde dell’Atlantico. La ragione principale è la peculiare fase storica che l’intero ordine globale sta attraversando, e la nuova posizione che potrebbero assumervi Cina, Russia, Medio Oriente e lo stesso Vecchio Continente. Il Barack Obama che accoglierà Renzi è un presidente democratico a fine mandato, la cui politica estera si è fortemente caratterizzata per il tentativo di abbandonare il vecchio gioco di pesi e contrappesi mediorientale, e per il giro di vite impresso ai rapporti con la Russia e per la crescente apertura verso la Cina.

 

La prima partita non può dirsi né conclusa con successo né tantomena esaurita, dal momento che il Maghreb è una polveriera davanti a cui danzano troppi fiammiferi accesi. Senza parlare dei tentativi dell’attuale amministrazione americana di reintegrare l’Iran nella comunità degli “accettati”, soppiantando il vecchio asse con i sauditi, turbando Israele, risvegliando i numerosi satelliti delle potenze del Golfo e della Turchia e mettendo così in fibrillazione un enorme arco di instabilità che si estende da Gibilterra fino al Pakistan.

 

La seconda partita si sostanzia in un braccio di ferro con Mosca. Essa vede il tentativo americano, tramite il combinato disposto delle sanzioni economiche e della sofisticata strategia di guerra economica imperniata sul contenimento del prezzo del petrolio, di mettere in ginocchio l’economia russa. A questa strategia si aggiunge una ulteriore manovra per creare una fenditura tra Vladimir Putin e gli oligarchi che ne hanno a lungo sorretto l’autorità. Resta tuttavia da chiarire se, al di là della figura di Putin, la guerra geoeconomica alla Russia non sortirà altri effetti. Come lo slittamento  di Mosca verso l’Asia, con l’abbandono dell’imperativo strategico russo di evitare l’abbraccio mortale con Pechino e la rimozione dell’incubo plurisecolare della dominazione tartara. L’idea che Mosca e Pechino siano ormai partners e lavorino assieme a una architettura alternativa (la cosiddetta “doppia elica”) è comunemente accettata nei circoli atlantisti, e guardata con crescente timore per le insidie che pone al vecchio sistema risalente al secondo dopoguerra in cui sono integrati lo “hard power” militare con istituzioni finanziarie americo-centriche (FMI, Banca Mondiale).   

 

[**Video_box_2**]In entrambe le partite – riequilibrio di poteri islamici e creazione di una “doppia elica” sino-russa – l’Europa e l’Italia sono o coinvolte o corteggiate.  E’  radicata a Washington l’idea che dall’assetto anarcoide seguito alla fine della Guerra Fredda (“billiard balls”) sia in atto una nuova transizione verso un sistema a megablocchi. In questa transizione, l’Europa è incapace di rappresentare un megablocco a sé, e alcuni suoi attori primari, come la Germania, sembrano esitare quando costretti a scegliere tra Est e Ovest.

 

Nel suo primo anno di mandato, Renzi si è distinto per l’attivismo con cui ha visitato il Golfo e il Nord Africa, ma anche la Russia. Per Obama l’incontro con Renzi sarà dunque l’occasione per capire quanto l’Italia, bisettrice di placche geopolitiche e geoeconomiche, sia sensibile al richiamo dell’Est, e quali siano le mosse che Washington può approntare per cementare la comunità occidentale ed evitare l’asiatizzazione di Mosca.

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