I guai del Front putinien
Milano. “La rottura politica con Jean-Marie Le Pen è oramai totale e definitiva. Su impulso di Marine Le Pen, saranno prese rapidamente delle decisioni”. E’ cominciata così, con un tweet del vicepresidente del Front national Florian Philippot, la giornata che ha segnato, per il partito e per la relazione tra Jean-Marie Le Pen e la figlia Marine, il punto di non ritorno. L’intervista rilasciata dal fondatore del Fn al settimanale della destra maurrassiana Rivarol ha provocato danni irreparabili in casa Le Pen. Petain? “Non l’ho mai considerato un traditore. Siamo stati severi con lui durante la Liberazione”. La Francia attuale? “Siamo governati da immigrati e figli d’immigrati a tutti i livelli. Manuel Valls (il premier francese, ndr) è francese da trent’anni, io sono francese da mille anni”. La Russia? “Avviciniamoci a lei per salvare l’Europa boreale e il mondo bianco”. Ma l’attacco più duro e scomposto, a una settimana di distanza dalla frasaccia sull’Olocausto “dettaglio della storia”, è riservato alla strategia della “dediabolizzazione” lanciata da Marine e incarnata dal suo braccio destro Philippot, portabandiera dell’ala gollista invisa a Jean-Marie e discepolo dell’odiato Jean-Pierre Chevènement: “Credo che l’origine politica di alcuni dirigenti del Front conti di più del loro comportamento personale. Penso all’influenza nociva di un uomo che ritengo del tutto spregevole: Jean-Pierre Chevènement. Ha solo l’apparenza di un patriota, in fondo è un marxista. La sua influenza, se continua ad avere peso, è nociva”.
Questa volta Marine non si è limitata a redarguire a voce il padre per i suoi nuovi dérapage, e per la prima volta nella storia del partito frontista ha scritto in un comunicato il suo disaccordo totale, annunciando il veto alla candidatura di Jean-Marie alle prossime elezioni regionali: “Jean-Marie Le Pen sembra essere entrato in una spirale che sta tra la strategia della terra bruciata e il suicidio politico”, ha scritto la leader frontista, la figlia, precisando che ha già avvertito il padre che “si opporrà” alla sua candidatura come capolista nella regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra “durante il direttivo del prossimo 17 aprile”. Nel comunicato Marine sottolinea che “il ruolo di presidente onorario” non autorizza il padre “a prendere in ostaggio il Front national, per mezzo di provocazioni grossolane il cui obiettivo sembra essere quello di far del male a me, ma che in realtà infliggono un duro colpo a tutto il movimento, ai suoi funzionari, candidati, sostenitori, elettori”. Un comitato esecutivo per ragionare sui modi più consoni per proteggere al meglio gli interessi politici del Fn si riunirà entro poco tempo, ma il destino di Jean-Marie sembra segnato: Marine vuole farlo fuori politicamente, sbarazzarsene una volta per tutte, meglio se prima delle regionali, per preparare la cavalcata verso le presidenziali del 2017, dove conta di presentarsi con un partito più garbato e prosciugato dagli eccessi xenofobi e antisemiti della vecchia guardia frontista.
Il cerchio magico di Marine non aspetta altro dal gennaio 2011, dal congresso di Tours che l’ha catapultata ai vertici del partito. Gilbert Collard, deputato del Fn all’Assemblea nazionale, ha dichiarato che il partito “non ha più nulla a che fare con Jean-Marie Le Pen e tutto quello che dice”, commentando ironicamente che con l’intervista il patriarca della destra identitaria francese “entra ufficialmente nel museo delle cere”. Più duro il vicepresidente Louis Aliot: “L’intervista su questo straccio antisemita (Rivarol, ndr) è assolutamente scandalosa e i nostri disaccordi politici sono ormai inconciliabili”. “La crisi è senza precedenti” ha ammesso Marine. Ai microfoni di Rtl, il fondatore del Fn ha reagito alla presa di posizione della figlia e dei suoi fedelissimi dichiarando che “Madame Le Pen deve chiedersi se ciò che fa è utile alla causa che pretende di servire”. A casa Le Pen la guerra è solo all’inizio.